C'era una volta una politica, nella quale si discuteva se fosse accettabile il presidenzialismo, o se fosse meglio il premierato, o magari una sola camera, e quali contrappesi.
Non è che se ne discutesse molto, ma comunque se ne discuteva: non c'erano certezze, non circolavano dogmi, e non si pensava che qualunque novità, qualunque cambiamento fosse automaticamente una "modernizzazione".
Piano piano, zitti zitti, scemi scemi, ci siamo abituati a tutto, e ci siamo abituati a vivere sull'orlo del burrone.
Siamo passati da un generalizzato - prevalente - rifiuto dell'idea stessa d'un incombente "regime autoritario", che veniva irrisa come la "solita ossessione dei radicali di sinistra", ad una specie di fatalismo sul fatto che un tentativo di instaurazione di regime sia in atto.
Ci accontentiamo che "non si facciano leggi ad personam", lasciando intendere che tutto sommato il resto sia discutibile ma nient'affatto grave.
Io francamente, più ci penso e più mi convinco di un paradosso, di un'idea sconcia e oscena: se concedessimo a Berlusconi un lurido lasciapassare, col patto che si levi dai coglioni, e riservassimo la nostra attenzione sul "resto"?
E' un paradosso, sia chiaro, am serve a sottolineare l'importanza di questo "resto", e della necessità di eventuale opposizione vera su questi temi, sulle riforme costituzionali e istituzionali, su tutto ciò di cui attualemnte si dicute pochissimo.