vale anche per la destra europea.....
saluti

trilogy
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flaviomob ha scritto: Ovvio che le crisi e le 'oscillazioni' fanno parte del sistema, se ne discute per cercare di prevenirle, per mitigarne gli effetti od eventualmente per uscirne. Se l'economia di un paese entra in crisi significa che rischiano perdite anche gravi gli investitori di tutto il mondo che hanno rischiato i propri capitali in quel paese, non è un evento così indolore.
trilogy ha scritto:All’estremo opposto abbiamo i liberisti o neoliberisti. Alla base di questa ideologia in crisi c’è l’ipotesi che gli individui si comportino in modo razionale, e se i mercati sono efficienti, il sistema economico produce il massimo benessere senza bisogno di interventi esterni e si riaggiusta da solo.
Il principio di simpatia non viene abbandonato da Adam Smith nella redazione della Ricchezza delle nazioni, al contrario questo soggiace allo scambio e al mercato: il panettiere produce pane non per farne dono (benevolenza), ma per venderlo (perseguimento del proprio interesse). Tuttavia, il panettiere - pur mosso dal proprio interesse di vendere il prodotto del suo lavoro per ottenere altri beni o lavoro altrui - produce quel pane che anticipa essere desiderato, apprezzato, dal cliente. In altri termini, il panettiere cerca l'apprezzamento del suo cliente, senza il quale egli non potrà vendere il proprio pane non soddisfacendo così i propri interessi.
Gli individui, mossi dal principio di simpatia vanno alla ricerca dell'apprezzamento degli altri, ed iniziano a lavorare, a costruire e ad accumulare, favorendo di conseguenza la produzione economica.
franz ha scritto:trilogy ha scritto:All’estremo opposto abbiamo i liberisti o neoliberisti. Alla base di questa ideologia in crisi c’è l’ipotesi che gli individui si comportino in modo razionale, e se i mercati sono efficienti, il sistema economico produce il massimo benessere senza bisogno di interventi esterni e si riaggiusta da solo.
Non è esattamente cosi'. Non ho mai letto questa idea di individuo dotato di comportamento razionale.
Franz
trilogy ha scritto:Se i comportamenti economici degli individui non sono razionali, cioè non mirano a massimizzare il loro profitto, in condizioni di libera concorrenza, l'intero impianto ideologico crolla.
franz ha scritto:trilogy ha scritto:Se i comportamenti economici degli individui non sono razionali, cioè non mirano a massimizzare il loro profitto, in condizioni di libera concorrenza, l'intero impianto ideologico crolla.
Non credo, visto che << l'intero impianto ideologico>> liberista classico non si basa solo sulla massimizzazione individuale del profitto ma, almeno a sentire adam smith anche sulla teoria dei <<sentimenti morali>>. Che poi qualcuno se la sia dimenticata, è un altro paio di maniche. Anche la teoria di darwin si basava su due elementi (variabilità e selezione) e se poi qualcuno ha sottolineato soprattutto la seconda, è un problema suo, non di darwin. Tantissimi post darvinisti agli inizi del 1900 hanno sparato solenni cazzate deformando e banalizzando il suo pensiero e solo recentemente è stata separata la pula dal grano comprendendo la vastità e la complessità della sua teoria. Intanto direi che se intendiamo criticare una teoria, dovremmo farlo sulla base della teoria stessa, non delle banalizzazioni che gli avversari (ma anche liberisti in erba) hanno fatto. Per il pensiero liberale classico, non c'è solo questa fantomatica mano invisibile ad operare. Ma solo di questo si parla per confutarla.
Franz
trilogy ha scritto:Scusa Franz, sarò cinico, ma personalmente di esempi concreti di questi sentimenti morali, ne vedo pochi nella storia economica concreta.
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Per me il problema centrale rimane l'idea, secondo cui, la ricerca egoistica del proprio interesse giova tendenzialmente all'interesse dell'intera società. Questo approccio falsa l'analisi sulle prospettive evolutive di un sistema economico. Nel caso degli eventi che hanno portato alla crisi dei mercati finanziari, i bankers (per dirlo alla Tremonti), hanno cercato correttamente di massimizzare i loro profitti e limitare i loro rischi. Ci sono riusciti, ma la somma di questi comportamenti individuali non ha prodotto un sistema che complessivamente massimizzava i profitti e minimizzava i rischi, ma l'esatto contrario. Di sentimenti morali in quell'ambiente è meglio non parlarne. Dobbiamo rimettere al centro dell'attenzione i comportamenti collettivi e gli aggregati se vogliamo migliorare la capacità di analisi e previsione.
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