annalu ha scritto:disallineato ha scritto:Quando ho identificato il sindacato con un colore, (biamco Cisl, rosso CGIL) non ho voluto dire che per statuto quel sindacato abbia tendenza politica. La simpatia politica ce l'hanno dirigenti ed iscritti. E pertanto se nella CGIL ci sono più iscritti e dirigenti che hanno simpatie per la sinistra che nella CISL, non vedo che ci sia di male a chiamare rosso il sindacato di Epifani e bianco quello di Bonanni. [...] Però torno a ripetere che se fossero davvero tutti uguali, immuni alle simpatie politiche, me lo dici che senso avrebbe avere 3 o 4 sindacati maggiori? Basterebbe averne uno.
Se davvero i sindacati si differenziassero solo per le simpatie politiche dei loro dirigenti, allora sarebbe del tutto inutile avere dei sindacati, basterebbero delle sezioni di partito deputate ad occuparsi del problema.
Vedi disallineato, quello che per te sembra incomprensibile, è l'idea che i sindacati, bene o male, siano organizzazioni il cui scopo principe è tutelare l'interesse dei lavoratori (che poi riescano a farlo, è un altro discorso).
L'unità sindacale è stato un traguardo, ottenuto per la convinzione che "l'interesse dei lavoratori" fosse un obiettivo limpido, ed indipendente dalle idee politiche (partitiche) dei sindacalisti.
Naturalmente la cosa a qualcuno non stava bene, Così hanno iniziato ad etichettare i vari sindacati sulla base delle simpatie politiche prevalenti tra i dirigenti. E così sono nate le denominazioni dei sindacati basate sui "colori" (rosso, bianco, nero...).
Quello che tu sembri incapace di comprendere che queste denominazioni "colorate" qualificano chi le da, non i sindacati. Non è questione di offendersi, ci mancherebbe. Solo che nessuno, veramente interessato ai problemi dei lavoratori, userebbe questa terminologia, tipica di un certo ambiente che evidentemente tu frequento abitualmente. E che non è il nostro, della maggioranza dei frequentatori di questo forum.
Forse sarebbe meglio che tu cominciassi a chiarirti le idee, prima di tutto con te stesso.
annalu
Onorato di avere le Sue riflessioni e continuando a evitare di rivolgermi a Lei come amichevolmente facevo prima, utilizzo il tono più formale, ma che Lei sembra gradire:
Dunque Signora Annalu, non ribatto circa la chiarezza di idee, perchè rischerei di essere scortese e con un asignora non sta bene.
Però vorrei invitarLa nelle occasioni di ritrovo dei comitati di fabbrica dei vari sindacati, sopratutto quello dellaCGIL e probabilmente si accorgerebbe, con Suo immenso stupore, che loro stessi si definiscono il sindacato rosso per eccellenza, senza per questo dovessene vergognare.
Molti iscritti hanno simpatie politiche e sono al tempo stesso militanti sia nel sindacato che nel partito. Che male c'è? Non bisogna ottusamente cercare di dividere le due attività. Siamo esseri umani e non robot. Abbiamo simpatie ed emozioni.
E non è uno scandalo se un attivista sindacale lo è anche nel partito.
Gli ambienti che frequento sono quelli dei lavoratori, in quanto anche io lavoratore, circoli arci ma non solo, ambienti dove si fa volontariato, ambienti dove si dibatte talvolta anche animatamente. Venga in questi ambienti signora Annalu', respirerà un aria a volte proletaria a volte liberale, ma sempre un aria di gente comune poco dedita ai salotti dove poco si fa e molto si discute, magari sulla differenza di quel partito da quel sindacato.
Ai lavoratori interessa che ogni tanto (in tono ironico), qualche interesse venga loro difeso. Che questo venga dal sindacato rosso, oppure sindacato senza colore poco importa.
Mi perdoni l'ardire, ma sembra che talvolta anche Lei si "perda" in chiacchere sopraffine. Ai lavoratori interessa poco la terminologia e l'esatto lessico. Basta capirsi. E frai lavoratori, quando si dice sindacato rosso, sappiamo tutti qual'è.
Cordialità Signora Annalu', mi perdoni se non ho avuto argomenti di Suo gradimento, ma come Le ho detto in altri post, sono "disallineato" dal pensiero comune.