Ciao a tutti. Alla mia prima interlocuzione in questo forum, ritengo sia cosa educata presentarmi: mi chiamo Davide Selis, sono l'amministratore del forum telematico "VIVA I BIDELLI" (
http://vivaibidelli.forumattivo.com/forum.htm). Professionalmente faccio il custode e guardia notturna in pinacoteche statali da più di trent' anni, e nel semplicissimo ambito delle mie mansioni mi sono sempre impegnato molto, con riconoscimento unanime, di colleghi e superiori. Da giovane ero un acceso sostenitore della meritocrazia, e propugnavo la necessità di introdurla anche nel pubblico impiego, in quanto non sopportavo di reggere la baracca anche per altri che non lavoravano affatto, e di percepire lo stesso salario.
Mi sono venuti dei dubbi invecchiando , ed osservando i tragici efetti delle prime svolte di ispirazione meritocratica nei criteri retributivi dei lavoratori turnisti. Questi dubbi sono maturati ed hanno finito per produrre in me, forse anche per la saggezza dovuta all'invecchiamento, una revisione critica totale. Oggi io sono fra i pochi italiani esplicitamente contrari all'ideale meritocratico. Nel mio forum, sviluppai e sostenni la mia tesi anti-meritocratica con un lungo topic, di cui per ora copio ed incollo solo il primo post:
""Nel mio primo post, intitolato “Buongiorno notte”, tentai di mettere in evidenza gli esiti delle prime forme di differenziazione retributiva fra i lavoratori di una stessa qualifica, dediti alle stesse mansioni. Sottolineai come si fosse prodotto un progressivo sfaldamento del tessuto sociale, dell’unità di corpo, ed un crescendo di forme di aggressività fra colleghi, fino a casi di violenza. Venne da me trattata una vecchia casistica di incentivi e di premiazioni, che precorsero quella che oggi si definisce comunemente “meritocrazia”. Si trattava delle “nuove” indennità di turnazione, dei progetti finalizzati., dei super-progetti, della riqualificazione.
Quindi, ho già insistito a sufficienza sulla tesi, peraltro ovvia, dell’odio che subentra fra persone che condividono il lavoro ed il guadagno, quando si differenziano i salari, un odio che è direttamente proporzionale alla quantità di sperequazione che si introduce, ma anche alla percezione o valutazione del grado di ingiustizia che i nuovi dislivelli vengono a determinare.
Ragazzi, non si sta trattando di un brustolino, come ritengono e sottovalutano i fautori della meritocrazia. SI STA TRATTANDO DELL’ODIO.
L’odio non è un brustolino. Oltre ad essere un macigno sulla qualità della vita nei luoghi di lavoro, l’odio è energia, energia intensa. Energia che viene sottratta all’attività. Energia che non può essere riversata sul processo produttivo neanche in forma di sublimazione, Si può sublimare l’amore in rapporti lavorativi che esigono la collaborazione, l’odio non si può sublimare.
L’odio non scaricato e non sublimato, nel migliore dei casi abbasserà il livello energetico del lavoratore, e quindi il suo rendimento produttivo. Nel caso peggiore produrrà un fattaccio foriero di conseguenze disciplinari, con conseguente calo della produzione. Infatti, un lavoratore sospeso dal servizio per motivi disciplinari è una unità produttiva in meno; un lavoratore che si reca a Roma per essere giudicato dalla commissione disciplinare manca per alcuni giorni dal servizio; un lavoratore preoccupato per il procedimento disciplinare che lo attende lavora con meno attenzione e meno energia, e quindi produce di meno e meno bene.
Ma abbiamo esaminato preventivamente finora gli estremi opposti, mentre saranno di gran lunga prevalenti i casi “mediani”.
Instaurandosi un clima competitivo nel posto di lavoro, poiché la progressione meritocratica non può essere data a tutti, ogni lavoratore si sentirà attorniato non più da colleghi, ma da avversari. Molto presto questi avversari diventeranno nemici, come vedemmo in “Buongiorno notte”. Ed allora crollerà ogni collaborazione costruttiva, come la pura e semplice trasmissione del sapere, di informazioni utili al perseguimento del prodotto finale (che nel nostro caso è un buon servizio per il pubblico). Più volte la meritocrazia andrà ad inceppare la catena che produce il risultato. Quando un lavoratore intuirà, o saprà per certo, che il merito con relativo punteggio sarà dato ad un altro, sarà fortemente tentato di non collaborare e forse anche di boicottare.
Ritornando al piano astratto, quel piano che tutto sintetizza e comprende: gli psicologi della GESTALTTHEORIE dimostrarono che “IL TUTTO E’ MAGGIORE E COMUNQUE DIVERSO DALLA SOMMA DEI SUOI COMPONENTI”. Questo principio vale anche per il pubblico impiego. Ogni servizio prodotto NON nasce dalla SOMMA di prestazioni individuali. Se così fosse, e se non valessero le obiezioni appena espresse, i fautori della meritocrazia avrebbero ragione: miglioriamo tramite i premi l’efficienza degli ingranaggi della produzione (ossia i lavoratori), ed avremo un maggior risultato. Infatti, aumentando gli addendi di una somma aritmetica, anche il risultato aumenta. Ma la produzione di servizi, a differenza della produzione di automobili, non è una sommatoria di sforzi individuali. Entrano in gioco nel nostro caso delle variabili tipicamente umane, che sono le relazioni e le connessioni volontarie. E sono queste, che la mazza meritocratica va a colpire, con inevitabile riscontro sui prodotti finali, ovvero sui servizi resi.
Sul piano astratto ed analogico: il taylorismo riduceva l’operaio ad una macchina, ottimizzandone i movimenti del corpo per le finalità produttive, ed intensificando i procedimenti lavorativi PER QUANTO POSSIBILE. Il taylorismo diede un “buon” esito, mantenne le sue promesse per un tempo breve iniziale, ma poi produsse scioperi e rivolte operaie, con perdite secche in termini di produttività.
Una parabola quasi uguale conoscerà forse la meritocrazia fra gli statali, momentaneamente Brunetta sarà portato in trionfo dalla pubblica opinione per i risultati conseguiti dalla sua riforma (e dopo di lui trionferà eventualmente Ichino, nell’ipotesi improbabile che il centro-destra italiano smetta di vincere le elezioni politiche). Ma con il tempo la produzione di servizi regredirà, forse perfino rispetto ai bassi standard attuali.
Sembrerà ai fautori della impostazione meritocratica che io stia facendo discorsi troppo astratti, da filosofo. Tenterò in un prossimo post di calarmi più nel concreto.".
Per chi fosse interessato a conoscere il prosieguo del mio discorso:
http://vivaibidelli.forumattivo.com/tem ... go-t29.htm