Ammesso che di quelle opere ci sia veramente bisogno, ecco che l'Italia delle clientele, della corruzione e concussione, dei furbetti del quartierino, della burocrazia, dei nepotismi, delle inefficenze ed incapacità ... in parole povere l'Amministrazione non basata sul merito, ci porta a queste situazioni.
Franz
IL DOSSIER
L'Italia incompiuta
di viadotti e ferrovie
Matera senza treni, sulla A3 lavori in corso da 13 anni. E per l'idrovia Milano-Cremona l'attesa dura dal 1911.Più l'infrastruttura viene definita "strategica" e più la sua realizzazione subisce ritardi
di FABIO TONACCI
ROMA - Sembra che per costruire la piramide egiziana di Cheope, intorno al 2570 a. C., ci siano voluti una ventina d'anni e la forza delle braccia di 100 mila schiavi. Ma alla fine il risultato si è visto. Quasi 4500 anni dopo, in Italia, venti anni di lavoro non bastano per completare opere davvero molto meno ambiziose. Come la ferrovia tra Ferrandina e Matera, una tratta di appena 29 chilometri. I lavori sono cominciati nel 1986 e non sono ancora finiti. Per ora, un binario morto. E Matera resta l'unico capoluogo in Italia non collegato alla rete ferroviaria nazionale, nonostante uno spot di Trenitalia di qualche anno fa invitasse i passeggeri a raggiungere la città dei Sassi a bordo di confortevoli vagoni.
L'"incompiuto" italiano pare essere il vero stile delle infrastrutture in costruzione nel nostro Paese. Nord o Sud non fa differenza. I cantieri-lumaca sono ovunque. Si portano dietro lo spreco di miliardi di euro di finanziamenti pubblici e lo scoraggiamento dei cittadini. Gli esempi ci raccontano un paradosso: più una strada, un'arteria, una nuova via di trasporto viene definita "strategica", "risolutiva", "necessaria", addirittura "geniale" e più - come dimostra la vicenda della Fano-Grosseto - i lavori procedono con la velocità di una moviola. L'idrovia Padova-Venezia, un'autostrada d'acqua pensata per il trasporto delle merci nei container, secondo il progetto del 1964 avrebbe dovuto assorbire il traffico di 40 mila autotreni. Non solo: aveva anche la funzione di scolmatore delle piene del Brenta, riducendo il rischio di alluvioni nel territorio. Quarantasei anni e 75 milioni di euro dopo, ci ritroviamo con un fiume artificiale di 17 chilometri spezzato in due tronconi (mancano ancora 10 km), con una chiusa mobile in cemento armato a destra del Brenta (in località Vignovo) lasciata a marcire. E con nove ponti stradali e un ponte ferroviario che non hanno niente da scavalcare, svettano su campi coltivati perché sotto, dell'autostrada d'acqua, non c'è traccia. Con le idrovie evidentemente non abbiamo fortuna se quella progettata già nel 1911 tra Milano e Cremona (65 km) e presentata come l'idea del secolo, oggi si ferma mestamente a Pizzighettone dopo appena 13 chilometri. Troncata, come altre opere "strategiche", da finanziamenti che si interrompono a metà dei lavori o da amministrazioni incompetenti che si perdono nelle varianti o rivedono all'infinito i progetti.
A volte queste grandi incompiute almeno un merito ce l'hanno: quello di arricchire la lingua italiana con nuovi modi di dire. Sulle colline delle Serre, in Calabria, per indicare qualcosa che non arriverà mai si dice: "È come la Trasversale". Il riferimento è a alla strada statale 182, la Trasversale delle Serre. Parte da Soverato, sulla costa Ionica, e dopo 56 km incontra quella Tirrenica. Progettata nel 1966, è un cantiere aperto dal 1982. Rientra nelle grandi opere dell'Anas, ma a oggi solo sette chilometri sono transitabili. Il costo complessivo è di mezzo miliardo di euro, soldi che fanno gola alla criminalità organizzata, per la quale un cantiere aperto vale molto di più di una strada completata. A settembre del 2009 un attentato incendiario ha messo a rischio la vita di 150 operai. Un anno prima, il 26 marzo 2008, Giuseppe Longo, l'amministratore delegato di un'impresa che lavorava alla Trasversale, è stato assassinato. L'"incompiuto" italiano sconta anche queste infiltrazioni.
Il corpo del reato più lungo d'Italia però è la Salerno-Reggio Calabria: 443 chilometri di autostrada che hanno bisogno disperatamente di una terza corsia. I lavori, gestiti anche questi dall'Anas, durano da più di tredici anni e sono in mano alla 'ndrangheta. I cantieri aprono e chiudono di continuo. Intanto gli automobilisti aspettano in coda. Nel superefficiente nord-est non va meglio: ci sono voluti 38 anni per ultimare la A28, la direttrice Portogruaro-Pordenone-Conegliano, anello di congiunzione con il Passante di Mestre. La strada doveva essere aperta a luglio, ora si parla di questo autunno. I più disincantanti, dopo quarant'anni di attesa, quasi non ci credevano più ma i finanziamenti per gli ultimi lotti sono arrivati. Le vie del Signore sono infinite. E non solo quelle, purtroppo.
(26 settembre 2010) http://www.repubblica.it