Formigoni attacca la manovra
"Meno servizi e addio federalismo"Il governatore della Lombardia: "Dovremo tagliare il 30% delle nostre spese. Avremo tre miliardi in meno nel biennio". La finanziaria è squilibrata e le risorse per il federalismo fiscale non ci sono più" MILANO -"Ribadisco: questa manovra non è equilibrata e mette a forte rischio il federalismo fiscale".
Lei insiste, presidente Formigoni. Ma i leghisti non stanno prendendo affatto bene questo suo grido d'allarme.
"Non sono io a creare tensioni con i nostri alleati. Li ho fatti preoccupare certo, ma la realtà è questa: le risorse per il federalismo fiscale con i tagli annunciati non ci sono più. Bisogna prenderne atto. Lo dico al governo, in un'ottica di piena collaborazione: attenti, c'è qualcosa che non va. E lo dico da federalista convinto, almeno quanto la Lega".
È l'entità della manovra che la preoccupa?"I numeri sono quelli, c'è poco da fare: 24 miliardi di risparmi. Ce lo chiede il nostro governo, oltre che l'Europa: va bene, accetto. Ma tutti i comparti dello Stato - ministeri, Regioni, province e Comuni - devono contribuire, con una ripartizione equa dei sacrifici. Purtroppo non è così".
E com'è?"Per le Regioni i tagli sono di 4,5 miliardi nel 2011 e di 5,5 nel 2012. Dieci miliardi su un totale di 24: vuol dire che le Regioni dovranno sopportare più del 45 per cento del carico. Mentre i tagli di spese dei ministeri sono stati fissati al dieci per cento. Per questo parlo di manovra per noi insostenibile e priva di equilibrio.
Quindi?"Lo abbiamo appena deciso, all'unanimità, alla conferenza delle Regioni: la quota di tagli dev'essere uguale per tutti gli enti dello Stato. Partiamo da una base comune: io penso si possa portare innalzare di due o tre punti quel dieci per cento. Questa è la nostra richiesta al governo".
Ma se i numeri non cambiassero, quale sarebbe l'impatto della manovra in Lombardia, la Regione che lei presiede?"Saremmo costretti a tagliare 700 milioni nel 2011 e 800 nel 2012: in tutto un miliardo e mezzo di spesa bloccata per rispettare il patto di stabilità. Non è finita".
E cioè?"È previsto, sempre per la Lombardia, un ulteriore taglio di 1,5 miliardi su altri finanziamenti, a cominciare da quelli legati alla leggi Bassanini che da una decina d'anni hanno trasferito alcune competenze dallo Stato alle Regioni. Fanno tre miliardi in meno nel biennio, e siccome il bilancio proprio della Lombardia (escluso cioè il comparto della sanità) è di dieci miliardi, significa che dovremo tagliare il 30 per cento delle nostre spese, con pesanti ricadute sui servizi sociali, l'istruzione, le politiche a favore delle imprese e quelle ambientali".
Lei ritiene che ci siano margini per trattare, sulla base delle proposte che avete avanzato?"Abbiamo chiesto e ottenuto l'apertura di un tavolo tecnico-politico con il governo, per verificare tutti i numeri e ripartire le quote di tagli in maniera più proporzionata".
Sulle Province da abolire c'è un po' di confusione: lei come la pensa?"Sarei un po' più coraggioso. Indicando un criterio: la virtuosità degli enti, si tratti di Province, Comuni, Regioni o ministeri".
In concreto?"Quelli che sfondano il tetto fissato dal patto di stabilità vanno chiusi".
Addirittura?"Gli si pone un aut aut: due anni di tempo per rientrare dai debiti, altrimenti i Comuni e le Province inadempienti vengono accorpati, e i ministeri - certo, anche loro - cancellati. Il principio è semplice: chi rompe paga. Quanto alle Province, dire che vanno abolite quelle piccole non ha senso".
Perché?"Ci sono Province sotto i 220mila abitanti, ma virtuose: come Sondrio, per restare in Lombardia. Altre più grandi e spendaccione: sono queste da abolire. Vale anche per gli invalidi civili: nella manovra c'è un taglio indiscriminato del 15 per cento per tutte le Regioni, ma quelle come la nostra che hanno applicato correttamente la legge nazionale, e non hanno neppure un falsa pensione di invalidità, non devono essere penalizzate".
(28 maggio 2010)
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