chango ha scritto:come non si capisce?
le imprese italiane sono storicamente sottocapitalizzate, si sono specilizzate in produzioni di basso valore aggiunto che non richiedono conoscenze e dimensioni particolari, c'è una diversa struttura produttiva, una vasta area deindustrilizzata che in qualche modo deve sopravvivere, una tendenza patologica al controllo familiare dell'impresa, una cultura diffusa del "piccolo è bello", una totale assenza di politica industriale. oltre a tutta una serie di ostacoli che limitano la crescita economica.
ti bastano come spiegazioni aventi un influsso rilevante sulla dimensione aziendale, maggiore dell'articolo 18?
come poi possa avere un influsso rilevante, anche solo psicologico, una norma che prevede regole diverse a secondo se si supera o meno la soglia dei 15 dipendenti, quando il 95% delle nostre imprese mediamente ha 3 dipendenti è veramente strano.
a meno che non si voglia sostenere che un imprenditre per non superare la soglia dei 15 dipendenti decida di non avere più di 3 dipendenti nella sua azienda.
Vorrei approfondire questa parte, tralasciando il resto (il tempo è tiranno).
Vero che le aziende italiane sono sottocapitalizzate ma allora perché costituirne il doppio rispetto alla locomotiva germanica?
Continui ad insistere con la storia della media. La media nelle microaziende è 2, non tre (dato Eurostat) ed è in sintonia con la media eu-27 (2.1). Tuttavia la media, a parte le battute di Trilussa sui polli, ci dice qualche cosa. Se il numero di imprese è quasi doppio e la media è la stessa, vuol dire che è anche quasi
doppio il numero di lavoratori.
Ebbene SI: nelle UE-27 (che comprende il dato abnorme italiano) il
29% del totale dei lavoratori è impiegato in imprese con meno di 10 dipendenti. E in Italia? Il
47%. Quindi se in Europa meno di 1/3 della manopopera è nelle micro, da noi quasi la metà. La media quindi è la stessa ma i volumi quasi doppi dovrebbero farci pensare. Ripeto. se il problema fosse la sottocapitalizzazione, perché costituire il doppio di imprese (che costa molto di piu' in termini di impiego di capitale, di costi fissi) ed impiegare il doppio di manodopera? Ok, dici che c'è una "
diversa struttura produttiva" e sono anche d'accordo. Ma perché? Non è che la diversa struttura produttiva è figlia di una legge che da 40 anni ha scoraggiato i piccoli a crescere? Anche fosse vero che non si osserva un effetto tappo attorno alla soglia, è chiaro che aziende che sanno di poter crescere anche tumultuosamente e non vogliono farlo si organizzano prima, dividendo l'azienda quando ancora ne ha 8 o 10, creando nuove aziende e passandogli un certa dote di personale. Ma il risultato è netto: quasi la metà della manodopera lavora nelle micro e questo è un dato che, tra i grandi del G8, è solo italiano.
La diversa struttura produttiva è figlia, come dici, di tutta una serie di ostacoli che limitano la crescita economica.
Sono perfettamente d'accordo ma chiarisco: questi ostacoli sono di natura
regolatoria (statale, per intenderci) e nei paesi piu' "free" come UK le micro sono sempre tante (87%) ma meno che da noi (Ita = 95%) e soprattutto impiegano solo il 20-21% della manodopera. Le microimprese sono l'83% delle imprese tedesche (quindi anche li se vogliamo "piccolo è bello") ma impiegano solo il 19% della manodopera. Da noi il 47%, come dicevo. Troppo abnorme per avere solo le cause che descrivi.
Allora si arriva al dunque. Cosa impedisce alle nostre piccole imprese di crescere come numero di dipendenti ma le spinge anche a raddoppiare di numero e raddoppiare la mole di lavoratori impiegati? Sembrerebbe che ci sia una molla che fa crescere il tutto come dipendenti e come aziende mantenendo pero' basso il numero di dipendenti per azienda.
Mi pare che tu insisti a spiegare questi dati anomali con una situazione di sottosviluppo e non è che io non sia d'accordo ma ti faccio notare che esaminando quei numeri la polonia è messa meglio di noi e per trovare dati simili in Europa dobbiamo arrivare alla Grecia, con cui tra l'altro condividiamo anche altri record, sul debito pubblico e il lavoro sommerso.
Tu vuoi sostenenere che la nostra situazione (o struttura) produttiva è a livello di grecia e polonia?
Non mi pare: non saremmo nel G8 e non avremmo il nostro pur rispettabile reddito procapite. Tuttavia la nostra struttura procede a fatica proprio perché cerca di aggirare tutta una serie di ostacoli e lo si vede anche nel numero enorme di lavoratori (quasi la metà) impiegati in un numero notevole di microaziende. Un paese simile al nostro, come latinità e reddito medio, la Spagna, vede il 92% di microimprese (ita=95%) ma il 37% di lavoratori addetti, contro il nostro 47%.
C'è un 10% di lavoratori in piu' che da noi si addensa nelle micro rispetto alla spagna, quasi il 20% in piu' rispetto alla media europea ed a paesi coome Germania, Francia e Regno Unito.
Ti chiedi perché mai una azienda non dovrebbe superare quella soglia solo per il problema del licenziamento. Non mi pare che sia solo per quello. La dissuasione alla crescita sul livello 15, leggo, riguarda anche l'istituzione delle Rappresentanze Sindacali Aziendali, i vincoli a rispettare alcuni standard di sicurezza sul lavoro, gli obblighi ad assumere lavoratori disabili e svantaggiati. Insomma passare quella soglia, anzi solo esserne vicini, puo' essere sentito come un problema da molti imprenditori. Che quindi se ne tengono lontani, anche perché il metodo di caclolo è comlicato, come tutte le cose in Italia.
Infine sul reintegro. Ammettiamo in via dialettica che hai ragione. È un diritto. Ma non lo è in Italia per il 47% di lavoratori dipendenti nelle micro imprese (fino a 10) ed immagino che che ne siano parecchi anche nella parte da 10 a 15.
Ma allora che diritto è? Come mai metà della forza lavoro ha un diritto al reintegro e l'altra metà solo all'indennizzo?
Tu mi puoi dire: colpa della "diversa struttura produttiva" ma qui nel campo del diritto ti dico che è colpa della legge.
Ha creato lavoratori di seria A e B ed in Italia, stranamente, quelli di serie B sono oltre la metà.
Come puoi sostenere che lo statuto dei lavoratori non c'entra?
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)