da pierodm il 29/08/2010, 16:27
Da un articolo di Sansonetti sul Riformista:
Parti del movimento operaio sono sempre state contrarie al patto sociale, che - concettualmente - è il contrario del conflitto sociale. Molti esponenti della sinistra storica hanno sempre sostenuto che i rapporti tra capitale e lavoro devono svolgersi sulla base del conflitto sociale. L’assenza di conflitto sociale avvantaggia il capitale, cioè quelli che una volta si chiamavamo i padroni.
...Specie negli anni Settanta e Ottanta, nel Pci e nella Cgil maturò una posizione con varie sfumature (più moderata e centrista quella di Luciano Lama, più di sinistra quella di Enrico Berlinguer) che imperniava sul patto sociale una strategia nazionale di avanzata del movimento operaio e delle riforme. Il problema, oggi, è che il patto sociale che propone Sergio Marchionne non è l’accordo tra due potenze che trovano un punto di equilibrio tra i propri interessi divergenti. Marchionne pensa a un patto che sia la definizione “della resa del movimento operaio e della eliminazione dei sindacati”
...Qual è la differenza dal patto sociale di Berlinguer (che è stato citato anche da Tremonti, e Tremonti è uno dei puntelli del marchionismo, e - paradossalmente - proprio sul suo marchionismo ha costruito la fronda a Berlusconi)? Berlinguer offrì una moderazione salariale e una richiesta di compressione dei consumi (eravamo in tempi di inflazione selvaggia, quindi in una congiuntura economica opposta a quella di oggi) in cambio di grandi riforme che andavano tutte nella stessa direzione: la riduzione delle distanze tra ricchi e poveri. O attraverso i servizi sociali, o attraverso l’innalzamento dei diritti e del livello del welfare, o grazie all’aumento della democrazia e dei diritti individuali sul lavoro.
...Ecco, voi capite che tra il patto sociale degli anni Settanta (buono o cattivo che fosse) e quello che propone Marchionne, non è che c’è una differenza, c’è un abisso. Sono l’uno l’esatto contrario dell’altro. Allora dobbiamo dire che Marchionne è un padrone pazzo, che si inventa problemi per torturare la classe operaia? Non è così. Marchionne è semplicemente un padrone che fa l’interesse dei padroni. Come lo facevano Valletta, Agnelli, Romiti e tutti gli altri. Il problema è che di fronte alla crisi fortissima di questi anni, e dinnanzi alla novità devastante della globalizzazione, Marchionne è senza idee, senza pensiero e senza coraggio. Voglio dire che è chiaro che la crisi e la globalizzazione pongono l’impresa e il mercato di fronte a problemi inediti. L’enorme squilibrio del costo del lavoro nei vari Paesi in grado di servire nello stesso modo il capitale occidentale rivoluziona il rapporto tra capitale e lavoro. E rende molto più forte, sul piano della contrattazione, il capitale. Quando Marchionne dice: «È finita l’epoca del conflitto tra capitale e lavoro», intende esattamente questo. Cioè, pensa che il conflitto sia finito perché il capitale ha stravinto. E su questa base, anziché cercare un strategia per affrontare la crisi, si accontenta di trovare la soluzione nell’abolizione dei diritti sindacali
...È la prova di una fortissima debolezza. Cioè è la prova che la borghesia italiana non ha una idea di futuro. Cerca scorciatoie, non soluzioni. La strada per trovare delle soluzioni è complessa, e prevede un progetto di riforma del mercato, delle regole della concorrenza, dei rapporti tra impresa Stato e lavoro. Richiede pensiero politico e capacità di governare. Un'idea su nuovi meccanismi di redistribuzione della ricchezza. È molto più semplice, certo, la prova di forza da far pagare ai più deboli.