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Merito e Bisogno

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Merito e Bisogno

Messaggioda flaviomob il 30/09/2010, 22:15

Esatto: in gran parte la società italiana deprime il merito e non dà una risposta adeguata ai bisogni, rifacendosi ad un modello familistico. L'amico=il parente, si raccomanda, si avvantaggia a discapito dell'"estraneo", del 'furestu'; la famiglia risponde ai bisogni del singolo perché lo stato è assente o inadeguato o peggio, iniquo. Ora, forse per te l'effetto consiste in quello che per me è la causa, ma alla fine siamo arrivati alla stessa conclusione... Mistero della rete :lol:


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Re: Merito e Bisogno

Messaggioda franz il 30/09/2010, 23:43

flaviomob ha scritto:Esatto: in gran parte la società italiana deprime il merito e non dà una risposta adeguata ai bisogni, rifacendosi ad un modello familistico. L'amico=il parente, si raccomanda, si avvantaggia a discapito dell'"estraneo", del 'furestu'; la famiglia risponde ai bisogni del singolo perché lo stato è assente o inadeguato o peggio, iniquo. Ora, forse per te l'effetto consiste in quello che per me è la causa, ma alla fine siamo arrivati alla stessa conclusione... Mistero della rete :lol:

Esatto. La conclusione come analisi è la stessa, o molto simile.
Ora bisogna vedere se si è d'accordo sulla prognosi, sulla cura.
Possibilmente senza fare come quelli che litigano in sala operatorria mentre madre e nascituro rischiano di morire.
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Re: Merito e Bisogno

Messaggioda flaviomob il 02/10/2010, 1:14

La cura è molto difficile, se non parte da un mutamento culturale... e in questo momento il dato culturale è in continuo regresso, in una china discendente che dura almeno da vent'anni... L'individualismo ottuso impera.


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Re: Merito e Bisogno

Messaggioda bidellissimo il 02/10/2010, 17:35

franz ha scritto:
. A parte il minimo contrattuale, su cui prima o poi un approfondimento si impone, che vale solo per i dipendenti sotto contratto collettivo (l'indipendente non ha alcun minimo) ogni retribuzione che supera il minimo è attribuita su meriti individuali o anche di gruppo (per esempio se una certa squadra ha concluso positivamente il progetto). Non sul bisogno.

Franz

Nessuno può contestare affermazioni di questo tipo. Ma quando si criticava la "meritocrazia" si voleva mettere sotto accusa la sua desinenza, la "crazia", che equivale ad un un "ismo", ad una ideologia, ad un falso assoluto. La mia frase "incriminata" era "Se si deve dare un compenso o riconoscimento esclusivamente al merito non si tiene più alcun conto del “bisogno”, e questo è liberismo sfrenato". L'avverbio "esclusivamente" (che rivela il carattere totalizzante, antisociale, di ideologia, di liberismo sfrenato della meritocrazia) non è stato valutato in tutte le sue spaventose implicazioni possibili, e futuribili.
E' proprio il minimo contrattuale che una meritocrazia vera e propria (ben altra cosa dal semplice riconoscimento del merito!) farebbe saltare, per poter dare il massimo a chi più merita. Si ridurrebbero così in stato di miseria e di sfruttamento masse di lavoratori, quelli meno dotati da madre natura, che è naturalmente matrigna.
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Re: Merito e Bisogno

Messaggioda ranvit il 02/10/2010, 17:51

"masse di lavoratori".....visione ottocentesca della società in cui non crede piu' neanche l'interessato : "il lavoratore". Tant'è che questi votano in gran parte per il centrodestra....che non usa questa vetusta ed obsoleta terminologia.
Va anche detto che il piu' delle volte nella famiglia tipica italiana "il lavoratore" non è neanche piu' presente. E quando lo è divide pensieri e preoccupazioni con chi "lavoratore" non è.

Ma mi rendo conto che per un "sinistro" vecchia maniera non c'è alcuna possibilità di schiodarsi da questi concetti....

Vittorio


Ps Natura "matrigna"......mmm. Da psicoterapia.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Merito e Bisogno

Messaggioda bidellissimo il 02/10/2010, 18:13

ranvit ha scritto:"masse di lavoratori".....visione ottocentesca della società in cui non crede piu' neanche l'interessato : "il lavoratore". Tant'è che questi votano in gran parte per il centrodestra....che non usa questa vetusta ed obsoleta terminologia.
Va anche detto che il piu' delle volte nella famiglia tipica italiana "il lavoratore" non è neanche piu' presente. E quando lo è divide pensieri e preoccupazioni con chi "lavoratore" non è.

Ma mi rendo conto che per un "sinistro" vecchia maniera non c'è alcuna possibilità di schiodarsi da questi concetti....

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Ps Natura "matrigna"......mmm. Da psicoterapia.

Quella definizione della natura, che è matrigna per certuni, non l'ho inventata io. In psicoterapia vacci tu, ti suggerisco i "gruppi di incontro " per imparare a rispettare gli altri, pur nella loro diversità.
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Re: Merito e Bisogno

Messaggioda ranvit il 02/10/2010, 18:56

Mi spiace se ti sei offeso, in psicoterapia ci doveva andare Leopardi.....mica tu!

Per quanto riguarda me....di solito rispetto gli altri.
In psicoterapia ci sono stato tanti anni fa, per poco tempo.....scoprii che il mio terapeuta aveva piu' problemi di me.


Resta comunque il fatto che sarebbe ora di superare il concetto di "masse lavoratrici"...


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Re: Merito e Bisogno

Messaggioda pierodm il 02/10/2010, 23:39

In psicoterapia ci sono stato tanti anni fa, per poco tempo.....scoprii che il mio terapeuta aveva piu' problemi di me

Sì, va be', però il terapeuta lo pagavi: perché adesso vuoi usare noi del forum per lo stesso scopo, ma gratis?
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Messaggioda moderatore il 03/10/2010, 9:18

pierodm ha scritto:In psicoterapia ci sono stato tanti anni fa, per poco tempo.....scoprii che il mio terapeuta aveva piu' problemi di me

Sì, va be', però il terapeuta lo pagavi: perché adesso vuoi usare noi del forum per lo stesso scopo, ma gratis?

Simili considerazioni private non sono di alcun interesse politico e se proprio volete scambiarvele potete usare la posta privata.
Grazie in anticipo se vorrai evitare un ulteriore richiamo della moderazione.
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Re: Merito e Bisogno

Messaggioda franz il 03/10/2010, 10:40

bidellissimo ha scritto:Nessuno può contestare affermazioni di questo tipo. Ma quando si criticava la "meritocrazia" si voleva mettere sotto accusa la sua desinenza, la "crazia", che equivale ad un un "ismo", ad una ideologia, ad un falso assoluto. La mia frase "incriminata" era "Se si deve dare un compenso o riconoscimento esclusivamente al merito non si tiene più alcun conto del “bisogno”, e questo è liberismo sfrenato". L'avverbio "esclusivamente" (che rivela il carattere totalizzante, antisociale, di ideologia, di liberismo sfrenato della meritocrazia) non è stato valutato in tutte le sue spaventose implicazioni possibili, e futuribili.
E' proprio il minimo contrattuale che una meritocrazia vera e propria (ben altra cosa dal semplice riconoscimento del merito!) farebbe saltare, per poter dare il massimo a chi più merita. Si ridurrebbero così in stato di miseria e di sfruttamento masse di lavoratori, quelli meno dotati da madre natura, che è naturalmente matrigna.

Procedendo con ordine, abbiamo visto che di crazie ne esistono sempre, nel lavoro e nella società.
E non sono tutte equivalenti. Quella sul merito appare la migliore. Mi pare che questo argomento (in linea teorica generale, senza considerare il caso italiano, che meritocratio non è) sia stato sostanzialmente ignorato.

A me non pare che la cosiddetta meritocrazia preveda oggi o domani di eliminare il minimo salariale nei rapporti di lavoro soggetti a contratto, comunque tralasciando le considerazioni sullo sfruttamento delle masse dei lavoratori (questa si' affermazione oggi contestabilissima ma cosi' già condannata dalla storia che è inutile perderci tempo) si potrebbe vedere quali conseguenze ha il fatto che esista un minimo salariale.

Immaginiamo che la "dotazione" di madre natura (talento) sia graduale, da 0 a 100. Per ora tralasciamo l'impegno.
Troveremo ovviamente la classica distribuzione gaussiana, con pochissimi casi agli estremi (0 e 100) e la maggiore frequenza verso la zona centrale. La realtà pero' è piu' complessa, perché i talenti (le dotazioni) sono tanti.
Ci sono mille lavori ed ognuno richiede particolari capacità e anche talenti, soprattutto nel campo artistico ed artigianale. Il talento di Luca (solito nome a caso) nel disegno e nella musica è prossimo allo zero ma quello manuale è sufficente (diciamo 40, per fissare un livello). In altri campi (analisi matematica) invece Luca è prossimo a 80. Il problema nostro è quindi quello di far si' che il talento di ognuno sia impiegato nel lavoro per cui dà i migliori risultati (per noi e quindi anche per tutti). Io dubito che ci siano persone che sono a livello zero per tutti i tipi di talenti utili oggi ma se una simile persona esistesse, non lavorerebbe. Sarebbe a carico della società, non di un datore di lavoro. Non è un problema, visto che la % di persone attive in Italia è del 57%. Esiste quindi un 43% che non lavora, pur essendo in età lavorativa. Parliamo di milioni di persone. Eppure anche loro forse avrebbero bisogno. Un ostacolo è quello dell'asticella del minimo.

Se il mondo del lavoro impone un minimo che è maggiore di zero, (mettiamo 30) le persone che non potranno lavorare aumenteranno. Un datore di lavoro non assume pagando 30 una persona che al massimo (talento +impegno) puo' rendere 15. Non è un problema di sfruttamento. Non la assume e basta. Lo sfruttamento capita se una persona vale 80 e viene pagata 50. Questa persona pero' se si stente sfruttata puo' benissimo andare a lavorare da un'altra ditta, che magari lo paga 75 oppure rimanere li' e rendere esattamente per quello che viene pagata. Il concetto è che l'esistenza di un minimo salariale non si trasforma assolutamente in un elemento salariale di "bisogno". Se uno non merita, per conoscenze e capacità, nemmeno il minimo, non verrà nemmeno assunto. Se viene assunto significa che quello è anche il suo merito minimo. E se merita piu' del minimo mi pare giusto che lo paghi di conseguenza.

Perché delle due l'una.
O si tuona contro lo sfruttamento, e si afferma che ognuno deve essere pagato e premiato sulla base del merito reale (talento + impegno) così non viene sfruttato;
Oppure si tuona contro salari basati sul merito e contro la mertitocrazia, si chiedono salari tutti livellati (scalettati) ed uguali (con un minimo) e quindi si permette anche al datore di lavoro di "sfruttare" chi merita di piu' pagandolo uguale a chi merita di meno; inoltre facendo cio' si permette in pratica al datore di lavoro di lasciare a casa, nella miseria, chi non ha le caratteristiche e le capacità di arrivare al "minimo".

Le due cose, chieste contemporaneamente, mi sembrano profondamente contraddittorie.

La miseria quindi non viene dal merito ma caso mai dal fatto che qualcuno abbia imposto un minimo.
Imporre un minimo di fatto riduce il volume dei lavoratori e questi, in un ottica di mercato, essendo di meno, possono chiedere di piu'. Questa è la realtà. I datori di lavoro accettano questa logica, perché il mondo lavorativo di oggi necessita di sempre meno personale ma sempre piu' preparato professionalmente. Nell'ambito di una valutazione puramente meritocratica quindi non è assolutamente un problema avere un'asticella del minimo, soprattutto se l'azienda è ad alto valore aggiunto. Il minimo qui è ininfluente. Per quelle a basso valore aggiunto ed alta intensità di manodopera invece se l'asticella del minimo è inadeguata si lasciano a casa troppe persone e l'azienda finisce per trasferirsi in altri paesi, dove l'asticella non esiste o dove è piu' bassa. In entrambi i casi nella lavorazioni a basso valore aggiunto il l'asticella del minmo produce miseria.

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