Il nostro è un partito ancora "bambino" e crescendo deve prendere identità precise che ancora non ha.
Chi mi legge, sa bene che pur rispettando l'anima cattolica ( qualcuno mi ha rimporverato per questo esortandomi a definire clericale. Basta capirsi ) non credo che questa componente si trovi a suo agio nel nostro partito. E francamente credo che non si trovino perfettamente bene nemmeno chi cattolico (clericale) non è.
In questi giorni (ieri ed oggi) c'è il congresso del PSE a Praga, che sto seguendo con interesse. Ecco vorrei che il PD non fosse solo un "invitato", ma un aderente a tutti gli effetti, perchè credo che questa sia l'identità precisa del partito democratico. Però non possiamo aderire, perchè la componente cattolica(clericale) non vuol certo morire socialista. Allora stiamo cercando un termine, un aggettivo, un appellativo per giustificare la nostra coesistenza insieme ai cattolici.
Non sarebbe più semplice e anche più giusto che le due componenti riconoscessero che possano essere eventualmente allaeati ma non formare un unico partito. La Bindi, dopo l'uscita di Dorina Bianchi (dimissioni ch emi auguro possano essere seguite numerose) afferma che il nostro è un partito plurale. Questo termine dice tutto e dice nulla ( i democristiani erano assi in questo: vi ricordate le convergenze parallele, la non-sfiducia....). Cosa significa essere plurali, essere diversi? Avere una eterogeneità di idee? Un partito ovviamente non può essere una "caserma", ci possono essere correnti di pensiero divergenti, ma la linea politica deve essere condivisa da tutti, altrimenti si torna alla fallimentare esperienza unionista di Prodi. Quello si che era un partito plurale. Pluralissimo. Ognuno faceva i c.... suoi. Amanti del travestimento, ex-terroristi (ma un terrorista può dirsi ex?), clericalissimi proni al vaticano, gay orgogliosamente dichiarati, crociati per la famiglia, DiPietro e sue vittime oltraggiate in tribunale che flirtavano, drogati, spacciatori e coltivatori di marjuana, disobbedienti che vedevano l'ordine pubblico come il fumo negli occhi. Insomma un vero pluralismo.
Il partito che vorrei, dovrebbe essere fortemente identitario, parte della famiglia europea del PSE, attento alle proposte della piazza ma senza cavalcarne l'onda. Un partito che non si debba vergognare di chiamarsi socialdemocratico, riformista. Che possa accogliere le aspettative del mondo del lavoro, partendo dai lavoratori e dalle piccole imprese che costituisconola vera ossatura del mondo del lavoro italiano. Che non abbia timori ad essere a fianco degli USA, che rigetti l'antiamericanismo tipico dell'estremismo di sinistra. Che sappia guardare al rispetto dell'ambiente senza farsi travolgere dall'ottusità ambientalista senza se e senza ma.
E logicamente un partito senza timori reverenziali per quel campione di giustizialismo, fautore del tintinnar di manette che risponde al nome di Tonino.
Come scrivevo in altro post, fra poco potremmo essere chiamati alla guida del paese.
Paradossalmente preferirei che il centrodestra finisse la legislatura. Ci sono molte contraddizioni in quel partito e stanno emergendo veri contrasti profondi, praticamente è una cottura a fuoco lento. Mese dopo mese i consensi calano e potrebbe essere finalmente il momento dell'alternanza, in cui dovremo farci trovare pronti, con il programma, con gli alleati (eventuali, ma io preferirei da soli) e sopratutto avere già la nostra identità. Sapere se al parlamento europeo potremo sederci frai banci del PSE. Chi se ne vuole uscire dal partito, lo abbia già fatto nei tempi giusti, così da far condividere a tutti gli esponenti la linea politica.
Cordialità