Tutte le scuse son buone: i tanti dietrofront della Lega
di Federica Fantozzitutti gli articoli dell'autore
Tutte le scuse son buone. Soprattutto se servono a mantenere in vita il governo. Il mea culpa di Bossi sui romani suini, imposto da Berlusconi, serve a disinnescare la paventata sinergia Pd-IdV-Fli-Udc sulla mozione di sfiducia che avrebbe esiti letali. Ma non è certo una novità.
A giugno scorso, in piena epopea Mondiali di calcio, il Senatùr si era lasciato scappare: «La partita con la Slovacchia? Tanto gli Azzurri se la comprano». E siccome ogni Paese ha le sue divinità, era stato costretto alla retromarcia in 24 ore: «Chiedo scusa alla Nazionale. Era una battuta alla buvette di Montecitorio. È proprio vero il detto: scherza con i fanti e lascia stare i santi. Auguri, speriamo che vincano il campionato del mondo». Per come è andata, forse era meglio non imporre al leader della Lega contrizioni contro natura. In altri casi, a scusarlo sono gli amici.
Quando a Radio Padania - nel 2003, da ministro delle Riforme - disse che «Roma è marcia» e gli esponenti dei vecchi governi Dc, Psi e Pci erano «gente da tirar giù, portare in piazza e fucilare perché chi fa fallire un Paese lo si fucila», fu il premier Berlusconi a fronteggiare la rafica di richieste di dimissioni: «Bisogna capirlo, parla ai suoi elettori».
Quando, nel 2008, fa il gestaccio all'inno nazionale perché - ovvio - preferisce la Canzone del Piave, La Russa minimizza. «Di fatto si è scusato. Ha fatto un rispettoso passo indietro». Quale? «Ha spiegato che si rivolgeva così alla platea calda del Carroccio». Ah ecco. Peraltro sarebbe ingiusto ridurre la Lega al solo Bossi.
Inarrivabile Calderoli, a sua volta ministro delle Riforme, che si presenta al Tg1 con maglietta con vignette satiriche su Maometto. Seguono assalto al consolato italiano di Bengasi, tumulti in Iraq e Afghanistan, scontri con decine di vittime, minacce roboanti di Gheddafi, pubbliche scuse («Non era mia intenzione offendere la religione islamica»), infine dimissioni.
Folkloristico Matteo Salvini beccato in un video a Pontida a cantare: «Senti che puzza/ scappano anche i cani/ Sono arrivati i napoletani...». Prima spiega a modo suo: «Erano solo cori da stadio». A un evento politico però. Poi si vede costretto alle scuse («Una leggerezza. Chiedo scusa in ginocchio a chi si è offeso») e alle dimissioni da deputato. Resta comunque eurodeputato: «Indosserò la maglia del Napoli a Strasburgo». L'emiciclo ringrazia.
Quasi dimenticato il Gigi Moncalvo del 2002: direttore dela Padania pubblicò un articolo al vetriolo sui tifosi giallorossi, fu sommerso di e-mail di protesta, si scusò via editoriale: «Espressioni sgradevoli che non condivido. L'autore non scriverà più per noi».
Licenziato su due piedi anche l'ineffabile sottosegretario al Turismo Stefano Stefani che nel 2003 definì i vacanzieri tedeschi «biondi stereotipati dall'orgoglio iper-nazionalista che invadono rumorosamente le nostre spiagge». Peccato che l'allora cancelliere Schroeder fosse solito trascorrere vacanze italiane e non gradì. Dunque Berlusconi chiese e ottenne da Bossi la sua testa, Fini lo definì succintamente «un idiota», il reprobo scrisse tapino alla Bild: «Io amo la Germania».
http://www.unita.it/news/italia/104109/ ... della_lega30 settembre 2010