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Polanski e lo Stato di Diritto

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Re: Polanski e lo Stato di Diritto

Messaggioda annalu il 30/09/2009, 18:14

pagheca ha scritto:e' interessante notare come si tenda a chiudere un occhio nei confronti di una persona che si sia macchiato di un crimine cosi' infame, solo perche' "famoso regista".

Si provi a immaginare l'effetto sulla psicologia di una persona di quell'eta' di avere rapporti del genere, oltre quello di essere stata prostituita di fatto dalla madre, e di essere stata soggiogata da droghe e alcohol. Non capisco proprio come si possa trovare una scusa per questo. Quando sono stati scoperti crimini fatti da preti 50 anni fa sono tutti saltati su come ossessi invocando il carcere immediato (che spesso non e' venuto). Cerchiamo di ragionare con la nostra testa anche in questo caso per favore.

pagheca

Terribile, e senza scuse.
Se però un'attenuante vogliamo cercarla, io per Polanski penso alla sua infanzia terribile di bambino perseguitato e solo. E poi, quando pensava di avercela fatta, quella cosa innominabile accaduta alla moglie incinta del suo primo figlio ... chi è stato più volte all'inferno forse può aver diritto a un occhio di riguardo.

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Re: Polansky e lo Stato di Diritto

Messaggioda pagheca il 30/09/2009, 18:23

Anna,

e' cosa nota che una grande percentuale di pedofili, stupratori, etc. non fanno altro che ripetere gesti di cui sono stati vittima in gioventu'. Ci sono delle statistiche a dimostrarlo, non sensazioni. Questo significa che dobbiamo affrontare il problema in tempo, curare le persone a rischio, denunciare chi esegue questi atti disgustosi.

Ma la responsabilita' di un adulto e' indipendente da questo e non entra in gioco nel giudizio, a meno che non vi sia l'incapacita' di intendere e di volere. Questo vale per tutti, anche per i famosi registi. Non e' un attenuante. Piuttosto la chiamerei la "spiegazione" di un fenomeno.

un saluto
pagheca
Ultima modifica di pagheca il 30/09/2009, 19:11, modificato 2 volte in totale.
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Re: Polansky e lo Stato di Diritto

Messaggioda incrociatore il 30/09/2009, 19:04

per me nessuna attenuante... tranne il fatto che purtroppo, ormai, ha 76 anni.
E quel "purtroppo" è proprio il senso della stranezza che prima ho rilevato. Non strano che adesso sia dentro, ma strano che non ce l'abbiano messo prima.
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Re: Polansky e lo Stato di Diritto

Messaggioda franz il 30/09/2009, 20:44

incrociatore ha scritto:per me nessuna attenuante... tranne il fatto che purtroppo, ormai, ha 76 anni.
E quel "purtroppo" è proprio il senso della stranezza che prima ho rilevato. Non strano che adesso sia dentro, ma strano che non ce l'abbiano messo prima.

Beh, una novità giuridica esiste e consiste nel fatto che alla fine del 2008 i cittadini svizzeri hanno deciso, chiamati al referendum nazionale, che i reati di pedofilia non hanno prescrizione, aggiungendo questa imprescrittibilità a quella già prevista per i reati di genocidio, i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e gli atti terroristici.
Ora puo' darsi che in altri paesi il reato cada in prescrizione prima o poi ma questo non è piu' il caso per la Svizzera.
In reato non cade mai in prescrizione, come per i criminali nazisti scoperti a 80 anni.

Ogni paese reagisce sulla base dei reati che sono previsti internamente.
Se per esempio un saudita viene condannato per abuso di salumi ed alcolici, non viene certo arrestato a zurigo o madrid e dove mangiare salami non è reatio
Per ogni mandato di arresto si verifica l'aderenza con il diritto interno.
Probabilmente il nuovo mandato di cattura, emesso dal tribunale californiano dopo il referendum svizzero, è l'elemento ingoto che procura quel senso di stranezza.

Franz
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Polanski, la stampa americana: "Torni e si faccia condannare

Messaggioda franz il 30/09/2009, 22:20

Il New York Times e il Los Angeles Times, due autorevoli quotidiani statunitensi considerati liberal, sferrano oggi un pesante attacco contro Roman Polanski e rivelano imbarazzanti dettagli

NEW YORK - Il regista franco-polacco arrestato in Svizzera deve comparire davanti a un tribunale Usa - sostengono Nyt e Lat - per lo stupro commesso una trentina di anni fa nei confronti di una tredicenne, e soprattutto dovrà scontare una pena, avendo riconosciuto il delitto.

Rispondendo ad una domanda la segretaria di Stato Usa Clinton ha detto oggi a New York: "Non ho visto la lettera (inviatale dal ministro degli esteri francese Bernard Kouchner e dal suo collega polacco Radoslaw Sikorski), me ne ho avuto notizia. La questione non mi riguarda, ma riguarda il sistema giudiziario americano, riguarda l'applicazione della legge".

Le accuse dei giornali - Riecheggiando, almeno in parte, quanto scritto da editorialisti europei, i quotidiani insistono in particolare su due elementi. Primo, Polanski si è dichiarato colpevole dello stupro di una tredicenne, un delitto orribile. Secondo, il regista non è più tornato negli Stati Uniti quando ha capito che sarebbe finito in carcere per diversi anni, molto di più a lungo rispetto ai 42 giorni passati in prigione prima di tornare in Europa, autorizzato dal giudice americano per una serie di impegni cinematografici.

Sia Nyt sia Lat riconoscono che Laurence Rittenband, il giudice del tribunale di Santa Monica, non avrebbe rispettato i termini del patteggiamento che avrebbe evitato il carcere al regista, ed intendeva spedirlo dietro alle sbarre per 50 anni.

Polanski rischia fino a tre anni di carcere - Ma i due quotidiani non lo considerano un motivo sufficiente per fuggire. Negli Usa, per i delitti di questo tipo, non esistono i processi per contumacia, dato che la Costituzione richiede la presenza dell'imputato, essenziale per garantire il diritto alla difesa. Non essendosi presentato in tribunale (ed essendo quindi sfuggito alla inevitabile condanna penale) Polanski rischia fino a tre anni di carcere.

Il New York Times risponde alla Francia
- Si chiede il New York Times, criticando le voci autorevoli che si sono levate in sua difesa in Francia, tra cui quella del ministro della cultura Frederic Mitterrand ed il suo predecessore Jack Lang: "Dov'é l'ingiustizia nel portare in tribunale qualcuno che ha riconosciuto di avere stuprato una minorenne e poi scompare nella natura, non importa quanto grande sia il suo talento?".

"Ti va di essere penetrata da dietro?"
- Il Los Angeles Times ha ripescato le minute della deposizione della tredicenne, e sono piuttosto devastanti. Ad un certo punto dopo aver scoperto che lei non prendeva la pillola, Polanski le chiede: "Ti va di essere penetrata da dietro?". "No" risponde lei, ma lui non si ferma.

Quando il procuratore le chiede se ha resistito, l'adolescente risponde: "Non proprio" perché "ero spaventata da lui". Poi aggiunge che Polanski le ha detto: "Oh, non raccontare a mamma quello che è successo, è il nostro segreto". Ma la madre della ragazza, una volta appreso quello che era successo, chiamò la polizia.
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Schwarzenegger: "Nessun trattamento speciale per Polanski"

Messaggioda franz il 02/10/2009, 9:22

LOS ANGELES - Il governatore della California Arnold Schwarzenegger ha detto di essere un ammiratore di Roman Polanski come artista aggiungendo che il regista sarebbe trattato "come qualsiasi altra persona" dovesse tornare nello stato per rispondere della accusa di avere stuprato una tredicenne oltre trenta anni fa.

Le autorità Usa hanno chiesto la estradizione del regista, fuggito in Europa nel 1977 per sottrarsi alla sentenza del processo, dove rischiava molti anni di carcere. Da allora è sempre rimasto alla larga dall'America.

"Sono un grande ammiratore del suo lavoro - ha detto Schwarzenegger in una intervista alla CNN - Ma se dovesse tornare in California sarebbe trattato come una persona qualsiasi".

Come governatore, Schwarzenegger ha il potere di perdonare Polanski, se il regista lo chiedesse dopo essere tornato negli Stati Uniti. Ma Polanski sembra determinato a fare tutto quello che è in suo potere per evitare la estradizione negli Usa.
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Re: Polanski e lo Stato di Diritto

Messaggioda franz il 04/10/2009, 11:42

Secondo il «Los Angeles Times» avrebbe dovuto liquidare alla vittima 500 mila dollari
Polanski, il giallo del risarcimento
e dietro l’arresto l’ombra del baratto

L’ipotesi: il regista sarebbe stato incluso nella trattativa Ubs sui conti segreti Usa

WASHINGTON — Un ba­ratto tra governi. Un accor­do che ha portato all'arresto in Svizzera di Roman Polan­ski. Chiariamo subito: non vi sono prove dello scambio ma solo sospetti rilanciati anche dalla stampa elvetica. Tutto ruoterebbe attorno alla questione dei fondi se­greti depositati da cittadini americani in Svizzera. Un dossier delicato che ha tro­vato un primo accordo que­sta estate. In base all'intesa l'Ubs ha consegnato al Fisco statunitense l’elenco di 4.400 cittadini Usa che ave­vano nascosto i loro capitali nella banca elvetica. Una li­sta parziale, perché il nume­ro degli evasori è ben più al­to: quasi 13 mila. Preoccupa­ti che la magistratura di Mia­mi — che ha in mano il caso — possa tornare all’attacco bussando alla porta di altre banche, gli svizzeri hanno cercato di manovrare offren­do il possibile. E tra le pedi­ne — sostiene il teorema — c'era anche la testa di Polan­ski, inseguito dalla giustizia americana per lo stupro, nel 1977, dell’allora tredicenne Samantha Geimer.

Chi crede a questa rico­struzione liquida con un sor­riso la versione ufficiale sul­l’arresto. Ossia che l’annun­ciato arrivo del regista polac­co a Zurigo abbia dato tutto il tempo necessario per pre­parare la trappola mentre in altre occasioni non si erano verificate le condizioni favo­revoli. Spiegazione che non regge, sottolineano in molti. Se questa volta sono scatta­te le manette è perché c’era la volontà di farlo, forse sot­to la pressione della vicenda Ubs.Uno sviluppo che è di­ventato persino oggetto di satira tv. «Diamo un premio cinematografico a Osama Bin Laden in Svizzera, così viene a ritirarlo e noi lo arre­stiamo », è stata la battuta.

Le voci sul presunto barat­to sono state seguite dalle notizie su un risarcimento di Polanski alla vittima. Ieri il Los Angeles Times ha scrit­to che il regista si era impe­gnato, nel 1993, a versare 500 mila dollari a Samantha Geimer. Ma, dall’analisi dei documenti giudiziari, non è chiaro se abbia mantenuto la promessa. Nelle carte si parla di un accordo per un assegno consistente e una polizza sulla vita di altri 500 mila dollari. Tre anni dopo, però, la ragazza era ancora in causa per avere il denaro. Una battaglia legale che si sa­rebbe comunque chiusa nel­l’agosto del 1996 con un pro­babile accordo del quale pe­rò sono rimasti ignoti i parti­colari.

Samantha, che oggi vive alle Hawaii e fa la biblioteca­ria, non ha mai parlato di questo aspetto. Anzi, negli scorsi giorni ha ribadito che per lei il suo aguzzino ha già pagato abbastanza, posi­zione sostenuta anche da una lettera scritta al giudi­ce. Un perdono generoso vi­sto quello che ha patito. Durante l’interrogatorio ha descritto in dettaglio al magistrato la violenza. Con il regista che all’ini­zio l'ha costretta a restare nuda, poi l'ha fatta scen­dere in piscina e l'ha mo­­lestata una prima volta. Quindi sono entrati in casa — la villa di Jack Nicholson — e l'ha sodo­mizzata.

Crudi particolari sbattuti in faccia a quanti sono insor­ti per l'arresto di Polanski. Uno schieramento trasversa­le che ha messo insieme il regista Martin Scorsese, Va­sco Rossi, Woody Allen, il ministro degli Esteri france­se Bernard Kouchner e quel­lo della Cultura Frédéric Mitterrand, più una falange di esponenti polacchi. Han­no parlato di «linciaggio», di «uomo gettato in pasto ai leoni», di giustizia «inquie­tante », di un provvedimen­to per una storia che lo­ro considerano ormai sepolta.

Uno slancio di solidarie­tà che sembra però raf­freddarsi. Almeno nel mondo politico. Il portavo­ce del governo francese, Luc Chatel, ha precisato che Parigi non interverrà nella vicenda e che «nessu­no è al di sopra della legge». Il premier polacco Donald Tusk ha invitato i suoi mini­stri alla «cautela».

Un ripensamento forse le­gato ad un’analisi più obietti­va dei fatti e alla reazione sde­gnata dell’opinione pubblica. Mitterrand si era spinto a di­re che «tutti i francesi» prova­vano la sua stessa emozione e rabbia per l’arresto. I son­daggi lo hanno smentito. Dal­la Francia alla Polonia i citta­dini vogliono che Polanski ri­sponda davanti alla Legge. E non piangono se il regista è rinchiuso in una cella sparta­na dove riceve, come tutti gli altri detenuti, una «paga» di 3 euro al giorno. Una reclusio­ne senza apparenti favoriti­smi in attesa che il tribunale decisa se concedere o meno la libertà provvisoria.

Guido Olimpio
04 ottobre 2009
www.corriere.it
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Polanski rimane in carcere

Messaggioda franz il 07/10/2009, 7:23

Secondo l'Ufficio federale di giustizia: un rilascio su cauzione comporterebbe un rischio di fuga troppo alto

Il regista Roman Polanski rimane in carcere. Un rilascio su cauzione - secondo l'Ufficio federale di giustizia - comporterebbe un rischio di fuga troppo alto.

La Svizzera respinge dunque la richiesta di rilascio. A presentarla erano stati i legali del cineasta 76enne. Ma il ministero della Giustizia elvetico ritiene che ci sia il rischio di fuga per l'artista di origini polacche, come ha spiegato il portavoce Folco Galli. "La richiesta - ha aggiunto - è separata dall'appello presentato in tribunale per scarcerare Polanski su cauzione o per concedegli i domiciliari".

Galli ha spiegato che dal loro punto di vista "è ancora molto alto il rischio che Polanski fugga e che una remissione in libertà su cauzione o altre misure dopo il rilascio non garantiscano la sua presenza durante il procedimento per l'estradizione".

Il regista 76enne è in carcere dal 26 settembre, quando fu arrestato al suo arrivo in Svizzera per ricevere un premio alla carriera al festival di Zurigo. E il mondo dello spettacolo si è mosso subito in suo favore, sollevando non poche polemiche.



Aggiungo che altri media hanno spiegato che in caso di arresto su mandato di cattura internazionale è prassi (direi di buon senso) che l'arrestato rimanga in carcere per tutta la durata del procedimento di estradizione.

Franz
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L'affare si ingrossa ed ora tocca anche Mitterand

Messaggioda franz il 11/10/2009, 20:04

Il ministro della cultura francese, Frédéric Mitterrand, era stato uno dei primi ad interenire a difesa di Polanski.
Ora subisce l'attacco di ambienti della destra (Le Pen) ma anche della sinistra socialista e verde (Con Bendit).
Per via di un suo passato di pedofilia, ammesso in un suo libro in ci parava delle sue esperienze sessuali con i giovani in tainlandia ed indonesia, celebri mete del turismo sessuale pedofilo e non.

Franz


http://www.agoravox.it/Affaire-Polanski ... filia.html

Quello che sta succedendo in Francia rispetto all’affaire Polanski non è immaginabile in Italia, se non leggendone le cronache che da oltralpe si susseguono quotidianamente. Polanski è legato alla Francia dalla nascita e dalla sua seconda vita, quella che è seguita proprio all’accusa per cui il 26 novembre il regista è stato arrestato dalla polizia svizzera in seguito a un mandato di cattura internazionale dovuto all’accusa di violenza sessuale (reato che negli Usa e in Svizzera non cade in prescrizione), ai danni di Samantha Geimerm, all’epoca – nel 1977 - 13enne.

In Francia questa storia è diventata un caso politico, in tutto e per tutto, e adesso anche i nostri cugini francesi di AgoraVox Francia ne sono stati tirati dentro a causa di un articolo del settimanale L’Express.

In seguito all’arresto di Polanski - che in base alla sentenza provvisioria del Ministro della Giustizia in Svizzera dovrà rimanere in carcere - infatti, tantissime voci si erano alzate, alternandosi tra coloro che erano a favore dell’arresto in nome di una giustizia che non deve guardare in faccia a nessuno e coloro, innocentisti, che reputavano questa storia passata, con l’avallo della stessa Geimerm che aveva dichiarato di avere ormai perdonato il regista.

Tutto nell’ordine della cronaca e delle carte finché a intervenire su questa storia non è il nuovo ministro della cultura francese Frédéric Mitterrand che appoggia il regista e dice testualmente: “Se il mondo della cultura non sostiene Roman Polanski, vuol dire che non c’è più cultura nel nostro paese. Sono molto commosso nel parlarne perchè credo sia una cosa spaventosa e totalmente ingiusta. Roman Polanski è un uomo di cinema di reputazione internazionale ed è un’emozione molto profonda dato che Polanski è un uomo meraviglioso. Vederlo linciato in questo modo e intrappolato per una storia che non ha veramente senso è assolutamente spaventoso. È allo stesso modo in cui c’è un’America generosa, c’è n’è anche una che fa paura ed è questa America che viene a presentarci il suo volto. Do il mio appoggio a Polanski. Il Presidente della Repubblica segue il dossier attivamente, ho avuto l’occasione di parlarne con lui (...) e penso che provi le stesse emozuioni mie e di tutti i francesi... Penso che tutti i francesi debbano essere con Roman Polanski in queto momento”.

Questa dichiarazione scatena il panico. A stretto giro risponde il verde Cohn Bendit, paladino del maggio francese, che si domanda se fosse il caso che il Ministro della Cultura facesse un’uscita del genere: “È un problema della giustizia e trovo che un Ministro della Cultura, anche se si chiama Mitterand, dovrebbe dire: ‘aspetto di leggere le carte’”, prendendo in contropiede i numerosi sostenitori del regista.

Il corto circuito mediatico si è avuto nel momento in cui AgoraVox Francia ha pubblicato un articolo in cui si evidenziavano dei passaggi di un libro dello stesso Mitterand, La Muavaise vie, uscito per Laffont nel 2005: “Ho preso l’abitudine di pagare per dei ragazzi (...). Ovviamente ho letto quello che si è potuto scrivere sul commercio di ragazzi qui (in Thailandie e Indonesia ndr) (...) so quello che c’è di vero. Le condizioni di miseria, sfruttamento generalizzato, le montagne di dollari che apportano quando i ragazzi non ne ritirano che le briciole, la droga che fa devastazioni, le malattie, i dettagli sordidi di tutto quel traffico lì. Ma quello non m’impedisce di ritornarci. Tutto quel rituale di fiere di efebi, di mercato degli schiavi mi eccitano enormemente (...) Non potrei che definire un simile spettacolo abominevole dal punto di vista morale, ma mi piace al di là del ragionevole. La profusione di giovani ragazzi così attraenti e immediatamente disponibili mi mettono in uno stato di desiderio che non ho più bisogno di frenarmi o di nascondere. I soldi e il sesso, sono al cuore del mio sistema, quello che funziona alla fine perché so che non mi rifiuterà mai”.

Lo stesso ministro aveva cercato di correggere il tiro riguardo quelle pagine sulla pedofilia, dicendo che quando parla di garçon, ovvero ragazzi, parla dall’alto della sua età (60 anni) e fa intendere che non si parla per forza di minorenni. La verità la sa solo lui, ma i dubbi restano.

L’articolo di AgoraVox France si chiude così: “Queste confessioni di Frédéric Mitterand non hanno commosso nessuno quando sono apparse (...) Nel commentare l’affare Polanski, ci domandiamo se il ministro della cultura fosse nel suo ruolo di Ministro”.

Questi sono alcuni dei fatti.

Oggi l’Express, partendo da un articolo di AgoraVox France, ha scritto un articolo intitolato “La fasciosfera accusa Mitterand di Pedofilia”. Insomma quest’articolo critico di AgoraVox Francia al Ministro della Cultura ha scatenato una reazione a catena e il giornale LePost, sito di giornalismo partecipativo di Le Monde, ha ripreso quelle dichiarazioni che sono rimbalzate anche su diversi siti di destra e estrema destra, fino a portare il Front National a indire una petizione chiedendo le dimissioni del Ministro.

L’Express fa tutto un calderone, e dà della fasciosfera a tutti coloro che criticano il Ministro (di sinistra) del governo (di destra) francese.

Come tutti sapete AgoraVox è un giornale partecipativo che permette a chiunque, di qualunque religione, visione politica etc... di proporre degli articoli. Quello in questione non prendeva posizione sull’affaire Polanski, ma si poneva delle domande, in seguito a una dichiarazione quantomeno frettolosa di un Ministro della Cultura (ricordate che non siamo in Italia dove i Ministri, destra e sinistra, pontificano su qualunque cosa in quelunque momento).

Paul Dalio, reporter del giornale francese ha risposto al pezzo dell’Express, ponendosi delle domande e portando qualche fatto.

“Amici fascisti buongiorno!”. Comincia così il pezzo del reporter francese che critica l’attacco insensato a internet: “Quando si vuole ammazzare il proprio cane lo si accusa di avere la rabbia. Chi vuole ammazzare la credibilità di internet, mette la propria da parte e accusa gli internauti delle peggiori cose” e, soprattutto, perché il settimanale francese ha fatto scrivere questo articolo ad una stagista e non ad un redattore? Insomma Dalio ci va giù duro.

Il problema principale è chiaro. Questa battaglia è una battaglia che la figlia di Le Pen ha fatto propria e questo è un problema. Ma non è la sola, dato che sullo stesso sito del settimanale francese molti commentatori chiedono le dimissioni del Ministro (come mostra un sondaggio dello stesso sito) e non sono loro. È un problema non da poco. Il Primo Ministro francese scrive in un libro di aver fatto del turismo sessuale, usando termini come gosses e jeunes garçons, e poi si difende dicendo che non ha specificato l’età.

Dalio riporta poi i commenti al sito dell’Express e a Arrêt sur images, sito che segue l’attualità dei media, in cui sono tantissime le persone che stigmatizzano le posizioni di Mitterand. La domanda sorge spontanea: sono tutti fascisti?
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