Secondo il «Los Angeles Times» avrebbe dovuto liquidare alla vittima 500 mila dollariPolanski, il giallo del risarcimento
e dietro l’arresto l’ombra del barattoL’ipotesi: il regista sarebbe stato incluso nella trattativa Ubs sui conti segreti Usa
WASHINGTON — Un baratto tra governi. Un accordo che ha portato all'arresto in Svizzera di Roman Polanski. Chiariamo subito: non vi sono prove dello scambio ma solo sospetti rilanciati anche dalla stampa elvetica. Tutto ruoterebbe attorno alla questione dei fondi segreti depositati da cittadini americani in Svizzera. Un dossier delicato che ha trovato un primo accordo questa estate. In base all'intesa l'Ubs ha consegnato al Fisco statunitense l’elenco di 4.400 cittadini Usa che avevano nascosto i loro capitali nella banca elvetica. Una lista parziale, perché il numero degli evasori è ben più alto: quasi 13 mila. Preoccupati che la magistratura di Miami — che ha in mano il caso — possa tornare all’attacco bussando alla porta di altre banche, gli svizzeri hanno cercato di manovrare offrendo il possibile. E tra le pedine — sostiene il teorema — c'era anche la testa di Polanski, inseguito dalla giustizia americana per lo stupro, nel 1977, dell’allora tredicenne Samantha Geimer.
Chi crede a questa ricostruzione liquida con un sorriso la versione ufficiale sull’arresto. Ossia che l’annunciato arrivo del regista polacco a Zurigo abbia dato tutto il tempo necessario per preparare la trappola mentre in altre occasioni non si erano verificate le condizioni favorevoli. Spiegazione che non regge, sottolineano in molti. Se questa volta sono scattate le manette è perché c’era la volontà di farlo, forse sotto la pressione della vicenda Ubs.
Uno sviluppo che è diventato persino oggetto di satira tv. «Diamo un premio cinematografico a Osama Bin Laden in Svizzera, così viene a ritirarlo e noi lo arrestiamo », è stata la battuta.Le voci sul presunto baratto sono state seguite dalle notizie su un risarcimento di Polanski alla vittima. Ieri il Los Angeles Times ha scritto che il regista si era impegnato, nel 1993, a versare 500 mila dollari a Samantha Geimer. Ma, dall’analisi dei documenti giudiziari, non è chiaro se abbia mantenuto la promessa. Nelle carte si parla di un accordo per un assegno consistente e una polizza sulla vita di altri 500 mila dollari. Tre anni dopo, però, la ragazza era ancora in causa per avere il denaro. Una battaglia legale che si sarebbe comunque chiusa nell’agosto del 1996 con un probabile accordo del quale però sono rimasti ignoti i particolari.
Samantha, che oggi vive alle Hawaii e fa la bibliotecaria, non ha mai parlato di questo aspetto. Anzi, negli scorsi giorni ha ribadito che per lei il suo aguzzino ha già pagato abbastanza, posizione sostenuta anche da una lettera scritta al giudice. Un perdono generoso visto quello che ha patito. Durante l’interrogatorio ha descritto in dettaglio al magistrato la violenza. Con il regista che all’inizio l'ha costretta a restare nuda, poi l'ha fatta scendere in piscina e l'ha molestata una prima volta. Quindi sono entrati in casa — la villa di Jack Nicholson — e l'ha sodomizzata.
Crudi particolari sbattuti in faccia a quanti sono insorti per l'arresto di Polanski. Uno schieramento trasversale che ha messo insieme il regista Martin Scorsese, Vasco Rossi, Woody Allen, il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner e quello della Cultura Frédéric Mitterrand, più una falange di esponenti polacchi. Hanno parlato di «linciaggio», di «uomo gettato in pasto ai leoni», di giustizia «inquietante », di un provvedimento per una storia che loro considerano ormai sepolta.
Uno slancio di solidarietà che sembra però raffreddarsi. Almeno nel mondo politico. Il portavoce del governo francese, Luc Chatel, ha precisato che Parigi non interverrà nella vicenda e che «nessuno è al di sopra della legge». Il premier polacco Donald Tusk ha invitato i suoi ministri alla «cautela».
Un ripensamento forse legato ad un’analisi più obiettiva dei fatti e alla reazione sdegnata dell’opinione pubblica. Mitterrand si era spinto a dire che «tutti i francesi» provavano la sua stessa emozione e rabbia per l’arresto.
I sondaggi lo hanno smentito. Dalla Francia alla Polonia i cittadini vogliono che Polanski risponda davanti alla Legge. E non piangono se il regista è rinchiuso in una cella spartana dove riceve, come tutti gli altri detenuti, una «paga» di 3 euro al giorno. Una reclusione senza apparenti favoritismi in attesa che il tribunale decisa se concedere o meno la libertà provvisoria.
Guido Olimpio
04 ottobre 2009
www.corriere.it
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
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