da pierodm il 29/12/2009, 22:36
Cominciamo da Ranvit, così ci leviamo il pensiero.
Tu non parlavi degli ultimi quindici anni, ma di tutta la storia della sinistra, vale a dire di una parte inestricabile dal resto della storia nazionale.
Le tue sono definibili come cazzate perché affermazioni apodittiche che non hanno alcun argomento a sostegno, e sono in contraddizione più o meno esplicita sia tra loro, sia con altre tue valutazioni, sia con la verità dei fatti, oltre ad essere giudizi pretenziosi e semplicistici, di caratura assolutamente sproporzionata all'entità dei fatti stessi che tu evochi.
Mi ricordano un mio compagno di scuola - tale Scelsa - che un giorno si alzò, proclamando: "il Paradiso di Dante è un aborto poetico".
Veniamo a Franz.
Nel tuo caso non è applicabile la stessa definizione adatta agli anatemi di Ranvit, perché sei più furbo e abile di lui.
Ma si può fare lo stesso un buon lavoro.
Quando le masse smettono di considerarsi tali ed ogni individuo viene considerato individuo, ... vorrai dire.
La definizione di "massa" non è un'auto-definizione, ma proviene dall'esterno della massa stessa - tanto è vero che tu, accortamente, fai una giravolta dialettica e passi da una prima frase "riflessiva" ad una seconda "passiva" (è considerato).
Nel merito, è poi tutto da dimostrare che nel periodo in cui si parlava di "masse lavoratrici", non ci fosse sia un'auto-coscienza, sia una etero-coscienza dell'individuo.
Sta qui il problema. Prima, un secolo fa, si risolvevano i problemi delle "masse" ed i lavoratori avevano una "coscienza di classe". Ora questa non esiste piu' ed ognuno risolve i suoi problemi idividualmente.
Un secolo, due secoli, vent'anni fa o ieri sera, la politica risolve sempre problemi di massa - ossia che riguardano un garnde numero di persone - e assai raramente i problemi di singoli individui o di ristrettissime categorie.
Questa è la prima - come vogliamo chiamarla? Sciocchezza? Imprecisione? Falsa premessa?
Il concetto di classe e di massa erano/sono concetti che non nascono dal nulla, ma rispecchiano una realtà: massa, in quanto grande numero, e classe, in quanto persone che hanno in comune caratteristiche e interessi comuni, e che sono individuati dal potere politico e legislativo, oltre che dalla controparte sociale, come insieme di persone che hanno caratteristiche e intersessi comuni.
La forza politica e operativa di una classe - non solo quella dei lavoratori - si basa sulla coscienza di essere tale: le banche, i capitalisti, gl'imprenditori, i "datori di lavoro" sanno benissimo quali sono i propri interessi, e non solo seguendo questi interessi s'incontrano spontaneamnete, ma a scanso di equivoci si accordano e si organizzano, formano lobbies più o meno esplicite e influendo fortemente sul potere politico.
Quello che ha distinto per lungo tempo la coscienza di classe di sinistra - la classe lavoratrice - è stata la dilatazione di tale coscienza al di là dei propri stretti interessi dei singoli o di categoria - cosa che semmai coinciderebbe con la coscienza corporativa, come poi è diventata, prima di diventare individualismo.
La scomparsa o l'attenuazione di una tale coscienza non è un progresso, ma dovrebbe semmai essere considerata una forma di degrado.
Un individualismo che deriva da un annullamento della coscienza comune, ossia della capacità di riconoscere la "comunità" e complessità sociale dei problemi, non so come si possa considerarlo in senso positivo.
Anche qui, mi sembra che si giochi sulla terminologia: individualismo contrapposto ad autoritarismo, e dunque come elemento positivo che si è guadagnato prestigio politico come fondamento del liberalismo, viene speso irrazionalmente per giustificare in sostanza un regresso.
Infatti, un individuo come quello da te evocato è certamente più debole, e assai meno consapevole: "individuo" ovviamente che esiste come new entry solo nella "massa", dato che le sue controparti rimangono le lobbies e le "confraternite" ben organizzate di sempre.
Anche i partiti di sinistra lo hanno capito, quando hanno visto il vuoto nelle loro fila. Masse e classe sono concetti ormai chiusi nei cassetti ed è per questo che certi partiti "di classe" ora sono su percentuali da prefisso telefonico. I lavoratori votano in modo del tutto libero.
Bella paraculata, no? Finalmente siamo tutti più liberali: questo intendevi dire, caro Franz?
Sul dettaglio delle tue affermazioni non ci entro: mi sembra di stare su Scherzi a Parte, e rischierei di apparire scortese.
Ricordati, comunque, che anni fa, nella vecchia ML dicevo: se la sinistra può esistere, esista, ma se deve sparire, sparisca. Non è detto che la sinistra ci debba stare per forza.
Ma, se c'è, non può essere un qualcosa-purchessia. E, se c'è stata, non può consentire ricostruzioni a vanvera.
Nessuno vota piu' per partiti che considerano "massa" la propria base (direi che massa o classe o gente sono comunque quasi sinomimi) ma per partito che si propongono come risolutori di problemi in cui ognuno, singolarmente, si riconosce.
Innanzi tutto: massa, classe e gente non sono per niente sinonimi, nemmeno "quasi".
Dico sul serio: mi meraviglio di te. 'Sta roba nemmeno mia zia l'avrebbe detta.
Il fatto che "nessuno vota più", etc, è un'afefrmazione che aspetta di essere argomentata o in qualche modo dimostrata: il fatto che sia una tua idea è già una garanzia, ma uno straccio di prova non guasterebbe.
Io per esempio ho votato Prodi - e diomiperdoni Rutelli - ma non avevo l'idea che mi servissero a risolvere nemmeno uno dei miei problemi.
Comunque, quand'anche fosse, lo vedi come un gran progresso? Una "rivoluzione liberale" - una rapporto tra cittadini e politica in cui ognuno vota secondo un orizzonte individuale della società e del mondo?