da lucameni il 14/08/2010, 17:12
E' che non capisco cosa ci sia di radical-chic in una politica che pretenda la legalità.
Peraltro, se proprio vogliamo polemizzare a 360°, proprio i salotti radical-chic in anni passati si sono distinti per atteggiamenti e idee non proprio in linea con la difesa della legalità. Non so, pensiamo agli anni '70.
Se poi questo non piace alla "gente" mi dispiace molto e mi pare un bruttissimo sintomo di quello che accennavo prima sull'opera profonda del berlusconismo su una società già debole di suo in relazione a certi argomenti.
Ma se anche ci fosse particolare insensibilità generalizzata al tema della legalità, e penso ci sia altrimenti certi figuri non sarebbero mai stati eletti al Parlamento, non vedo perchè delle forze politiche responsabili non avrebbero potuto mettere nella loro agenda politica sia argomenti più graditi alla "gente" (economia, lavoro, sicurezza) sia appunto il rispetto della legalità e delle regole che peraltro spesso sono la premessa al funzionamento di tutto il resto.
Così non è stato fatto e non credo perchè qualcuno pensasse ci fossero incompatibilità. Semmai per ragioni molto meno nobili (già non vedo cosa ci sia di nobile minimizzare il rispetto della legge e fare strame della Costituzione).
Insomma, per quanto ci possa pensare non vedo come - ad esempio - un programma politico che voglia riformare il mercato del lavoro, contratti, il codice civile etc etc sia in contraddizione con la pretesa di fedine penali pulite in Parlamento (come nei paesi sempre presi ad esempio - per altri argomenti - dalle coalizioni sia di destra e di sinistra). Fare una battaglia politica per chiedere conto a Dell'Utri o a Brancher di loro comportamenti o amicizie mai chiarite o tanto più per abrogare norme che li hanno messi al riparo da condanne penali per fatti accertati, non la vedo così incompatibile con una politica che voglia tutelare meglio - tanto per dire - l'ambiente.
(tra l'altro non si sta parlando di banali marachelle. Basti pensare che la situazione finanziaria dei candidati negli USA, sempre presi ad esempio anche dai nostri ulivisti, è scandagliata a fondo e politica e informazione ne chiedono conto. Andiamo invece a vedere quello che si sa - perchè molto è stato accertato, e tutto verbalizzato, anche grazie ad indagini della DIA, degli ispettori delle banche- sul nostro premier, sulle fortune accumulate non si sa come negli anni '70 - o meglio si può immaginare bene ma non si dice - e delle quali non ha mai dato spiegazione avvalendosi della facoltà di non rispondere, e si rimarrà basiti. Non sono bazzeccole. Questo solo un aspetto, inquietante. E poi tutto il resto. Evito di proseguire, pena elenchi di "marachelle" lunghe paginate e paginate.)
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)