da pierodm il 16/10/2009, 22:28
Lo schieramento delle alleanze non lo decide il PD, ma scaturisce dalla volontà di tutte le formazioni che sono su piazza, e dipende in gran parte dal "fare che cosa".
In questo senso la preferenza di ciascun candidato è indicativa per ciò che riguarda un'identità di massima del candidato stesso, ma nel concreto è solo un parametro tra i tanti che entrano in gioco - probabilmente destinato a mutare, comprimersi, dilatarsi, contraddirsi in relazione alle vicende del momento.
In altri termini, le alleanze sono uno dei fattori più variabili, e oltre tutto nessuno dei tre candidati mostra fondamentali differenze con gli altri due anche in questa materia.
D'altra parte, in tutto ciò che li accomuna non si riesce a trovare un'identità chiara e organica di ciò che dovrebbe essere il PD, soprattutto se si esclude dalla valutazione il "retrogusto" implicito nella loro provenienza culturale: PCI di Bersani, DC di Franceschini, laicismo di Marino.
La base ideologica migliore sarebbe una fusione tra il laicismo di Marino e la tradizione politica del PCI, cosa che in altri tempi io avevo sperato e personalmente praticato, nell'adesione in contemporanea al PCI e alle battaglie radicali: per farne, però, un'identità, un progetto organico non bastano gli "accostamenti", ma è necessaria un'opera intellettuale e politica molto più approfondita.
Per rispondere a Incrociatore: se Marino vincesse di un solo voto in più, sarei ben soddisfatto, e meriterebbe di essere il segretario. Non vedo il problema.