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L'Italia non è meritocratica

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: L'Italia non è meritocratica

Messaggioda pierodm il 21/09/2010, 17:29

Franz, ma quando la smetterai di voler avere sempre l'ultima parola, anche a costo di dover fare il gioco delle tre carte?
Nel mio post, se proprio vogliamo prendere sul serio la cazzatina da te citata, quello del "sì, ma" potresti forse essere tu - ma in realtà non c'è alcun "sì, ma".

Potrei essere un pessimo informatico (anche con il massimo impegno) ma un ottimo contadino, senza nemmeno impegnarmi piu' di tanto. Dove è meglio che dia il mio contributo alla collettività? Chi dovesse verifcare il merito, dove mi piazzerebbe (indipendentemente dalla mie aspettative)?

Piazzerebbe chi? Qual'è il soggetto, il deus ex machina che dispone le pedine? Il Fato, il Padreterno? il Capufficio lup. mann.?
Chi decide in genere è il denaro, o forse quello che tu chiameresti il "mercato": a fare il contadino, anche ottimamente, non si guadagna un piffero, a fare l'informatico, anche mediocremente, si rimedia molto di più, per non parlare di quanto si rimedia a fare molte stronzate che non hanno bisogno di alcun merito speciale, se non la sfacciataggine di farle - o magari lo stomaco.
A dirla proprio tutta, ci sono lavori che per farli - intendo anche solo per andare a farli, in senso materiale - richiedono di alzarsi alle cinque di mattina e di fare due o tre o quattro ore di viaggio andata e ritorno da pendolari, e di svolgere il proprio compito in capannoni gelidi o torridi: riuscire a fare questa vita senza impazzire è già di per sé un merito.

Per bidellissimo, un consiglio amichevole: lascia perdere.
hai detto d'aver dato uno sguardo al forum prima d'iscriverti. Dunque sapevi già chi era chi, e cosa potevi aspettarti.
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Re: L'Italia non è meritocratica

Messaggioda flaviomob il 21/09/2010, 17:37

Franz
"Si... Ma però" (5)
Questo "gioco" è intrapreso dagli individui nella posizione esistenziale "Tu non sei ok". Essi chiedono un parere ma poi lo distruggono.
Mentre in superficie appare una transazione da Adulto ad Adulto (esempio: "Mi sento agitata, puoi darmi un consiglio?"), sotto sotto vi è un'altra transazione che parte dal Bambino del richiedente ed è diretta all'Adulto dell'interlocutore con lo scopo di distruggerlo, ovvero: "Ho un problema... Prova se sei capace di darmi una risposta!".


Il problema può essere ribaltato: se l'interlocutore vive qualsiasi critica o contestazione alle proprie convinzioni personali come un tentativo di distruzione e disintegrazione del proprio io, potrebbe soffrire di un profondo complesso di persecuzione o, perlomeno, vivere un senso di inadeguatezza (ovviamente è un caso puramente teorico, che non si applica ai presenti) :)
Chi è in grado di stabilire qual è il punto di vista "oggettivo"? Forse, nessuna delle parti in causa, ma punti di vista "esterni" e meno coinvolti direttamente... :)


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: L'Italia non è meritocratica

Messaggioda franz il 21/09/2010, 17:49

pierodm ha scritto:Chi dovesse verifcare il merito, dove mi piazzerebbe (indipendentemente dalla mie aspettative)?

Piazzerebbe chi? Qual'è il soggetto, il deus ex machina che dispone le pedine? Il Fato, il Padreterno? il Capufficio lup. mann.?

Non dovrebbe essere difficile capire che "Chi dovesse verifcare il merito" (nota: non si sa chi, e per questo si usa una forma temporale come "dovesse") è il soggetto di questo successivo "piazzare" (altrettanto ipotetico). Qualcuno potrebbe esserci, qualcuno quindi potrebbe essere nella condizione di valutare il mio merito, nella condizione ipotizzata. Insomma non è difficile. Va bene che siamo abituati al piatto linguaggio pubblicitario e dei politici, che hanno abrogato gerundi, congiuntivi, condizionali ... ma speravo che tra noi almeno ci si capisse usando un linguaggio piu' evoluto di <Io Robinson, tu Venerdì>.

Che a fare il contadino non si guadagni un piffero non è vero (basta vedere il reddito medio di un contadino del centro europa, sussidi compresi) altrimenti nessuno lo farebbe e non avremmo nulla da mangiare.

Franz
Ultima modifica di franz il 21/09/2010, 18:10, modificato 1 volta in totale.
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Re: L'Italia non è meritocratica

Messaggioda franz il 21/09/2010, 18:09

flaviomob ha scritto:Il problema può essere ribaltato: se l'interlocutore vive qualsiasi critica o contestazione alle proprie convinzioni personali come un tentativo di distruzione e disintegrazione del proprio io, potrebbe soffrire di un profondo complesso di persecuzione o, perlomeno, vivere un senso di inadeguatezza (ovviamente è un caso puramente teorico, che non si applica ai presenti) :)
Chi è in grado di stabilire qual è il punto di vista "oggettivo"? Forse, nessuna delle parti in causa, ma punti di vista "esterni" e meno coinvolti direttamente... :)

Verissimo. Tutto è possibile! O quasi.
Oggettivamente forse solo un analista (un professionista) potrebbe dire qualche cosa di serio e 4 analisti forse direbbero 4 cose diverse. Non mi interessa emettere un parere oggettivo su temi mentali e comunicativi ma cercare di capire ed in questo senso ho delle opinioni e le esprimo. Questa storia del "si, ma" non è la prima volta che la incontro discutendo in rete. E non è una patologia, solo un banale gioco di ruolo che si impara da piccoli. Nulla di grave, se non peggiora.

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Re: L'Italia non è meritocratica

Messaggioda franz il 21/09/2010, 20:22

bidellissimo ha scritto:Quanto alla domanda:
"e con quale altro metodo si dovrebbero premiare le capacità dei singoli?", la mia risposta è semplice: NON SI DOVREBBERO PREMIARE.

Risposta semplice ma intanto il mondo premia i migliori, forse perché in 10'000 anni di storia ci hanno insegnato che premiare i peggiori da risultati pessimi :( e non premiare chi ha fatto bene è controproducente per tutti :o .
Il problema del "premio" non è comunque solo del vantaggio nello stipendio o dell'avanzamento di qualifica.
Una società complessa e in crescita (sviluppo) necessita di continue ottimizzazioni e queste si fanno "premiando" (valutando bene e meglio) le azioni e i comportamenti che portano un vantaggio ai singoli ed alla collettività e cercando di punire e scartare i comportamenti che portano danno ai singoli ed alla collettività. Siamo quello che siamo perché da millenni cerchiamo di migliorarci (altrimenti saremmo ancora nelle caverne) e l'unico modo di migliorare è individuare singolarmente le cose portano un vantaggio e premiare le persone che fanno meglio le cose. Ed anche fare in modo che le persone migliori facciano le cose per cui sono indubbiamente brave e capaci. Non credo che tu possa farti operare al cuore da un idraulico e magari se un nostro caro dovesse essere operato (madre o figlio) credo che tutti noi auspichino che il chirurgo che se ne occupa sia il migliore, non il peggiore o che comunque ci sia stata una selezione che abbia scartato i macellai e tenuto solo i piu' bravi. Quindi che sia premio o selezione, le capacità vanno esaminate e si devono scegliere (e premiare) le migliori.

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Re: L'Italia non è meritocratica

Messaggioda bidellissimo il 21/09/2010, 20:33

pierodm ha scritto:A questo punto della discussione mi sembra evidente che ci siano due punti di vista - che non riguardano soltanto questo argomento, ma il modo stesso di affrontare molti temi socio-politici.

Da una parte il metodo-Franz, che prende in esame un fenomeno in via astratta e ideologica: la meritocrazia adesso, il liberalismo ieri, etc.
Franz ne analizza e ne illustra con dovizia di esempi e immagini i presupposti teorici, o quelli "idealizzati", sforzandosi di convincere questa platea della bontà di quei valori e dell'utilità di quei fenomeni, che per altro nessuno contesta su quel piano teorico e idealizzato - o almeno, nessuno contesta al punto, nihilistico, da giustificare un tale spiegamento di forze da parte del "razionalismo" franziforme.

Dall'altra i ragionamenti di chi - dando per scontata la conoscenza dei lati positivi di un certo fenomeno o valore - ne esamina alcune patologie, un eventuale livello di degrado, una distorsione che ne viene fatta da parte di forze sociali o da parte di meccanismi politici o economici, etc.

Due impostazioni che potrebbero anche incontrarsi, utilmente, in alcune occasioni: ma questo non avviene praticamente mai.
Da un lato Franz minimizza, spesso fino al ridicolo, le critiche e le obiezioni che incrinerebbero la perfezione adamantina delle sua rappresentazioni idealizzate di un certo fenomeno.
Dall'altra i critici si irritano - prima o poi si irritano, anche quando cominciano con la più pacifica buona volontà - nel vedere che viene ostinatamente elusa la ragione stessa per cui hanno sollevato un argomento o una critica: difficile infatti che, oggi, 2010, si vada a parlare dei fondamenti teorici del liberalismo o si discuta della definizione di "merito" in astratto, o almeno è difficile pensare che lo facciano persone minimamente dotate di uno straccio di cultura e di buon senso.
Chiaramente l'unica ragione che spinge a riflettere su molti fenomeni o valori è la presenza di patologie e distorsioni: lo stesso motivo per cui si parla dei mali, dei limiti, delle nefandezze della "prima repubblica", o magari dello statalismo, del centralismo, della corruzione, della cattica amministrazione, etc, senza voler per questo risalire ad una trattazione sul concetto di res pubblica, o ad una contestazione radicale della necessità di una P.A..

E’ bellissimo questo intervento di moderazione di pierodm, e coglie nel segno. Sono stato tentato di confermarlo e basta, ma in questo modo avrei dovuto rinunciare ad una parte del mio pensiero. Come scrive piedorm, ciò che unisce me, lui ed altri interlocutori è la critica ad una cattiva messa in pratica della meritocrazia, ad una sua traduzione in criteri operativi e metodi tali da rendere il rimedio peggiore del male. E questo era il senso prevalente del mio interloquire: evidenziare come nel pubblico impiego si sia aggiunto bubbone a bubbone, e non si sia minimamente intaccato il primo dei due tumori, ovvero clientelismo ecc…, per il quale l’introduzione di criteri meritocratici avrebbe dovuto essere una alternativa ed una cura.
Ma il mio dire (o farneticare) non si esaurisce qui. Io oso coltivare anche una debole, remota speranza di mettere in dubbio, ed eventualmente in discussione, la meritocrazia come valore.
E’ un inno alla meritocrazia come valore il lungo post di Franz, che fa apparire l’opzione meritocratica inevitabile per chi non voglia contraddire il buon senso.
Ma Franz fa una “furbata” delle sue. Per dirimere la controversia e dimostrare la propria tesi chiama ad arbitrare lo scontro nientemeno che “Wikipedia” !!!!!! Non è corretto, non è nemmeno decente. E’ come se io volessi sostenere una tesi storica basandomi sui manuali di Indro Montanelli. Per le definizioni di certi termini di lingua italiana io consiglierei di ricorrere a vocabolari ed enciclopedie tradizionali, cartacei, come lo “Zingarelli”. Ma se vogliamo rimanere “on line”, con il vantaggio quindi del controllo immediato, invito chi legge a dare un’occhiata al dizionario di Virgilio (De Agostini), dove la meritocrazia è definita. “sistema di distribuzione di riconoscimenti e compensi basato esclusivamente sui meriti individuali” (http://www.sapere.it/sapere/dizionari/d ... ritocrazia)
Faccio mia questa definizione. Ora, tutti colgono a prima vista come l’avverbio “esclusivamente” sia indigeribile per noi che condividiamo, sia pure a grandi linee, una certa piattaforma politica, ed una certa mentalità collettiva, ossia i valori dell” “Ulivo”. Se si deve dare un compenso o riconoscimento esclusivamente al merito non si tiene più alcun conto del “bisogno”, e questo è liberismo sfrenato.
Tutti coloro che seguono questo dibattito sono inoltre abbastanza intelligenti e smaliziati da capire a prima vista come, prendendo a fondamento la definizione appena citata, io potrei costruire un castello di argomentazioni altrettanto ricco ed articolato, ed altrettanto convincente quanto quello di Franz. Vi risparmio quindi il castello “antimeritocratico”. La chiusa di Franz è degna dell’autore: “Il fatto che passare da un'organizzazione clientelare, lobbistica, nepotistica ad una meritocratIca comporti disagio e stress per qualcuno (verosimile e vero) non è un alibi per gridare contro la meritocrazia definendola "bubbone".”. Chi ha parlato mai di disagio e di stress? E chi è il “qualcuno” che ne soffrirebbe? A scanso di equivoci, il sottoscritto è considerato da tutti, nel suo luogo di lavoro, un lavoratore eccellente ed è pronosticato dalla maggior parte dei colleghi come uno dei primi assegnatari del “premio-brunetta” se mai questo “gettone” vedrà la luce. Al sottoscritto fu assegnato un premio-pilota di produzione, istituito in forma sperimentale per i dipendenti statali, ed egli lo rifiutò, pur essendo povero. Perché la meritocrazia gli faceva schifo.
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Re: L'Italia non è meritocratica

Messaggioda franz il 21/09/2010, 21:04

bidellissimo ha scritto: Se si deve dare un compenso o riconoscimento esclusivamente al merito non si tiene più alcun conto del “bisogno”, e questo è liberismo sfrenato.
...
Chi ha parlato mai di disagio e di stress? E chi è il “qualcuno” che ne soffrirebbe?

Marx ha posto, nella società comunista (quindi come obbiettivo finale ed ultimo) il famoso detto “Ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni” L'ulivo pero' non è marxista e nemmeno comunista.
E non è affato vero che chi non segue obiettivi comunisti sia automaticamente un liberista sfrenato.
Iniziamo quindi dalla prima parte: “Ognuno secondo le sue capacità”.
In effetti il mio bisogno (da anni) sarebbe un Ferrari e non capisco perché qualcuno possa averla ed io no. :(

Sull'ultima domanda, tu hai parlato di chi odia, di qualcuno che soffre per le ingiustizie. Ne hai parlato tu, mica io.
Il fatto che tu poi ti premuri di fornirci una excusatio non petita ("A scanso di equivoci, il sottoscritto è considerato da tutti, nel suo luogo di lavoro, un lavoratore eccellente ed è pronosticato dalla maggior parte dei colleghi come uno dei primi assegnatari del “premio-brunetta” se mai questo “gettone” vedrà la luce. Al sottoscritto fu assegnato un premio-pilota di produzione... ") mi fa pensare che forse hai un po' di quella che amicalmente si chiama "coda di paglia" e pensi che si sta parlando di te quando si sta parlando di altri. Take it easy.

In ogni caso mi piace anche la definizione “sistema di distribuzione di riconoscimenti e compensi basato esclusivamente sui meriti individuali”. Non vedo motivi per basarla su altro (i demeriti?) e sul bisogno. Il bisogno è eventualmente assistenza (quindi fuori dall'ambito del lavoro) ed è comunque difficilmente oggettivabile da un datore di lavoro.

Il merito individuale è anche un merito relativo alla capacità di lavorare in gruppo. Per esempio leggevo che dietro l'ultima vittoria della Ferrari (una competizione molto selettiva) c'è il lavoro di 800 persone. Un lavoro di squadra. E chi non è capace di lavorare in team o si impegna ad imparare (e gli si puo' dare tutto il supporto per che ci riesca) oppure viene messo fuori. Indipendnetemente dai suoi bisogni.

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Re: L'Italia non è meritocratica

Messaggioda ranvit il 21/09/2010, 21:17

Ora, tutti colgono a prima vista come l’avverbio “esclusivamente” sia indigeribile per noi che condividiamo, sia pure a grandi linee, una certa piattaforma politica, ed una certa mentalità collettiva, ossia i valori dell” “Ulivo”. Se si deve dare un compenso o riconoscimento esclusivamente al merito non si tiene più alcun conto del “bisogno”, e questo è liberismo sfrenato.

Tutti? Tutti chi???
Ma quando mai??? L'ulivo non c'entra niente con queste affermazioni! Piuttosto chi sostiene queste idee non c'entra niente con l'Ulivo!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: L'Italia non è meritocratica

Messaggioda trilogy il 21/09/2010, 21:32

bidellissimo ha scritto:
. Per le definizioni di certi termini di lingua italiana io consiglierei di ricorrere a vocabolari ed enciclopedie tradizionali, cartacei, come lo “Zingarelli”. Ma se vogliamo rimanere “on line”, con il vantaggio quindi del controllo immediato, invito chi legge a dare un’occhiata al dizionario di Virgilio (De Agostini), dove la meritocrazia è definita. “sistema di distribuzione di riconoscimenti e compensi basato esclusivamente sui meriti individuali”
(http://www.sapere.it/sapere/dizionari/d ... ritocrazia)
Faccio mia questa definizione. Ora, tutti colgono a prima vista come l’avverbio “esclusivamente” sia indigeribile per noi che condividiamo, sia pure a grandi linee, una certa piattaforma politica, ed una certa mentalità collettiva, ossia i valori dell” “Ulivo”. Se si deve dare un compenso o riconoscimento esclusivamente al merito non si tiene più alcun conto del “bisogno”, e questo è liberismo sfrenato.


leggi, regole e definizioni sono scritte dagli uomini e si possono sempre cambiare sulla base dell'esperienza.
Le situazioni poi sono tante e differenti e ci possono essere situazioni dove ha senso parlare di merito individuale o collettivo.
Quando i giapponesi introdussero nella produzione delle auto la qualità totale (TQM) venivano premiate squadre di lavoratori, non singoli individui, la loro cultura è collaborativa e la produzione era ad isole, non era logico premiare un singolo. In una squadra di calcio ha senso premiare l'attaccante che fa due gol mentre la difesa ne incassa cinque? Si premia il risultato di squadra.
In altre situazioni puoi avere meriti individuali che vanno riconosciuti. Hai insegnanti che sono appassionati del loro lavoro si impegnano e ottengono risultati straordinari con i ragazzi, altri che non fanno una mazza, perchè li devo mettere sullo stesso piano? Ci sono politici presenti a tutte le attività in aula e in commissione, altri che in Parlamento non mettono mai piede, devo pagarli allo stesso modo? Dove c'è possibilità di scelta la "meritocrazia" la impone il cliente, non vado al ristorante dove mi trattano male, se ho un problema di salute importante m'informo su chi è il medico migliore ecc.

come coniugare merito - bisogno - uguaglianza? Un argomento importante per noi. Se la memoria non m'inganna ne discussero animatamente in Cina nel 1956 durante la campagna dei cento fiori (che cento fiori fioriscano, che cento scuole gareggino) purtroppo la discussione finì male... può essere l'occasione per riprendere la riflessione.

ciao
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Re: L'Italia non è meritocratica

Messaggioda franz il 21/09/2010, 21:57

ranvit ha scritto:Ora, tutti colgono a prima vista come l’avverbio “esclusivamente” sia indigeribile per noi che condividiamo, sia pure a grandi linee, una certa piattaforma politica, ed una certa mentalità collettiva, ossia i valori dell” “Ulivo”. Se si deve dare un compenso o riconoscimento esclusivamente al merito non si tiene più alcun conto del “bisogno”, e questo è liberismo sfrenato.

Tutti? Tutti chi???
Ma quando mai??? L'ulivo non c'entra niente con queste affermazioni! Piuttosto chi sostiene queste idee non c'entra niente con l'Ulivo!

Beh, anche se molti lo cogliessero "a prima vista" ritengo che ragionandoci un attimo (seconda vista) diventerebbero pochi. Se poi l'ulivo non avesse a cuore il merito dubito avrebbe organizzato per ben due volte le primarie (pur con tutta la loro imperfezione) e dubito soprattutto che 4 milioni di cittadini avrebbero fatto la fila di ore per votare.

Nel programma dell'Unione del 2006 trovo:
realizzare un adeguato sistema di incentivi per gli incrementi di produttività e il miglioramento della qualità dei servizi, che funga da parametro per misurare successi ed insuccessi, premiare il merito e sanzionare l’incompetenza, l’incapacità e il disimpegno;
....
Il merito è una qualità fortunatamente diffusa, ma non abbastanza premiata dal funzionamento normale delle istituzioni scientifiche ed accademiche


Dal programma del PD del 2008:
3. Una forte iniezione di concorrenza, innovazione e merito in tutti i settori della nostra società. Premiare i migliori è il primo principio di equità.
...
va pienamente valorizzata la professionalità docente, avviando una vera e propria carriera professionale degli insegnanti, che valorizzi il merito e l’impegno.
...
L'Italia punta alla riconquista di una posizione di primato nello sviluppo di qualità: più mobilità sociale, più spazio al merito e ai talenti, e meno chiusure corporative; più legalità e meno furbizia; più ricerca, scienza, innovazione tecnologica e meno divisioni e steccati ideologici; più fiducia nel futuro e in se stessi, meno paura del nuovo;


Per stasera è veramente troppo: passo e chiudo 8-)

Franz
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