Manuela ha scritto:Permettimi un ultimo intervento prima di chiudere. Piero parte da una premessa: lo stato di crisi dei partiti, che ha origini negli anni '70. Ok, sono da'ccordo. I partiti, così come li conosciamo in Italia, hanno incominiato a non essere più in grado di rappresentare compiutamente i movimenti e i cambiamenti della società italiana a partire dagli anni '70, e sono andati definitivamente in crisi dppo la caduta del muro di Berlino. Non a caso, a quei tempi, nacqe Forza Italia, presentandosi come non-partito, elemento innovativo e non ideologico, non a caso a quei tempi nasce l'Ulivo, come soggetto che avrebbe dovuto "superare" (non sommare!) le culture politiche precedenti. Il vero problema, a sinistra, è che non si colse l'occasione per rottamare allora una classe dirigente che non era in grado di affrontare un mondo nuovo, nata e cresciuta nel funzionariato, incapace di creatività, e, soprattutto, di capire i cambiamenti della società e di rimodellare un soggetto politico adeguato. Situazione che si è trascinata per 15 anni.
Il disagio che tutti sentino, che Piero definisce (correttamente) come "mancanza di identità", ha le radici lì; in fondo l'unico che in teoria sembrava averlo capito è Veltroni, anche se poi fu incapace di praticarlo.
L'identità non si trova mettendosi attorno a un tavolo a contrattare punti di programma: la si trova capendo cosa sta succedendo nella società nazionale ed internazionale, ed inventando un soggetto politico capace di rappresentarla.
Verissimo! Ora io non sono leghista (anzi sono un feroce avversario delle sue posizioni piu' razziste e falsamente federaliste) ma riconosco alla lega (nata tra il 1982 ed il 1984, quindi ben prima della caduta del muro) di aver saputo trovare un'identità particolare (territoriale) e di aver raggiunto nei posti in cui è nata percentuali invidiabili di rappresentanza degli elettori (anche la maggioranza dei votanti, in certi comuni pedemontani). Non credo affatto che lo abbiano fatto con uno "studio a tavolino" (sarebbe un'esagerazione proporre la parola "studio" nel loro caso) e nemmeno con una "analisi della società nazionale ed internazionale" ma molto semplicemente ritengo che persone normali, che votavano per i partiti storici abbiano posto ai loro rappresentanti di allora dei problemi e ricevuto risposta negativa, si siano orientati altrove. Oggi la Lega è forte in tutto il nord, anche e soprattutto nelle zone operaie e fortemente industrializzate.
Da parte del PD "romano" quando si è parlato di "PD del Nord" c'è stato un netto rifiuto, perpetuando quella incapacità di comprendere la realtà, sostituendola con osannanti folle tra circhi massimi e minimi. In paratica una realtà autoreferenziale e chiusa, costituita da una platea di entusiasti sostenitori, da non confondere con il paese, con la società civile.
La mia idea per far ripartire il PD o qualsiasi altra cosa (il nome non conta, tanto in Italia lo si cambia ogni due o tre anni) è una struttura realmente federativa tra soggetti locali. Locali e basta. Come la struttura del partito democratico ... americano. Di cui è stato preso il nome ma non l'essenza e la struttura.
Franz