Francesco scrive di regole, com’è ovvio che sia, e scrive che un sistema con molte regole soffoca l’economia.
In linea di principio un sistema con poche regole, chiare e condivise, è l’obiettivo da raggiungere. Ma ancor prima di definire quante regole devono esserci occorre capire quali regole creare (o tenere) e soprattutto come si creano le regole.
Le regole che si creano fra due soggetti, come potrebbe essere il caso posto da Annalu dell’idraulico e dell’usufruitore del servizio, sono tacite. “Il lavoro me lo fai, se so come lavori, cosa farai e quanto costerà”. Si forma un rapporto di forza che si regola autonomamente fra i soggetti.
Altra cosa sono le regole imposte. Nascono anch’esse da rapporti di forza ma investono molti soggetti. Il caso dell’ingegnere iscritto all’albo ne è un esempio. Per salvaguardare la vita umana, che è principio fondamentale non solo del liberalismo, occorrono delle regole che fissino dei paletti utili a svolgere un determinato servizio in maniera tale che tutto ciò che concerne il metterlo in atto e l’opera finale siano sicuri per la salute umana. In tal modo fra i soggetti si interpone un’entità al di sopra delle parti che regola il rapporto fra i soggetti attraverso le leggi.
Da un’esigenza collettiva che si crea nel mercato, lo Stato impone delle regole (leggi) affinché lo scambio di beni e servizi sia effettuate nel rispetto della vita umana e del mercato stesso.
Lo Stato ha diritto di sapere come viene svolto un lavoro e cosa succede all’interno di un’impresa?
Sì, solo se questa necessità è dettata da una bisogno collettivo interno al mercato.
Ad esempio, i controlli in tema ambientale sui rifiuti, dettati da disposizioni legislative, servono non solo alla salvaguardia dell’ambiente e quindi alla salvaguardia della vita umana, ma anche affinché le imprese che gestiscono rifiuti non influenzino e destabilizzino con prezzi ridotti, possibili proprio a causa della condotta illecita, il mercato stesso. Per una esigenza collettiva (salvaguardia dell’ambiente e rispetto dei prezzi di mercato), generata da un rapporto di forza fra il benessere dei cittadini e i guadagni dei gestori delle imprese rientranti nella filiera dei rifiuti e fra le imprese della filiera stessa, sono state create delle leggi (regole) che permettono agli enti di controllo che sono una propagine dello Stato (figura coercitiva) di effettuare tutti i controlli necessari affinché le regole stesse siano rispettate.
Se le regole, che possono essere modificate, vengono rispettate il mercato e la collettività tutta ne guadagna, altrimenti ne perdono tutti fuorché quelli che delinquono (i parassiti).
Tutto ciò che esce dall’esigenza collettiva ma che comunque viene imposta a forza dallo Stato per deviare l’incontro fra domanda e offerta, è una stortura, va a danno del mercato e crea povertà.
Forse sono queste le regole che Francesco vorrebbe eliminare.
Gabrive