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Made in Europa

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: Made in Europa

Messaggioda franz il 10/07/2010, 14:43

Robyn ha scritto:Quello che non bisogna fare è arrendersi alla logica della globalizzazione che portando sempre più in basso il lavoro porta sempre più in basso tutti.Sui privilegi mascherati da diritti nessuno li difende,ma non vorrei che dietro questa scusa si nascondesse l'intenzione di indebolire quelli veri.In merito ai sindacati ieri quando c'era il cs e si approvava il pacchetto welfare erano sempre in piazza ed insieme alla estrema sinistra hanno consegnato il paese alla destra.Oggi firmano accordi e via discorrendo senza aprire bocca.O il paese è vecchio o ci fà e c'è.Forse tutte e due
Ciao Robyn

Come abbondantemente spiegato nel mio lungo intervento, la logica della globalizzazione porta sempre piu' in alto (600'000 consumatori) ed un certo numero di lavoratori (5000 o 6500) e non piu' in basso. Vedi la crescita econmica in Cina, India, Brasile e Russia. A san marino c'è crisi? Ok, i cinesi si chiederanno in che albergo stanno e parleranno di interesse dalla maggioranza (la loro .... i BRIC sono quasi 3 miliardi, l'italia sono 60 milioni). Ti piace la democrazia?
I diritti veri sono difesi dalla Costituzione (forse non tutti ci credono ma se è vero che carta canta, allora lo è).
Nulla vieta che il 62% di 5000 lavoratori si mettano d'accordo per limitare gli abusi di certi diritti.
Poi possono sempre cambiare idea. Tutti possono farlo. Anche la FIAT.

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Re: Made in Europa

Messaggioda Robyn il 11/07/2010, 11:58

Per creare le premesse di una ripresa stabile bisogna far ripartire gli investimenti,investire in formazione,reddito, aggiornamento dei metodi di produzione.Il mercato estero è un mercato troppo incerto per creare una ripresa stabile soprattutto in un momento in cui la Cina stà per chiudersi e stà raddoppiando i redditi dei suoi lavoratori.Evidentemente in il male d'Europa è la Germania con la Merkel "la ragazza della fattoria"che ancora non è uscita dalle politiche liberiste.Dopo la fase 1 dei derivati dei mutui subprime che sono alla base della crisi speriamo che non arrivi la fase due del malessere delle fasce popolari che ci consegnerebbe ad una fase di declino irreversibile.E facile dire facciamo lavorare di più"tanto per gli industriali non costa niente" è più difficile far girare l'intelligenza con gli investimenti e creare le premesse di una ripresa stabile Ciao Robyn
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Re: Made in Europa

Messaggioda annalu il 11/07/2010, 12:47

pianogrande ha scritto:Domanda (ritengo provocatoria) di Franz.
"Perché non riusciamo a competere ..... ?

Dal punto di vista lavorativo io sono nato con la mitica Montecatini-Edison.
Si facevano prodotti che sapevamo e/o potevamo fare solo noi.
Il problema tecnico principale era non fermare mai gli impianti (meno possibile) perché era perdita secca di vendita.
La ME faceva ricerca.
Nella mia fabbrica c'era un centro ricerche dove lavoravano 300 persone.
La ME si prendeva il Nobel della Chimica (Natta).
Ora , la ricerca non si fa quasi più.
E' diventata un costo.
A quei tempi era fonte di ricchezza.

Per altri paesi (Franz parla, tra l'altro, della Germania) la ricerca è ancora fonte di ricchezza.

Faccio anche io una domanda: perché per noi invece è un costo?

Trovo questo intervento di Piano molto interessante, ed un ottimo indicatore della situazione italiana.
Ai tempi di Natta e della "mitica" Montecatini-Edison in Italia c'erano ottime università, e grosse industrie che facevano e stimolavano la ricerca: eravamo tra i primi nella chimica e nella fisica, ed anche per il resto andavamo abbastanza bene.
Poi, lentamente e progressivamente, c'è stata la decadenza.
Facile prendersela con la globalizzazione o col '68: questi due fenomeni non hanno toccato e non toccano solo il nostro paese, sono un fenomeno globale, e come tutti i grossi cambiamenti hanno lati positivi ed altri rischiosi.
La domanda è: perché altri paesi europei occidentali (non parliamo di quelli emergenti che hanno tutto da guadagnare) hanno saputo sfruttare questi eventi per crescere, mentre noi no?
Perché da noi, e solo da noi, la ricerca industriale si è spenta e le università sono in piena decadenza?
Penso che questo sia il fenomeno da analizzare, ed io tento la mia risposta, basata anche sulla mia esperienza di vita nel mondo dell'università e della ricerca, durata per circa mezzo secolo.
Quando ho cominciato io, negli anni sessanta, ancora era possibile far ricerca con pochi soldi basandosi sull'intuito e sulla cultura dei singoli, ma questo mondo stava finendo.
Ora la ricerca vera ed avanzata è un "business" molto costoso, richiede strumentazioni all'avanguardia molto costose e che bisogna continuamente rinnovare ed aggiornare, come va continuamente rinnovata la preparazione di chi queste strumentazioni deve usarle. Non solo, ma la ricerca nel mondo progredisce ad un ritmo cui un singolo difficilmente può tener dietro, ed infatti la ricerca ormai si fa in gruppi ampi ed affiatati, spesso composti da ricercatori di diverse parti del mondo.
A questo punto l'Italia entra in crisi.
Molto credo sia dovuto alla struttura dell'industria italiana, composta per lo più dalle famigerate "piccole e medie imprese". Le PMI non hanno né i soldi né le competenze per fare ricerca: la ricerca infatti richiede grossi investimenti, e le PMI non se la possono permettere, e nemmeno desiderano poterlo fare, non ne hanno le competenze.
Le PMI quindi non fanno ricerca, non la finanziano, e non desiderano nemmeno assumere personale altamente qualificato e portatore di innovazioni che che le PMI non hanno i soldi e la capacità di gestire.
Di conseguenza, non solo l'impresa italiana non fa ricerca (o ne fa molto poca), ma non stimola nemmeno le Università, cui chiede al massimo tecnici di buon livello. Questo porta le università a diventare sempre più autoreferenziali, con la ricerca fatta sempre più a puro scopo di carriera dentro le università stesse, con sempre meno stimoli e interazioni col resto del mondo scientifico e con la classe imprenditoriale e produttiva del paese.
Ovviamente sto estremizzando: isole felici ce ne sono, ma sono sempre meno e la situazione va sempre peggio.
Se i giovani qualificati non trovano posti adeguati alle loro qualifiche, ovvio che lo studio (quindi la scuola e le università) perdono di fascino. Il livello degli insegnanti peggiora, e in un circolo vizioso, la nostra lungimirante "classe dirigente" trova opportuno tagliare le spese e gli investimenti proprio in quel settore.
Come se ne esce? Questo è il problema.
La Fiata è diventata una multinazionale, e se decide di investire in Italia questo può essere un bel passo sulla buona strada. Bisogna però vedere se la richiesta di Marchionne di "riduzione dei diritti" corrisponde davvero ad un rilancio dell'industria avanzata nel nostro paese, e non solo ad una richiesta di mano d'opera a basso costo.

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Re: Made in Europa

Messaggioda franz il 11/07/2010, 13:51

Le PMI sono il 99% delle imprese italiane ma questa percentuale la troviamo praticamrnte identica in Europa e quindi non è una nostra particolare carattersitica. Vero che le piccole e le micro imprese hanno piu' problemi a fare ricerca (non le medie e e grandi) ma è anche vero che sono molto piu' rapide nell'incorporare nei propri processi produttivi le innovazioni prootte da altri. Vedo che globalizzazione e 68 sono (e sono stati) fenomeni globali ma hanno toccato diversamente i vari paesi.
Il nostro si è seduto su posizioni di rendita, sia quello industriale sia quello sindacale, sia quello politico, sia quello universitario. Altri invece si sono buttati nell'avventura e le piccole aziende di 30 anni fa ora si chiamano Nokia, Microsoft, Google ... Università che 30 anni fa nessuno considerava (pechino, new dheli) ora sono all'avanguardia.
In problema non è solo che noi abbiamo dormito ... è che gli altri nel frattempo hanno remato.

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Re: Made in Europa

Messaggioda annalu il 11/07/2010, 16:00

franz ha scritto:Le PMI sono il 99% delle imprese italiane ma questa percentuale la troviamo praticamrnte identica in Europa e quindi non è una nostra particolare carattersitica.

Che le PMI siano maggioritarie in Italia e nel mondo è noto, però che siano la stessa percentuale in Italia ed in Europa non mi pareva.
Da una rapida ricerca in rete, ho trovato questo documento della Commissione Europea del giugno scorso:
La situazione dell'Italia
In Italia le PMI rappresentano una percentuale (99,9%) prossima a quella media dell'UE (99,8%) ma sono costituite più che altrove da microimprese, che contano per il 94,6% del totale. Il contributo delle microimprese italiane all'occupazione è molto più alto (47%) della media europea (30 %), e l'apporto dell'intero settore delle PMI all'occupazione italiana è significativamente maggiore (81%) della media europea (67%). Anche in termini di valore aggiunto, le PMI contribuiscono di più (71,7%) della media europea (58%). Tuttavia, la prospettiva storica 2002-2009 indica che il numero delle PMI è cresciuto meno (-7%) della media dell'UE e la percentuale di posti di lavoro creati è inferiore del -3% a quella europea. Anche gli indicatori SBA per la valutazione e il miglioramento delle prestazioni ("Imprenditorialità", "Seconda possibilità", "Piccolo è bello", "Reattività amministrativa", "Appalti pubblici e aiuti di Stato", "Finanze", "Mercato unico", "Competenze e innovazione", "Ambiente" e "Internazionalizzazione") attestano risultati inferiori degli altri paesi europei.

da cui risulta come la percentuale sia in assoluto analoga (essendo molto alta, è ovvio, ma evidentemente anche lo 0,1% può essere significativo) ma gli altri parametri differiscono di parecchio, primo fra tutti il contributo all'occupazione (81% di occupati nelle PMI in Italia, contro il 67% della media europea.
Inoltre in Italia c'è una netta prevalenza di microimprese (sotto i 10 addetti, cosa che non si rileva altrove.
La produttività (per addetto) invece in Italia è molto alta, più della media europea.

Se anche tu convieni che il '68 e la globalizzazione sono fenomeni globali, ed il problema è che l'Italia si è "seduta" mentre gli altri paesi "hanno remato", la responsabilità non si può attribuire ai fenomeni globali, ma alla capacità del nostro paese di reagire all'innovazione.
Questa difficoltà imprenditoriale, che ha portato a far sì che in Italia nessuna piccola impresa sia stata capace di innovare al punto da diventare come Nokia o Google, a cosa la imputiamo?
Alla "scarsa produttività" degli operai che risultano lavorare più che nel resto d'Europa (malgrado il cosidetto "eccesso di diritti") o non piuttosto al come si organizza l'impresa in Italia?

annalu

PS. A proposito, un'impresa che è diventata "grande impresa" in Italia l'abbiamo: Mediaset!!! Se c'è da vantarsi ...
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Re: Made in Europa

Messaggioda franz il 11/07/2010, 16:38

Ok, per le PMI (concetto generale che include tutte le imprese con meno di 250 dipendenti) ritengo che lo 0.1% non sia significativo. 99.8 o 99.9 è praticamente identico. Verissimo invece che all'interno delle PMI italiane ci sono delle differenze di stratificazione importanti e tipiche della nostra situazione. L'eccesso di "micro" (meno di 10 dipendenti) è dovuto a mio avviso all'art 18 dello statuto del lavoratori. Esso pone un limite. Quello dei 15 dip. Sopra valgono certe regole, sotto no.
Tantissime piccole realtà rimangono tali volutamente, per non superare la soglia. Se c'è lavoro, si fonda una nuova micro impresa. Alle fine ce ne sono 2 o 3 invece di una sola impresa piu' grande. Di positivo c'é che parallelamente sono nati modelli di collaborazione tra micro e piccole imprese. Le "reti di imprese", che insieme riescono a fare cose come una grande e che sono viste con grande interesse un po' ovunque.

Rettifica in Edit: quanto sopra detto sopra spiega il perché di un eccesso italiano nelle imprese sotto i 15 dipendenti ma ha effetti ridotti nel taglio sotto i 10 dipendenti (che è la classificazione OECD standard).
Qualche effetto comunque si vede.
In Germania e Svizzera le "micro" sono circa l'84% del totale, in Francia il 92, da noi il 96%.
La differenza maggiore apparirebbe comparando le imprese sotto i 15 dipendenti ma questo dato viene campionato solo in Italia mentre negli altri paesi UE no, dato che non ha senso.
Le differenze maggiori tuttavia si osservano guardando le grandi imprese (quelle con + di 250 dip).
Solo lo 0.08% da noi, lo 0.48% in germania, la media UE è 0.20% ed il massimo lo troviamo in slovacchia (quasi 1%).

Per quanto riguarda la crescita dei posti di lavoro qui proverei a fare un riferimento al vincolo di bilancio: se ho 100 a disposizione ed ho un costo del lavoro lordo piu' caro (non guardiamo al netto, che è una miseria, vediamo il lordo azienda, che è tra i piu' alti) dovro' assumere meno, avere piu' indipendenti che dipendenti.
La produttività è drogata da fattori statistici. Il PIL italiano viene automaticamente rettificato (dagli organismi di controllo europeo) per considerare buona parte del sommerso ma solo sul fronte del fatturato, non dei lavoratori. Facendo la divisione tra PIL (rettificato) e lavoratori ufficiali, appare che in Italia c'è una elevata produttività per ogni lavoratore.

Per quanto riguarda la domanda sulle difficiltà imprenditoriali, ritengo che un primo grosso fattore sia quello di non avere capitali (capitalismo straccione) e di non essere capace di attirare capitali esteri. Se pensiamo a 20 o 30 anni fa, quando i BOT avevano rendimenti del 20% e l'infazione era altissima, è chiaro che da un lato anche gli stessi cittadini italiani preferivano prestare soldi ad uno Stato che spendeva di più di quanto incassava oppure portare le lire all'estero per metterle in salvo dall'inflazione. Di fatto eravamo bravi nel far scappare i capitali e nell'alimentare uno stato spendaccione che di fatto sottraeva risorse al paese vero, quello che produce e governa la crescita. I vari governi di pentapartito (il CAF) hanno fatto molti più disastri di quanto normalmente si pensa. Sempre quei governi sono responsabili dello sfascio del sistema educativo.

Franz

Ps1: grazie per il link a quel documento.
Ps2: il caso che fai alla fine dimostra a mio avviso che il problema sono i capitali. Certi imprenditori sono cresciuti perché hanno saputo trovare i capitali (ed ancora non sappiamo come, a parte molti fortissimi sospetti sull'origime "criminogena" dei fondi).
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Re: Made in Europa

Messaggioda annalu il 11/07/2010, 17:20

franz ha scritto:Ok, per le PMI (concetto generale che include tutte le imprese con meno di 250 dipendenti) ritengo che lo 0.1% non sia significativo. 99.8 o 99.9 è praticamente identico.

Una sola rapida considerazione (per le altre non ho il tempo).
Secondo te, tu ed io (o due persone qualsiasi non imparentate) siamo significativamente diversi da un punto di vista genetico?
Ovvio che sì, credo.
Bene. Dato che tra gli umani e gli scimpanzé la differenza nel DNA è inferiore al 2%, la domanda è: qual'è la differenza percentuale minima che può essere considerata significativa?
Quindi lo 0,1% di differenza in alcuni casi non significa nulla (praticamente identico, come dici tu), in altre può rappresentare situazioni del tutto diverse.
Quale sia il caso riguardo le PMI non ho certezze, ma propendo per una differenza che qualche significato ce l'ha.
Quanto al fatto che tutto il problema stia nei capitali, può essere, me non basta.
Il fatto che Mediaset sia l'unica ad essere diventata una grande impresa dal mio punto di vista appare negativo non solo per come e dove ha reperito i capitali, ma perché l'innovazione industriale non mi sembra molto brillante, soprattutto confrontata alle altre che hai citato.
La crescita di Mediaset dipende soprattutto dalle protezioni da parte dello stato e dal fatto che ha operato in un regime in pratica di monopolio. Se vogliamo fare confronti fra categorie omogenee, vuoi mettere Mediaset con Sky?

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Re: Made in Europa

Messaggioda franz il 11/07/2010, 19:50

annalu ha scritto:
franz ha scritto:Ok, per le PMI (concetto generale che include tutte le imprese con meno di 250 dipendenti) ritengo che lo 0.1% non sia significativo. 99.8 o 99.9 è praticamente identico.

Una sola rapida considerazione (per le altre non ho il tempo).
Secondo te, tu ed io (o due persone qualsiasi non imparentate) siamo significativamente diversi da un punto di vista genetico?
Ovvio che sì, credo.
Bene. Dato che tra gli umani e gli scimpanzé la differenza nel DNA è inferiore al 2%, la domanda è: qual'è la differenza percentuale minima che può essere considerata significativa?
Quindi lo 0,1% di differenza in alcuni casi non significa nulla (praticamente identico, come dici tu), in altre può rappresentare situazioni del tutto diverse.

Corretto. Di PMI si discuteva, non di DNA.
Se si confrontano quantità, una percentuale dello 0.1% (uno per mille) è veramente bassa.
Se un partito aveva prima il 25.4% e poi passa al 25.5% diciamo che è rimasto sostanzialmente stabile. Nessuno parla di tracollo o di successo strepitoso, se si muove solo lo 0.1%.
Se il confronto percentuale viene anche abbinato al confronto diverse tra qualità (la qualità uomo e la qualità gorilla) e chiaro che anche una piccola differenza numeirca diventa aulitativamente significativa. Ma è perché confrontiamo matematicamente cose diverse, qualità diverse (pere e mele). Per esempio se usiamo il peso e contiamo i grammi, potremmo arrivare a trovare una pera che pesa esattamente come una mela. Differenza zero ma sono pur sempre due qualità diverse. Qui stiamo comparando le PMI di paesi diversi. Stessa qualità, in contesti diversi.

Si', il problema sta nei capitali ma non basta. Sono d'accordo e non avevo sostenuto che il problema fosse solo nei capitali.
Capitali, formazione, ruolo dello stato nel produrre infrastrutture e welfare, sicurezza, giustizia, sistema delle relazioni sociali e sindacali, burocrazia, entità e qualità della regolazione statale, fisco. I fattori sono tanti.

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Re: Made in Europa

Messaggioda ranvit il 12/07/2010, 10:48

Il vero problema... :

IN ITALIA L’IMPONIBILE CHE SFUGGE AL FISCO È DI CIRCA 300 MILIARDI
Nullatenenti in affitto a Porto Cervo
Il 47% si dichiara senza reddito, persino con la social card

http://www.corriere.it/cronache/10_lugl ... aabe.shtml
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Made in Europa

Messaggioda franz il 12/07/2010, 12:06

ranvit ha scritto:Il vero problema... :

IN ITALIA L’IMPONIBILE CHE SFUGGE AL FISCO È DI CIRCA 300 MILIARDI
Nullatenenti in affitto a Porto Cervo
Il 47% si dichiara senza reddito, persino con la social card

http://www.corriere.it/cronache/10_lugl ... aabe.shtml

Per me è sicuramente un problema, anzi un grossissimo problema.
Tuttavia pur senza per questo volere giustificare, quel problema è causato, non causa prima.
Quindi non è "il problema". E' sicuramente causa a sua volta di altri probemi ma ce ne sono
altri, a monte, che cerchiamo di identificare da decenni e che sono l'orgine.
Vedi, se questo imponibile non sfuggisse al fisco credi che avremmo (lo stato) piu' soldi per altre spese?
Già oggi lo stato italiano è al 52% di spesa pubblica su PIL (e 48% di imposte).
Ricuperando l'evasione credi che la pressione fiscale scenderebbe?
No, se le spese rimandono le stesse.
Il prelievo sui singoli onesti sarebbe piu' equo. Questo si'. Ma alla fine equo o non equo
sarebbe sempre il 48% di imposte su PIL, che diventerebbero 52% se lo stato non facesse
deficit e debito. Credi che diminuirebbe la burocrazia? Credi che la casta abbasserebbe la cresta?
Credi che cesserebbero gli sprechi e le auto blu? Credi che migliorerebbero sanità ed educazione?
Che migliorerebbe la sicurezza dei cittadini, la giustizia, i servizi dello stato?
Insomma credi che cambierebbe molto delle condizioni quadro che avviliscono il lavoro e
tengono lontani i capitali dd'investimento? Io no.
Giusto quindi combattere l'evasione ma questo non ci farà fare molti passi avanti sul tema in oggetto.
Combattendole cause dell'evasione invece si.

Ciao,
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