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L'imprenditore di Pordenone

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

L'imprenditore di Pordenone

Messaggioda Gab il 24/09/2009, 12:47

L'imprenditore di Pordenone

Tommaso Padoa- Schioppa propone di cele brare il 150mo an niversario dell’Unità d’Ita lia chiedendosi quale sia «lo stato dello Stato» («Si parli di Stato non di Na zione », Corriere di dome­nica scorsa). Accolgo vo lentieri l’invito. Questo è un esempio di «stato del lo Stato» alla vigilia della discussione parlamenta re sulla «Finanziaria sen za tasse e tagli».

Dal 1˚gennaio di que st’anno, un imprenditore di Pordenone, Giorgio Fidenato, versa ai propri di­pendenti lo stipendio «lordo» senza le trattenute di legge (contributi Inps, Irpef ordinaria, addi­zionale regionale, addizio nale comunale), avendo opportunamente avvisato l’Agenzia preposta — che insiste nel chiedergli di adempiere ai suoi obblighi — del rifiuto di eserci tare la funzione di «sostituto di imposta». A fondamento della propria scelta cita in giudizio l’Inps, la Società di cartolarizza zione dei crediti Inps, Equitalia Friuli Venezia Giulia, adducendo ragio ni di economicità, di diritto, di giustizia e equità sociale.

Il quadro normativo in materia risale a una legge fascista del 1935 istitutiva dell’Ente previdenziale: «La parte di contributi a carico dell’assicurato è trattenuta dal datore di lavoro sulla retribuzione corrisposta (...) L’imprenditore e il prestatore di la voro contribuiscono in parti uguali alle istituzioni di previdenza e assistenza »; una legge della Repubblica del 1952 ripropone la distinzione fra i contributi a carico del lavoratore e del datore di lavoro. Su uno stipendio lordo complessivo di 2.449,06 euro, la parte «salariale» di contributi ammonta a 182,51 euro, quella «padronale» (che non appare neppure in busta paga) è di 463,34 euro; lo stipendio netto percepito — detratte an che le imposte — è di 1.465 euro. Scrive Pascal Salin, un economista libe rale francese: «La parte padronale dei contributi sociali non è, dunque, un carico sopportato dalle imprese, essa è soltanto la parte del salario che il datore di lavoro non ha il diritto di versare diretta mente al lavoratore (...) In questo senso la parte padronale è un’imposta sul salario pagata dal di pendente e di cui l’im­prenditore è solo un esattore ».

La totale ignoranza nella quale è tenuto il lavoratore circa le somme versate all’Inps violerebbe gli art. 2 e 3 comma 3 della Costituzione, ostacolando il pieno sviluppo della personalità umana; l’art.3 comma 1, che sancisce il principio dell’eguaglianza. Il lavoratore autono mo dichiara personal mente i propri redditi e ha pieno diritto di difen dersi contro gli accerta menti del fisco (art. 24 e 113 della Costituzione); il lavoratore dipendente non ha gli stessi diritti. La pretesa dello Stato di tra sformare l’imprenditore in esattore violerebbe sia l’art. 23 — «Nessuna pre stazione personale o patri moniale può essere impo sta se non in base alla leg ge » nell’interpretazione che ne dà la stessa Corte costituzionale «a tutela della libertà e della pro prietà individuale» — sia l’art. 41 della Costituzione («L'iniziativa economica privata è libera»). Scrive ancora Salin: «In tutte le imprese, degli uomini devono dedicare il proprio tempo a soddisfare le pretese del fisco (...). Una piccola ditta ha più difficoltà di una grande a far specializzare alcuni dipendenti del proprio organico».

Tre lavoratori che ora perce piscono lo stipendio lordo — dopo non aver neppure ricevuto risposta su come adempiere ai propri obblighi tributari e previdenziali — hanno indirizzato all’Agenzia delle entrate un libretto al portatore con le somme dovute; l’Agenzia lo ha respinto in quanto «tale mezzo di pagamento non è ammesso dalla normativa vigente». Ma il rifiuto sarebbe in contrasto sia con l’orientamento della Corte di Cassazione che l’obbli gato principale è il soggetto «sostituito» (il percettore del reddito), non il «sostituto di imposta» (il datore di lavoro), sia con l’art. 1180 comma 1 Co dice civile sulla efficacia estinti va del pagamento effettuato da un terzo (che in questo caso è addirittura il beneficiario della prestazione previdenziale). Ha scritto lo stesso ministro del­l’Economia, Giulio Tremonti: «La contabilità fiscale è dunque diventata la forma moderna, ma non per questo meno odiosa, delle antiche corvées. Tra il sistema attuale delle com pliances sociali e quello antico fatto dalle corvées e dalle ga bellari servitù medievali, le analogie sono impressionanti, così come gli effetti paralizzanti » («Lo Stato criminogeno», ed. Laterza).

A questo punto — se non vo gliono apparire complici dello «Stato criminogeno» — sarebbe utile che la Confindustria e le altre associazioni di catego ria, i sindacati, la sinistra, il go verno, gli intellettuali, dicessero che ne pensano di questo «stato dello Stato», di «questo imbroglio, nelle parole del libe­rale Salin che condivido, trami te il quale gli uomini di gover no sono riusciti a imporre il concetto bismarckiano di sicu rezza sociale». È chiedere troppo?

Piero Ostellino
24 settembre 2009
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Re: L'imprenditore di Pordenone

Messaggioda ranvit il 25/09/2009, 11:17

Io sono totalmente d'accordo con questo imprenditore!

La penso cosi' da decenni. Sarebbe davvero piu' logico e razionale anche sul piano della migliore comprensione nonchè della giustizia costituzionale e fiscale, che anche i lavoratori dipendenti possano "toccar con mano" l'esatto ammontare che gli viene erogato dal datore di lavoro ed essere responsabili del rapporto con il Fisco!

Dubito che la cosa sarà accettata.....fa comodo a tutti, destra e sinistra, tartassare i dipendenti fino all'ultima lira garantendosi un gettito fiscale certo (ma lasciando agli autonomi tutte le possibilità di evadere)....ma tanto vale parlarne.

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Re: L'imprenditore di Pordenone

Messaggioda franz il 25/09/2009, 13:27

ranvit ha scritto:Io sono totalmente d'accordo con questo imprenditore!

Io no. Perché l'argomento del contendere (INPS) è costituito dalle trattenute previdenziali, non da quelle fiscali.
Non esiste paese al mondo in cui al lavoratore dipendente non vengano trattenute automaticamente le quote previdenziali a carico loro e dell'azienda. Che siano in parti uguali o parti diverse, spetta al datore di lavoro trattenere e versare all'ente di previdenza. In certi paesi se non lo fa rischia il carcere.
Sul fisco la cosa è diversa. In alcuni paesi le imposte sono trattenute alla fonte, dalla busta paga. In altri al dipendente viene versato il lordo (al netto dei contributi obbligatori) e ci pensa poi il percettore del reddito a fare la sua dichiarazione annuale e pagare le imposte. Tuttavia non si sta discutendo di questo ma dei contributi, universalmente trattenuti dai datori di lavoro. Forse anche nel Burkina Faso.
Se appigliandosi a leggi italiane si arriva a conclusioni diverse significa che l'ordinamento italiano fa acqua da tutte le parti ed è peggiore di quello del ... Burkina Faso.
Comunque è vero che per come si affronta il tema, da parte dell'imprenditore e dell'INPS, siamo di fronte ad una buona rappresentazione dello "stato dello Stato". Pietoso, direi.

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Re: L'imprenditore di Pordenone

Messaggioda pagheca il 25/09/2009, 14:04

franz ha scritto:
ranvit ha scritto:Io sono totalmente d'accordo con questo imprenditore!

Io no. Perché l'argomento del contendere (INPS) è costituito dalle trattenute previdenziali, non da quelle fiscali.
Non esiste paese al mondo in cui al lavoratore dipendente non vengano trattenute automaticamente le quote previdenziali a carico loro e dell'azienda. Che siano in parti uguali o parti diverse, spetta al datore di lavoro trattenere e versare all'ente di previdenza. In certi paesi se non lo fa rischia il carcere.
Sul fisco la cosa è diversa. In alcuni paesi le imposte sono trattenute alla fonte, dalla busta paga. In altri al dipendente viene versato il lordo (al netto dei contributi obbligatori) e ci pensa poi il percettore del reddito a fare la sua dichiarazione annuale e pagare le imposte. Tuttavia non si sta discutendo di questo ma dei contributi, universalmente trattenuti dai datori di lavoro. Forse anche nel Burkina Faso.
Se appigliandosi a leggi italiane si arriva a conclusioni diverse significa che l'ordinamento italiano fa acqua da tutte le parti ed è peggiore di quello del ... Burkina Faso.
Comunque è vero che per come si affronta il tema, da parte dell'imprenditore e dell'INPS, siamo di fronte ad una buona rappresentazione dello "stato dello Stato". Pietoso, direi.

Franz


sono perfettamente d'accordo con Franz. In certi casi si dimentica come certe soluzioni che sembrano tutte italiane in realta' sono comuni e frutto di una discussione sugli stessi temi che magari e' avvenuta 50 o 100 anni fa e di cui ci siamo completamente dimenticati. Ma uno sguardo altrove ci puo' convincere che magari si puo' trovare una soluzione alternativa, ma che quella attuale non e' cosi' priva di senso come apparirebbe a prima vista, visto che e' adottata ovunque.
Tra l'altro non tutti si rendono conto di quanto conta pensare al futuro. Magari preferirebbero comprarsi la macchina nuova, in barba alle insistenze del coniuge. Ma i costi sociali degli anziani indigenti saranno a carico comunque dello Stato e del contribuente, oltre a degradare la societa'.

Una soluzione alternativa che caldeggerei, per esempio, e' quella comune a certi paesi (scandinavi credo) di garantire a tutti i cittadini una pensione base uguale per tutti e decente, attraverso contributi proprozionali ai redditi, in modo di garantire una vecchiaia dignitosa a tutti. Poi stara' al singolo decidere se pagarsi una pensione privata in grado di garantirgli un reddito aggiuntivo o investire in stock o case. Si eviterebbero situazioni assurde come le pensioni d'oro e il mare di discussioni che ne deriva.

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Re: L'imprenditore di Pordenone

Messaggioda franz il 25/09/2009, 16:17

pagheca ha scritto:Una soluzione alternativa che caldeggerei, per esempio, e' quella comune a certi paesi (scandinavi credo) di garantire a tutti i cittadini una pensione base uguale per tutti e decente, attraverso contributi proprozionali ai redditi, in modo di garantire una vecchiaia dignitosa a tutti. Poi stara' al singolo decidere se pagarsi una pensione privata in grado di garantirgli un reddito aggiuntivo o investire in stock o case. Si eviterebbero situazioni assurde come le pensioni d'oro e il mare di discussioni che ne deriva.

Caldeggio anche io. In vari paesi esistono piu' pensioni, pubbliche e private.
Quella pubblica è uguale per tutti e fornisce il minimo vitale. Non fornisce pensioni d'oro.
Costa poco (circa il 10% del lordo) ed è universale.
Lavoratore di alto e basso reddito prendono lo stesso importo ma pagano proporzionalmente.

Poi si possono fare pensioni private (fondi pensione) e se sono quelli regolamentate dallo stato sarà il datore di lavoro a prelevare la quota (la sua e quella del lavoratore) e versarla al fondo pensione.
Quindi fin qui nessuna differenza ... perché il datore di lavoro ha l'obbligo di pagare i contributi e se non lo fa ha delle conseguenze civili ed in alcuni casi anche penali (appropriazione indebita).
Se invece sono pensioni private facoltative, sarà il lavoratore a versare la sua quota, come se fosse un'assicurazione sulla vita, una volta all'anno.
Ciao,
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Re: L'imprenditore di Pordenone

Messaggioda ranvit il 25/09/2009, 16:53

Sui contributi posso anche essere d'accordo, basterebbe mettere in busta paga un lordo totale....comprensivo dei contributi aziendali.....subito dopo l'evidenza dell'importo contributivo a carico delle imprese.
Insomma l'importante è evidenziare chiaramente il costo all'azienda!

Viceversa per le tasse che andrebbero dichiarate e versate dal dipendente!

Poi sul resto, sistema pensionistico, si puo' discutere.

Vittorio
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Re: L'imprenditore di Pordenone

Messaggioda franz il 25/09/2009, 18:25

ranvit ha scritto:Sui contributi posso anche essere d'accordo, basterebbe mettere in busta paga un lordo totale....comprensivo dei contributi aziendali.....subito dopo l'evidenza dell'importo contributivo a carico delle imprese.
Insomma l'importante è evidenziare chiaramente il costo all'azienda!

Certo! I lavoratori vedrebbero l'enormità della somma prelevata, rispetto alla quota pagata da loro.
In certi paesi le due quote sono uguali per cui il lavoratore, vedendo il suo prelievo in busta sa esattamente che lo stesso importo è pagato anche dal datore. Da noi il lavoratore paga il 9% e la ditta paga (a seconda dei contratti) il 33%.
Quindi piu' del triplo. Si arriva in tutto al 42%. Poi ci sono le imposte. E con quelle su un reddito medio si supera in tutto il 50%.
I lavoratori si chiederebbero dove vanno a finire tutti quei soldi
La risposta è che 1/3 va in pensioni di anzianità e 2/3 in pensioni di vecchiaia e che una buona parte pero' è usata per l'assistenza (compito che non riguarda le pensioni).
Se si facesse un vero splitting allora diminuirebbero i contributi ma aumenterebbero le imposte.
Per me l'altra cosa assurda è che gli indipendneti non paghino li stessi contributi dei dipendneti.
Con il sistema a cui accennava pagheca, tutti pagherebbero le stesse aliquote contributive.

Ciao,
Franz
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