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Libera iniziativa

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: Libera iniziativa

Messaggioda franz il 07/06/2010, 8:44

trilogy ha scritto:Ma il problema strategico rimane che le norme o servono a qualche cosa o non servono e vanno cancellate per tutti.
Qua sarebbe importante un sistema di valutazione permanente dell'impatto che le norme adottate dal parlamento hanno sul paese, e sulla loro necessità o meno nel corso del tempo.

Giusto, e soprattutto in luogo di molte norme valide ovunque meglio poche norme universali ed una serie di norme locali, calibrate sulle necessità locali. In sintesi, il federalismo è una soluzione anche a questo. Sia sul piano della produzione normatica, sia sul piano dei controlli e delle verifche, sia sul piano dell'amministrazione locale di giustizia e polizia.
trilogy ha scritto:Per ridurre la burocrazia, per ampliare l'autocertificazione occorre un tessuto sociale e produttivo "eticamente sano", cioè che ha un'alto rispetto delle norme anche a fronte di bassi controlli.

Qui ci sarebbe da discutere per ore. Ridurre la burocrazia. Non sempre è in relazione con l'autocertificazione.
Per esempio, prendiamo quanti passaggi burocratici servono per fare certe cose (aprire un'azienda, costruire una casa).
Il fatto che in un paese ad economia "Free" ci siano 12 passaggi e da noi (invento) 48 non lo si risolve con l'autocertificazione ma eliminando i passaggi burocratici inutili. Allora puoi concentrare i controlli solo sui 7 passaggi essenziali ed avere l'autocertificazione sugli altri 5. Se per 48 passaggi buroratici formali e con pochi controlli (e mesi di attesa) servono un centinaio di funzionari, 12 passaggi (e relativi controlli) necessitano forse di 30 persone. Hai il risparmio, un tempo minore, tutti controlli, meno tasse.
In pratica piu' si gonfia la burocrazia (le norme, i passaggi, il personale in ufficio) e meno controlli veri hai e quindi il tessuto sociale si rilassassa e diventa insano. Infatti maggiore laburocrazia e maggiore è la corruzione (per accellerare i tempi, saltarei passaggi) e questo è un altro costo che blocca l'economia. Non mi puoi dire che se il tessuto è sano allora si puo' ridurre la burocrazia perché è come dire che se il paziente guarisce da solo allora possiamo togliergli il veleno che lo sta uccidendo. :o
Prendiamo gli abusi edilizi. Oggi diamo per scontato che l'abuso sia per una violazione del piano regolatore ma sembra che nessuno sappia che i primi piani regolatori sono apparsi in Italia alla fine del 1800. Stessa cosa nel mondo (tra l'altro mi dicevano che ci sono città USA prive di PRG e che più di 50 milioni di americani vivono in queste città). Ora se i PRG sono cosa recente (130 anni) come mai abbiamo capolavori urbanistici come Venezia e le città della Toscana? Potremmo dire che allora il tessuto sociale era sano? O possiamo iniziare a ragionare (visto che le nuove città sono veramente brutte) che la iper regolamentazione del territorio ha prodotto brutture, tessuto sociale e politico insano, corruzione?
Ritengo che una riflessione su questi temi vada presa. Ci siamo spinti troppo in là nel regolamentare ed il risultato è evidente. Sul piano storico sarebbe interessante capire come le città antiche o anche quelle piu' vicine a noi, che si sono sviluppate nel rinascimento, sono cresciute senza piani regolatori. Evidentemente avevano altre forme di autoregolamentazione, di tipo privato. Vedere come funzionavano, come risolvevano i conflitti di interesse tra privati, come gestivano lo sviluppo del territorio credo sia interessante.

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Re: Libera iniziativa

Messaggioda Robyn il 07/06/2010, 21:31

L'utilità sociale è un concetto a cui deve tendere un'economia sana anche se all'apparenza può apparire un concetto astratto e indefinito.In merito agli interventi,questi si decidono con il tempo,con l'analisi dei fenomeni non a tavolino.In merito alla sinistra che non esiste più non è concettualmente giusto.Se si pensa che la sinistra di oggi sia quella di un tempo è sbagliato.Se si pensa che una sinistra che cambia non sia più sinistra è sbagliato lo stesso.La miglior cosa in merito all'art 41 è renderlo spuro dagli ideoligismi che qualcuno gli fà girare intorno.I controlli ex post servono non per limitare l'iniziativa privata o per incutere timore ,ma per reprimere alcuni comportamenti che ledono i più deboli PS Sappiamo che Franz nasconde nel water una radio per ascoltare musica inglese,che ha magliette con critto new england.Presto arriverà la milizia cinese per il controllo Ciao Robyn
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Re: Libera iniziativa

Messaggioda franz il 07/06/2010, 23:04

Robyn ha scritto:L'utilità sociale è un concetto a cui deve tendere un'economia sana anche se all'apparenza può apparire un concetto astratto e indefinito.

L'utilità sociale è quella di ogni singolo lavoro, merce, bene, servizio, prodotto e venduto in libertà senza ledere i diritti e le libertà altrui. Ognuno dovrebbe chiedersi cosa fa per essere utile alla società. Non serve un ""pilota statale" per ottenere questo. Bastano poche regole, chiare e ferree. Tipo non rubare, non uccidere, non schiavizzare, non mentire. In parole povere: non abusare degli altri. Molti invece si chiedono cosa puo' fare la società per lui. E chiedono clientele, favori, esenzioni, sussidi, privilegi. In parole povere, abusano degli altri.
Sicuramente occorre stabilre il quadro in cui la libera iniziativa è libera ... la giusta via di mezzo tra zero vincoli e massimo controllo ma dovremmo aver imparato che meno è libera e piu' siamo poveri.
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Re: Libera iniziativa

Messaggioda pianogrande il 07/06/2010, 23:34

Questa mi è sempre piaciuta tanto: dicesi spreco qualsiasi attività che non aggiunga valore al prodotto.
Nel caso della utilità sociale, non ci resta che stabilire quale sia il valore e quale sia il prodotto (o la materia prima da trattare) ed è fatta.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Libera iniziativa

Messaggioda Robyn il 09/06/2010, 20:04

Franz
Tremonti afferma che tutto ciò che non è regolamentato dalla legge è permesso e pensa di riferirsi al principio francese.Ma il principio francese non ha mai affermato questo dalla rivoluzione francese.Il principio francese afferma semplicemente che la mia libertà esiste fino a quando non limita la libertà degli altri o non nuoce agli altri.In merito a Berlusconi che insiste ancora sull'art 41,c'è da dire che gli argomenti sono finiti.Sappiamo cosa fare,quali riforme fare,ed è il momento di imprimere all'Italia una direzione diversa soprattutto sul piano della democrazia e delle riforme sociali.Quando non ci sarà più Berlusconi nulla potra essere più come prima,a partire dalla spesa,alla riforma elettorale,al clientelismo,agli interessi di parte,all'instabilità di governo,al bipolarismo imperfetto etc.Indietro non si torna ma il tempo di Berlusconi è terminato Ciao Robyn
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Re: Libera iniziativa

Messaggioda Robyn il 16/06/2010, 20:39

Per dare ossigeno alla libera iniziativa non serve la modifica dell'art 41 della costituzione.I controlli sono un'altra cosa.Si osserva che coloro che attaccano la costituzione con un'impronta ideologica hanno tutti un'età avanzata.La costituzione è una costituzione antifascista e non può essere altrimenti.La costituzione non è il frutto di un compromesso ma riflette pienamente il costituzionalismo europeo.La costituzione và difesa perche è dei giovani e delle generazioni avvenire non dei novantenni che magari hanno combattuto dalla parte sbagliata e che continuano ad avversarla.La costituzione italiana è una delle più attuali ed elastiche d'Europa e bisogna tenersela stretta Ciao Robyn
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Re: Libera iniziativa

Messaggioda franz il 18/06/2010, 9:51

La libertà d'impresa passa dalla nuova Carta per l'economia, che cambia la Costituzione
di Dino Pesole

ROMA - Nello scenario globale l'Italia ha davanti a sé l'alternativa «tra declino e sviluppo». Se si vuole il declino, «basta lasciare le cose come stanno». Se al contrario si persegue l'obiettivo dello sviluppo, occorre «scaricare una parte della zavorra».

Parte da questa premessa, contenuta nella relazione esplicativa, lo schema di disegno di legge costituzionale in materia di libertà d'impresa, che affronta oggi l'esame preliminare il Consiglio dei ministri. Due nuovi commi da aggiungere all'articolo 41 della Costituzione, per sancire il principio che la Repubblica promuove il valore della responsabilità personale in «materia di attività economica non finanziaria». Vi si aggiunge l'ulteriore principio in base al quale gli interventi regolatori dello stato, delle regioni e degli enti locali che riguardano le attività economiche e sociali «si informano al controllo ex post».

Quanto all'articolo 118, lo schema di disegno di legge costituzionale inserisce direttamente nella Carta il riconoscimento da parte dello stato, delle regioni ed enti locali dell'istituto della «segnalazione di inizio attività» e quello dell'autocertificazione. Verrebbe in sostanza sancito e reso solenne in un testo dal rango costituzionale il passaggio al controllo ex post, al principio di responsabilità e all'autocertificazione.
Dall'ambito di applicazione del nuovo istituto della segnalazione di inizio attività sono escluse le fattispecie sottoposte al codice penale o che derivano dall'attuazione delle direttive comunitarie o internazionali. Entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge costituzionale, sia lo stato che gli enti locali dovranno provvedere ad adeguare le rispettive normative in materia urbanistica «in modo che le restrizioni del diritto di iniziativa economica siano limitate allo stretto necessario per salvaguardare altri valori costituzionali».
Entro tre mesi dovrà essere reso pubblico l'elenco dei casi «che escono dal campo di applicazione» della nuova normativa. La mancata pubblicazione, «salvo che riguardo alle leggi penali che prevedono fattispecie di delitto e alle normative internazionali, vale a salvare la buona fede di chi ha intrapreso un'attività economica e sociale».

Prende dunque formalmente avvio il pacchetto di misure a favore della libertà di impresa, annunciato nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. La prima fase è affidata al disegno di legge ordinario. Il timing prevede che la «segnalazione di inizio attività» sia affiancata dalla nuova disciplina dello sportello unico. La seconda fase è consegnata alle nuove norme costituzionali. «Il mondo è radicalmente cambiato con la globalizzazione. La competizione, non solo tra imprese ma fra interi sistemi, fa ormai parte della realtà», si legge nella relazione. La premessa è che le regole giuste «sono un investimento», mentre quelle sbagliate «sono un costo». Possono essere sbagliate in sé, «ma anche perché sono troppe».

Un grafico allegato al ddl mostra che le pagine totali della Gazzetta ufficiale nel 2009 sono state 15.923, per 4,7 chilometri di lunghezza e 993 metri quadri di superficie. Segue l'impietoso elenco dei giorni che occorrono per i vari adempimenti amministrativi e il numero di amministrazioni coinvolte. La posizione dell'Italia nella classifica internazionale relativa alla «facilità di fare impresa» è assai poco incoraggiante: il 78° posto.
Si è scelta la strada della semplificazione, non quella dell'abrogazione e della delegificazione, nella convinzione che per liberarsi dalla «manomorta esercitata dalle burocrazie» sia necessaria una «rivoluzione mirata a liberare l'economia reale dalla manomorta statale».

Quanti ai tempi inevitabilmente lunghi del percorso di revisione costituzionale, nella relazione si ricorda che la legge costituzionale istitutiva della bicamerale D'Alema «è stata approvata in quattro mesi».
Dall'opposizione giunge un invito al governo perché si limiti a seguire la strada della legge ordinaria. «Se proprio non riesce ad accettare le nostre proposte – osserva Michele Ventura, vicepresidente vicario del gruppo del Pd alla Camera – il consiglio dei ministri potrebbe occuparsi di proporre una sua legge per la semplificazione». Al contrario, si perde tempo «a ciarlare di inutili manomissioni della carta. L'articolo 41, tra l'altro, è importantissimo e ha garantito nella storia della Repubblica, la libertà e i valori sociali dell'impresa».

www.ilsole24ore.com
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Re: Libera iniziativa

Messaggioda trilogy il 18/06/2010, 11:10

franz ha scritto:La libertà d'impresa passa dalla nuova Carta per l'economia, che cambia la Costituzione
di Dino Pesole

ROMA - Nello scenario globale l'Italia ha davanti a sé l'alternativa «tra declino e sviluppo». Se si vuole il declino, «basta lasciare le cose come stanno». Se al contrario si persegue l'obiettivo dello sviluppo, occorre «scaricare una parte della zavorra».

Parte da questa premessa, contenuta nella relazione esplicativa, lo schema di disegno di legge costituzionale in materia di libertà d'impresa, che affronta oggi l'esame preliminare il Consiglio dei ministri. Due nuovi commi da aggiungere all'articolo 41 della Costituzione, per sancire il principio che la Repubblica promuove il valore della responsabilità personale in «materia di attività economica non finanziaria». Vi si aggiunge l'ulteriore principio in base al quale gli interventi regolatori dello stato, delle regioni e degli enti locali che riguardano le attività economiche e sociali «si informano al controllo ex post».

http://www.ilsole24ore.com


Come dicevo all'inizio della discussione, hanno preso spunto dalla Comunicazione della Commissione estendendo il principio del controllo ex-post a tutte le attività economiche. Questo modo di procedere presenta delle problematiche che vanno tenute presenti.

Ad esempio: prendiamo una impresa creata ad hoc per accedere ad agevolazioni pubbliche per investimenti sfruttando l'assenza di controlli preliminari. Al momento del controllo ex-post, non trovo ne' l'impresa ne' gli investimenti previsti. Come si garantisce la corretta protezione delle risorse dello Stato? Problema simile a livello fiscale, sappiamo tutti che le creazione di cartiere (fatture false) che vengono chiuse in 12/24 mesi è una delle tecniche maggiormente utilizzate per le frodi all'IVA. Il problema si estende anche ai commerci da "impresa a impresa". Qui le aziende e le banche dovranno alzare in modo significativo l'analisi ex-ante dei nuovi clienti.

Il settore urbanistico è un caso a parte, ma gli effetti potrebbero essere devastanti.

In sintesi, per funzionare, il sistema ha bisogno di un certo tipo di ambiente economico, amministrativo, sociale:
Un alto livello di etica e responsabilità da parte dei cittadini a tutela degli interessi collettivi;
Una struttura di controlli pubblici ex-post efficiente e professionale;
Un sistema di procedura civile e penale rapido nel sanzionare i comportamenti scorretti;
l'estensione della class action
forme di garanzia di terzi ex-ante (banche, assicurazioni) nell'accesso a fondi pubblici, o per attività dove il danno alla collettività può essere importante.
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Re: Libera iniziativa

Messaggioda franz il 18/06/2010, 14:20

trilogy ha scritto:Come dicevo all'inizio della discussione, hanno preso spunto dalla Comunicazione della Commissione estendendo il principio del controllo ex-post a tutte le attività economiche. Questo modo di procedere presenta delle problematiche che vanno tenute presenti.

Ad esempio: prendiamo una impresa creata ad hoc per accedere ad agevolazioni pubbliche per investimenti sfruttando l'assenza di controlli preliminari. Al momento del controllo ex-post, non trovo ne' l'impresa ne' gli investimenti previsti. Come si garantisce la corretta protezione delle risorse dello Stato? Problema simile a livello fiscale, sappiamo tutti che le creazione di cartiere (fatture false) che vengono chiuse in 12/24 mesi è una delle tecniche maggiormente utilizzate per le frodi all'IVA. Il problema si estende anche ai commerci da "impresa a impresa". Qui le aziende e le banche dovranno alzare in modo significativo l'analisi ex-ante dei nuovi clienti.

Hai ragione.
L'Italia da paese di santi, poeti e marinai si è trasfomata in patria di furbi, furbetti e truffatori.
Chi volesse aderire ad un sistema piu' "free" con controllo ex-post dovrebbe versare una caparra adeguata alla banca d'Italia.
Questa caparra corrisponderebbe a:
capitale sociale;
ammontare dei finanziamenti pubblici (nel caso, mai superiori alla metà del capitale sociale)
10% del fatturato annuo previsto;

Che te ne pare?

Franz
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Re: Libera iniziativa

Messaggioda Robyn il 19/06/2010, 10:36

L'art 41 è importante perche tende a coniugare la libera iniziativa con la responsabilità sociale.La responsabilità sociale fatto salvo i controlli a posteriori"prima si apre l'attività e poi ci sono i controlli"non sono limitativi la libera iniziativa.I controlli cosa possono riguardare?le visite mediche ,i registri,che le linee di produzione siano a norma di sicurezza,ed altri aspetti.La crisi dovrebbe aver insegnato che la ricerca del massimo profitto non porta da nessuna parte per cui l'intervento dello stato affinche la libera iniziativa non contrasti con la libertà la sicurezza la dignità è più attuale che mai.Naturalmente l'intervento nell'economia non può significare la limitazione della libera iniziativa ma deve essere il più possibile orientato all'interesse generale.Adesso bisogna incominciare a distinguere tra liberali e liberisti.I liberali hanno come scopo la realizzazione della libertà per tutti e quindi sono anche per la responsabilità sociale.Per i liberisti è diverso.Tendono a realizzare la libertà per se stessi o meglio fanno i propri interessi e in questi anni hanno cercato di far prevalere la loro visione del mondo.Infatti abbiamo visto tutti che l'effetto è stata la crisi la cui portata è paragonabile a quella del 1929 a cui keynes pose rimedio con interventi a sostegno della domanda e degli investimenti.Ci sono poi liberali che si definiscono liberisti ma che non sono liberisti ma liberali e rientrano nella prima categoria.I controlli eccessivi no ,ma i controlli giusti servono.Senza controlli e come dire a vigili urbani,polizia e carabinieri di non uscire dalla caserma che tanto all'esterno non succederà nulla,non ci saranno disordini,che tutto sarà come ieri Ciao Robyn
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