da pierodm il 10/12/2009, 1:44
Che cosa si vuole realmente dimostrare...?: dice bene Franz, con il quale non concordo sull'utilità della riflessione o rivisitazione storica, che non solo è utile, ma non c'impedisce di ocuparci anche di tutto il resto.
Tra l'altro, rivisitare la storia è utile per capire meglio il modo di ragionare dei nostri concittadini e interlocutori.
Di Pansa m'interessa poco - nel senso che può scrivere quello che vuole, per ragioni che non m'interessa indagare - e trovo assolutamente pretestuoso affermare che quelle vicende fossero insondabili o sconosciute, o inconoscibili ai più, in seguito ad una sorta di omertà: anche senza conoscere i dettagli, qualunque persona dotata di buon senso era in grado di capire che in un contesto post bellico e post dittatoriale può succedere di tutto, e che di tutto è effettivamente successo.
Oltre tutto, nell'intero Occidente non sono mancate - Italia compresa - opere letterarie e cinematografiche che hanno rappresentato le controversie, le contraddizioni, le ambiguità che hanno afflitto la parte dei vincitori.
Trovo anche molto stupido aspettarsi che i protagonisti di quella stagione partigiana fossero ansiosi di mettere in luce le malefatte di alcuni che militavano o si nascondevano tra le proprie file: un genere di "trasparenza" che non è avvenuta presso nessuna delle parti che hanno vinto quella guerra - e altre guerre - senza che ciò abbia impedito alla coscienza di queste stesse nazioni la consapevolezza che azioni riprovevoli erano state commesse dai "loro ragazzi".
Soprattutto, poi, mettere sul piano della malefatta o del dramma esistenziale quegli avvenimenti è davvero un'operazione capziosa, che risponde ad una precisa ideologia storiografica, basata principalmente sulle figure dei leader, sulle "gesta", sulle questioni di onore e disonore, nel migliore dei casi (rari, perché è cosa più facile da immaginare che da realizzare) trasformando le vicende storiche in un'eterna dilatazione di Delitto e Castigo.
Ora, qual è il senso storico - e culturale, e sociale - di quelle vicende che ruotano intorno al nazismo e al fascismo?
La scoperta che esiste la vendetta, o più in generale la scoperta che in un clima di violenza esistono quelli che se ne approfittano, o che perdono la testa?
O la scoperta che anche nel fascismo non tutto è stato negativo?
O - aggiungo io, consapevole di sembrare eretico per qualcuno - la scoperta che anche tra i soldati tedeschi ci furono degli eroi, dei ragazzi che hanno compiuto gesti umanamente apprezzabili?
Credo che tutto ciò appartiene alla consapevolezza di ognuno di noi, se appena abbiamo una coscienza aperta e un minimo di conoscenza dela storia, e della natura umana stessa.
Una coscienza, semmai, che dobbiamo giudicare assente, o estremamente limitata, in coloro che a quelle vicende hanno dato inizio e tragico seguito: nazisti e fascisti, e coloro che nei decenni successivi ne hanno difeso o perfino celebrato le gesta.
Semmai, a questo proposito, volessimo approfondire, sarebbe assai opportuno andare al di là della generica citazione del "dramma" di quegli anni di nazifascismo e di guerra, e di tutte le guerre e di tutti quei regimi simili al nazifascismo: si fa presto a dire, infatti, che "furono anni duri", o che "la polizia commise prepotenze insopportabili", o che "non si poteva fare questa o quella cosa", e questi diventano ritornelli inodori e insapori, come se fossero solo parole.
Poi, quando si apprende di un gesto "insensato", sembra assurda la sproporzione tra il gesto stesso e quelle che ci siamo abituati a considerare solo "parole".
Ricordo il nonno di mia madre, che aveva fatto la Grande Guerra in trincea: mi raccontava i dettagli di quella guerra, ed era il racconto di una pazzia di massa, di fame, terrore, violenza, urla, puzza, escrementi, umiliazioni, mutilazioni, e di giovani contadini analfabeti che arrivavano timidi e si trasformavano in assassini. Qualche volta - nemmeno rara - in assassini dei loro ufficiali, o dei loro compagni. Ragazzi che si mutilavano per scampare da un mese in più al fronte.
C'è tutto questo, e forse di peggio, in quella semplice frase: "è stata dura".
E pure, ricordo anche quando da ragazzino vidi quel trionfale film patriottico su Trieste - le ragazze di Trieste, gridan tutte con ardore: O italia o Italia del mio cuore ... - anni prima che il vecchio contadino mi raccontasse della guerra.
Ma va be', lasciamo stare, e torniamo a noi: che cosa si vuole dimostrare?