pagheca ha scritto:Per questo io insisto che la filosofia spesso insiste su affermazioni che magari possono sembrare deduttive e interessanti, ma che non aggiungono quasi mai molto alla comprensione vera della realta'. Semmai ci aiutano a imparare a usare il cervello, come un buon rompicapo o un cruciverba, ma e' per questo che la gente si affanna a dire di tutto e il contrario di tutto da millenni senza uscirne, mentre la scienza tende a unificare la propria comprensione della realta'. Non e' che c'e' una scienza occidentale e una orientale, o una scienza italiana e una francese. La differenza sta nella verifica sperimentale, tutto qui.
Sono d'accordo con la prima parte ma non con l'affermazione finale.
La filosofia non puo' raggiungere la comprensione vera perchè utilizza, per ragionare, uno strumento che non è adatto a ragionamenti logici. Tanto che per primi i filosofi stessi si sono resi conto dei cosiddetti paradossi che è possibile esprimere con la comunicazione verbale e scritta (per esempio: "io mento sempre"). Quello che ha dipanato la matassa del problema è stato Bertrand Russell, che come matematico e filosofo si è trovato nella situazione migliore per capire cosa non andava nella comunicazione linguistica tradizionale e cosa c'era in piu' nella simbologia matematica. Non voglio farla lunga ma BR impostando i principia mathematica (oltre un secolo fa) si rese conto che la logica insiemistica imponeva di trattare diversamemte classi e membri per evitare di violare una delle regole principali (che una classe non puo' essere membro di se stessa). Trattare diversamente significa anche usare simboli diversi per indicare un membro e per indicare la classe che lo contiene. Nella logica matematica questo ora è implicito e se non lo si facesse si cadrebbe nel paradosso. Nella comunicazione umana invece questa separazione non si fa e noi usiamo lo stesso termine (quindi lo stesso simbolo di un linguaggio) sia per identificare un membro che l'intera classe. In un discorso molto semplice, i parlanti capiscono dal contesto se parlando di "gatto" o "gatti" ci si sta riferendo a singoli membri di una classe o all'intera classe. Ma in un discorso piu' complesso per esempio potrei riferirmi ai "concetti" senza dare ad intendere agli interlocutori se mi sto riferendo alla classe dei concetti oppure ad alcuni membri. I paradossi (violazione della logica) avvengono quanto in un discorso ci si riferisce due o piu' volte ai "concetti" ma in sensi (livelli) diversi e si pone una condizione logica in mezzo.
E' evicente che i concetti sono membri di una classe che raggruppa tutti i concetti ma in italiano (ed in ogni lingua) non si fa alcuna distinzione e si usa lo stesso temine: "concetto". Il discorso a livello umano fila e sembra portare ad una "comprensione della realtà" ma è anche possibile dire il contrario e sembra che la cosa fili lo stesso. Se si trasforma il tutto nel linguaggio della logica appare subito che è stato violato un principio fondamentale (la non confusione tra tipi logici) ed è stato proprio Russell, con Alfred North Whitehead, a capire come facevano gli antichi greci a dire tutto ed il contrario di tutto ed apparire lo stesso verosimili.
Per inciso nella frase "io mento sempre" c'è una precisa violazione della logica. Noi con il linguaggio umano siamo abituati ad esprimerci in quel modo (che in sintesi viene definito "incoerente") per cui non ci accorgiamo delle violazioni di logica "coerente" sia quando ascoltiamo sia quando parliamo.
Non entro nei dettagli perché ci vorrebbero troppe pagine ma chi è interessato puo' leggere I principi della matematica di Bertrand Russell (1903).
Tutto per introdurre il dissenso per la frase finale.
Non è "
solo" il metodo sperimentale (tutto qui) a costituire la differenza.
Oltre al metodo sperimentale c'è l'utilizzo di strumenti di logica e di calcolo
coerenti.
Quindi l'abbandono di sistemi incoerenti. Questi vengono solo usati per divulgazione.
Poi lo stesso Russell, affascinato da questa scoperta, si impegno' con Whitehead a cercare di costruire un intero sistema logico completo e coerente, basato solo su una seria nota e finita di postulati. Con un sismile sistema logioco a disposizione, sarebbe stato possibile dimostrare la falsità o la verità di qualsiasi teorema. Sogno infranto da un matematico contemporaneo di Russell (Gödel), che dimostro' che era impossibile avere questo sistema completo e coerente perché era possibile farlo saltare con paradosso.
Oggi quindi sappiamo che non tutto è dimostrabile (qualcosa si' e qualcosa no).
Sappiamo pero' anche che nulla è dimostrabile (sul piano logico) usando il tradizionale linguaggio umano.
E sappiamo anche che non tutti i problemi sono risolvibili dai computer (basati sulla macchina di Turing) ma che il cervello umano puo' trovare rapidamente, in tempo finito, soluzioni giuste a problemi che per un computer sono infiniti. Ovviamente ci sono una infinità di problemi in cui il computer ci batte e fa in pochi secondi quello che noi faremmo in mesi.
E sappiamo che non tutte le verifiche sperimentali sono possibili (per il terorema di indeterminazione).
Ma moltissime si', sono possibili.
In ogni caso la scienza, coniugando logica (matematica, statistica, computer) e verifica sperimentale si avvicina alla comprensione della realtà molto di piu' dei filosofi ... e dei politici (di destra, centro e sinistra).
Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)