da pierodm il 11/11/2009, 2:08
Cardiff
Non intendevo attribuirti tutto ciò che hai detto: ho soltanto preso una frase, che corrisponde ad un concetto largamente diffuso e, secondo me, fuorviante, anche se avevo capito bene che tu la frase non l'avevi usata con il significato che io ho voluto sottolineare.
Matthelm
Forse sarebbe più utile - a te e al forum - che tu dismettessi l'idiosincrasia che hai verso tutto ciò che scrivo, in via pregiudiziale, e che ci riflettessi sopra appena un po' meglio.
Ma comunque, va bene anche così.
Il fatto è che la genesi del PD ha fatto in modo da trasformare due problemi che avevano una difficile soluzione, in un problema solo senza soluzione, o quasi.
I due problemi erano: uno, la ricollocazione di una parte degli ex-DC e di coloro che avevano basato la propria appartenenza politica su una più o meno coerente posizione anti-comunista; due, la ricollocazione degli ex-PCI e dei socialisti non-craxiani. "Ricollocazione", nel senso più generale, di revisione ideologica e politica in un quadro socio-economico caoticamente definito nuovo e diverso.
Due problemi, abbiamo detto, di soluzione nient'affatto facile, ma estremamente utile, soprattutto sul piano culturale, ma anche su quello strettamente politico: avrebbe implicato una profonda riflessione su temi antichi e mai tramontati, e su quelli più recenti e sugli indirizzi di prospettiva futura.
La sinistra una parte di questa riflessione l'ha fatta: non abbastanza e probabilmente in direzioni in parte sbagliate, ma ha comunque cominciato a farla.
Gli ex-DC no, e gli altri più sparpagliati nemmeno: sono rimasti sulle loro posizioni, politicamente indecifrabili del passato, e aggrappati alla dialettica polemica anti-comunista, perfino più viscerale e più astratta di quando la realtà italiana della prima repubblica post-fascista implicava una forma di convivenza sociale e di collaborazione istituzionale con la sinistra italiana.
Riunificare sotto la stessa insegna questi due problemi ha significato sperare di trovare una soluzione che fosse valida per entrambi: cosa evidentemente impossibile, e a poco vale l'espediente di cambiare le parole che definiscono il problema per renderlo più abbordabile.
Ma non si capisce bene la natura del problema e della sua irrisolvibilità, se non lo consideriamo nel merito, e non astrattamente e, per così dire, secondo un metro di giudizio "equidistante".
La trasformazione che viene richiesta alle due componenti non uguale per entrambe: sia perché una delle due componenti, quella "moderata", un vero percorso di riflessione e ricollocazione non ha mai cominciato a farlo e dunque si trova in un grave arretrato; sia perché partire da sinistra, perfino massimalista, per andare verso posizioni più riformiste è assai diverso che partire da posizioni moderate e andare verso posizioni più caratterizzate politicamente, e che richiedono scelte più radicali.
Un esempio perfino troppo evidente di questa discrasia è il tema cosiddetto "etico".
La maggiore difficoltà è quella in cui si trovano coloro che fanno della "cattolicità" una discriminante politica: quando militavano nella DC, il partito stesso provvedeva a metabolizzare e digerire la complessità del rapporto con i fattori "religiosi", elaborando in definitiva una posizione complessivamente laica dentro il grande calderone delle sue correnti e delle sue diversità. O almeno, una posizione "accettabilmente" laica.
Scomparsa la DC, ed essendo mancata una riflessione adeguata su questi temi in senso politico, le varie componenti cattoliche si sono trovate nella necessità di reinventarsi in corso d'opera una propria identità politica e hanno dato risposte diversissime: alcune hanno accettato la laicità implicita in un partito di centro-sinistra, altre sono rifluite sotto l'ala di un vetero-vaticanismo, altre nella posizione di chi si sente "cattolico liberale" (quindi non clericale) ma che non trova di meglio che definire "estremismo laicista" ogni posizione autenticamente liberale o semplicemente libertaria, liberal-socialista e di sinistra.
Io, ad essere sincero, se fossi uno di questi "moderati", eviterei da tutto inizio di imbarcarmi con un partito che ha evidentemnte radici liberali e socialiste, che è derivato in gran parte dalle trasformazioni intervenute nella galassia di sinistra, e soprattutto dagli ex-PCI.
Facendo questa scelta, infatti - ammesso che le mie convinzioni fossero radicate e forti - avrei da obiettare in continuazione, ma più probabilmente mi chiederei sistematicamente "che cosa ci faccio qui".
E certamente sarei un compagno di strada tanto incompreso quanto fastidioso.
Tornando a bomba su Rutelli: Cicciobello aveva fatto evidentemente male i suoi conti, anche se nel suo caso escluderei che le sue convinzioni "cattoliche" siano mai esistite, e comunque siano mai state profonde e forti.
Ma evidentemente non erano profonde e forti nemmeno le sue radici libertarie e radicali.
In realtà sono affari suoi.