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Il vicolo cieco della sinistra.

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Il vicolo cieco della sinistra.

Messaggioda ranvit il 04/09/2009, 17:35

>Porto il mio esempio personale, che credo non rappresenti un caso isolato. Ho votato quasi sempre per il PCI. Forse perchè sono stato anch'io abbindolato dai populisti marxisti o non piuttosto perchè in Italia, negli anni '70 e '80, non avevo alternative per difendere la "democrazia borghese e liberale" sancita nella costituzione ed alcuni fondamentali diritti delle classi più deboli?<

Anch'io ho votato Pci poi Pds e Ds dal 1970 al 2001. Si, credo anche io che non c'erano alternative.
Ma questo non mi impedisce di pensare che, se negli anni '70, i dirigenti del Pci fossero stati piu'....veloci di mente, avrebbero potuto trasformarsi in una socialdemocrazia italiana di stampo europeo.

E invece no! Sono arrivati sempre tardi, all'incirca di vent'anni, all'appuntamento con la Storia.
E sentire oggi, dopo altri 20 anni, le litanie sulle lotta di classe e come erano belli quei tempi.....beh!

L'Italia è il Paese piu' sindacalizzato d'occidente ed ha, a livello lavorativo, le tutele piu' deboli!

L'Italia è il Paese che ha avuto il piu' forte Partito comunista d'occidente, e.....si ritrova con Berlusconi!

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Il vicolo cieco della sinistra.

Messaggioda pagheca il 04/09/2009, 17:54

io invece ho votato comunista perche' credevo nella possibilita' di costruire un futuro diverso. Non marxista (nessun dirigente serio gia' allora parlava di dittatura del proletariato), ma legato anche alla tradizione democratica di Antonio Gramsci. Questo all'inizio, quando ero intorno ai 20 anni. Poi ho votato Comunista perche' era un partito con una componente molto piu' onesta degli altri, perche' gestiva bene le regioni rosse, perche' la roma di Argan o di Petroselli o di Vetere mi sembrava molto migliore, piu' entusiasta, piu' onesta, di quella, per esempio, di Clelio Darida, personaggio che infatti abbiamo tutti dimenticato ma che ha governato roma per lungo tempo. Votavo PCI anche perche' trovavo alcuni dirigenti come Paietta, come Berlinguer stesso, come Ingrao, persone colte, preparate, con un vissuto reale. A livello intermedio c'erano molte figure interessanti, colte, che credevano in una democrazia diversa da quella cristiana. Partecipai anche per un certo periodo alla vita di sezione, aiutando nella costituzione di circoli culturali, nell'organizzazioni di semplici feste dell'unita'. Niente di che. Ma tutto questo e' stato poi lentamente distrutto dalla mancanza di un qualcosa in cui credere veramente, nell'abbrutimento seguito al disfacimento del PCI e alla rivelazione di quello che era realmente l'unione sovietica. Ciononostante non ho alcuna intenzione di fare abiure. Per quello che ho visto c'era un sacco di gente straordinaria in quella fetta di PCI che frequentavo io e ottimi motivi per crederci e partecipare. Purtroppo a un certo punto la marea nera della politica italiana, della corruzione, la merda che esalava dal PSI e dalla DC e dalla mafia ha vinto. Siamo stati tutti sconfitti, abbiamo visto salire al potere nel partito piccoli funzionari arrivisti che si vendevano per un nonnulla. Siamo stati troppo corretti, troppo rinunciatari e, al contempo, non abbiamo saputo sostituire al PCI rivoluzionario nulla per cui valesse la pena di combattere. Forse perche' questo qualcosa che abbiamo cercato per decadi non esisteva piu'.

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Re: Il vicolo cieco della sinistra.

Messaggioda franz il 04/09/2009, 18:02

mariok ha scritto:Si mettono insieme in un unico calderone l'esperienza leninista-stalinista dell'URSS, la scelta socialdemocratica tedesca, persino il franchismo (dove le cose sarebbero andate meglio, meglio di che?) per concludere che la madre di tutti i problemi dell'Italia e della sinistra in particolare sarebbero "i miti" del marxismo che una massa di populisti si sarebbe ostinata a difendere.

Hai ragione nel dire che è sbagliato fare un gran calderone ma questo vale sia quando si vogliono dare tutti i meriti di quanto di buono c'è nel paese alla sinistra sia quando la si addita come origine di tutti i mali.
La sinistra ha le sue colpe e questo non diventa falso solo perché Berlusconi usa oggi l'argomento dell'anticomunismo per racimolare consenso. La sinistra ha anche i suoi meriti, ma come dice Ranvit è sempre stata in ritardo, fino ad arrivare all'ultimo minuto con la caduta del muro a chidersi cosa farsene della falce e martello nel simbolo. Ok, se la sinistra è stata in ritardo di decenni, la Chiesa è in ritardo di secoli ma questa non è un'attenuante. Il movimento liberale poi non c'è mai stato .... più in ritardo di cosi' ... :?
Qui nel vicolo cieco c'è l'Italia; la sinistra non sa indicare direzioni, perché anche lei brancola nel labirinto, ancora guidata (lo si è visto in questa discussione) da vecchi miti, vecchi fari, alla ricerca di seconde, terze, quarte vie.

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Re: Il vicolo cieco della sinistra.

Messaggioda mariok il 04/09/2009, 20:45

Concordo al 100% con pagheca.

Ma il punto che mi sforzo (invano) di sottolineare è che non si poteva pretendere che gente come Berlinguer, proprio per il loro spessore morale e culturale, diventassero di punto in bianco dei socialdemocratici o addirittura dei liberali. Le persone serie non sono buone per tutte le stagioni. Questa è una caratteristica dei trasformisti.

Non sono i comunisti che in Italia sono stati troppo marxisti (anzi il caso italiano da questo punto di vista è stato esattamente all'opposto), ma sono i socialdemocratici ed i liberali che lo erano per finta.

Quando in Italia imperversavano le stragi di stato, con i depistaggi dei servizi segreti, chi c'era al governo?

E quando è esploso il terrorismo "rosso", chi era per il "partito della trattativa" e faceva l'occhiolino alla sinistra extra-parlamentare pensando così di mettere in diffocoltà il PCI? Berlinguer o Pannella Craxi e Martelli?

E ciò spiega perchè il PCI ha finito con il monopolizzare la sinistra, coprendo spazi che altri non hanno saputo o voluto riempire, e perchè, una volta caduto definitivamente il "mito" del socialismo reale, alla fine è rimasto il vuoto o, peggio, il piccolo cabotaggio e la mera occupazione del potere.

Insomma, non ci dice proprio niente che quasi tutti gli ex-capi socialisti sono finiti in Forza Italia e stanno con Berlusconi?

E riproporre ancora oggi il problema del marxismo e della necessità di liberarsene, è l'ennesimo alibi per tentare di nascondere la vera anomalia della democrazia italiana: quella cioè della storica assenza di una autentica cultura liberale, democratica e socialista.
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Re: Il vicolo cieco della sinistra.

Messaggioda lucameni il 04/09/2009, 21:56

Dipende da che angolazione vogliamo vederla.
Di anomalie l'Italia ne ha avute tante ma non credo sia una colpa quella dei cosidetti partiti di governo DC e cespugli di essere stata destinatari dei voti anticomunisti. L'anticomunismo c'era e non vi erano ragioni campate in aria o una paura strumentale come quella usata oggi da Berlusconi. Erano altri tempi, un altro mondo, con tanto di cortina di ferro. E scusate se è poco.
Discorso diverso è il fatto che questi voti, dati spesso con sentimento di necessità, siano stati usati tanto male, certamente senza incentivare qualsivoglia cultura liberale.
Su questo aspetto niente da recriminare: è un dato di fatto.
Però ora non vorrei che da sinistra si rinfacciasse così tranquillamente queste gravi carenze, come se i guai dell'Italia fossero soltanto della DC e C.
C'è da chiedersi - appunto - come mai in tanti si sono tappati il naso (io in primis) e ci siamo costretti a votare dei figuri che già allora consideramo male? Forse perchè dall'altra parte, proprio per le frequentazioni internazionali, per una cultura e miti che poi in tanti sono stati costretti e rivedere e abiurare (si abiurare), vedevamo qualcosa di ancora meno potabile.
Nella mia non lontanissima gioventù quando mi dichiaravo liberale e non di sinistra (nemmeno mi dichiaravo di destra) avevo discussioni con altrettanto giovani militanti della Fgci i quali - ovviamente - mi tacciavano di fascismo. Spesso anche per le mie radicali critiche ai regimi dell'Est.
Perciò molto dipende da chi vengono queste "rimostranze": sarebbe paradossale farsi rimproverare di scarsa cultura liberale da chi, al tempo, per questa cultura liberale tacciava il prossimo di fascismo.
Ne deduco che certe analisi e autoassoluzioni, personali o riguardo la parte politica di cui ci si sente di appartenere, debbano essere molto profonde per essere credibili.
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Re: Il vicolo cieco della sinistra.

Messaggioda mariok il 04/09/2009, 23:31

lucameni ha scritto:C'è da chiedersi - appunto - come mai in tanti si sono tappati il naso (io in primis) e ci siamo costretti a votare dei figuri che già allora consideramo male? Forse perchè dall'altra parte, proprio per le frequentazioni internazionali, per una cultura e miti che poi in tanti sono stati costretti e rivedere e abiurare (si abiurare), vedevamo qualcosa di ancora meno potabile.


Va be' diciamo che il quadro internazionale, spaccato in due blocchi, ha costretto ognuno di noi a scegliere necessariamente in quale dei due campi stare. C'è chi si è tappato il naso e chi invece ha creduto che in realtà qui in Italia il rischio dell'istaurazione di una dittatura comunista non fosse reale, ma solo una forzatura propagandistica (e che credo non debba chiedere l'assoluzione di nessuno).

Ma oggi se quelli che hanno scelto a torto o a ragione di stare dalla parte che è stata sconfitta alla fine del secolo scorso, attraversano una comprensibile fase di disorientamento ed un fisiologico travaglio di cambiamento, nel quale il vecchio non c'è più ma il nuovo stenta a venir fuori, perchè non ci chiediamo anche cosa sta facendo e cosa ha da dire l'altra parte, quella che avendo vinto dovrebbe trovarsi nella migliore condizione per guidare il paese?
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Re: Il vicolo cieco della sinistra.

Messaggioda mariok il 04/09/2009, 23:46

franz ha scritto:Qui nel vicolo cieco c'è l'Italia; la sinistra non sa indicare direzioni, perché anche lei brancola nel labirinto, ancora guidata (lo si è visto in questa discussione) da vecchi miti, vecchi fari, alla ricerca di seconde, terze, quarte vie.

Ciao,
Franz


Franz, poichè la tua mi sembra una preoccupante sindrome ossessiva e devo credere che non è così ma è solo una mia errata impressione, giusto per aiutarci a capire, elencheresti due o tre esempi concreti recenti, cioè contenuti programmatici, iniziative legislative o politiche in genere, dai quali evinci che la sinistra è ancora guidata "da vecchi miti, vecchi fari, alla ricerca di seconde, terze, quarte vie"?
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Re: Il vicolo cieco della sinistra.

Messaggioda franz il 05/09/2009, 8:18

mariok ha scritto:Franz, poichè la tua mi sembra una preoccupante sindrome ossessiva e devo credere che non è così ma è solo una mia errata impressione, giusto per aiutarci a capire, elencheresti due o tre esempi concreti recenti, cioè contenuti programmatici, iniziative legislative o politiche in genere, dai quali evinci che la sinistra è ancora guidata "da vecchi miti, vecchi fari, alla ricerca di seconde, terze, quarte vie"?

Premesso che bisognerebbe definire "sinistra" e che questo non è certo compito facile, direi che almeno negli ultimi 10 anni (mi dici "recenti" ma stiamo affrontando una dicussione con un certo spessore storico quindi spero che accetterai i 10 anni) abbiamo avuto tutte le proposte programmatiche della sinistra massimalista (Rifondazione Comunista, della sinistra DS, dei Verdi, PdCI, di gran parte della CGIL e dei Cobas) che hanno anche messo in difficoltà e fatto cadere un governo di centrosinitra come quello di Prodi, hanno manifestato contro il governo di cui facevano parte, hanno boicottato l'azione di governo con contro iniziative, poi perse). In pratica se è vero che già il PCI degli anni 70 (quello di Enrico) aveva messo Marx nel cassetto (non senza qualche mugugno) questo era stato solo un "mettere da parte" ma non un abbandono razionale di quelle teorie. Esse sono rimaste patrimonio culturale, quasi sotterraneo, per una buona parte della sinistra, mentre quella socialista, cattolica e socialdemocratica ovviemente non ne era mai stata toccata.
Tra le iniziative che mi chiedi elencherei al richiesta di Bertinotti di assumere 100'000 disoccupati nello stato, le 35 ore, le iniziative per mantenere le pensioni di anzianità, quelle contro le privatizzazioni, quelle contro le riforme del welfare (con la conseguenza dell'affossamento delle proposte Onofri nel primo governo Prodi). Vi è un evidente statalismo che tocca il 100% della sinistra antagonista, anche se è vero che tocca in percentuali minori anche, un po' tutta la sinistra e buona parte del mondo cattolico (la DC fu molto statalista e ben poco liberale).

Ciao,
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Re: Il vicolo cieco della sinistra.

Messaggioda pierodm il 05/09/2009, 11:05

Concordo e sottoscrivo pienamente, sia Pagheca sia Mariok.

Sinistra ... ancora guidata (lo si è visto in questa discussione) da vecchi miti, vecchi fari, alla ricerca di seconde, terze, quarte vie - Franz.

Guidata? A prescindere dalla definizione di vecchio di qua e vecchio di là, a questa situazione (intesa in senso stretto di fazione e in senso lato nazionale) siamo arrivati perché le idee-guida sono state improntate al marxismo e ai "miti"?
Delle quattro cinque cose che ho scritto come commento, e poi cancellate per decenza, rimane solo questa: bah.

Mariok - Franz, poichè la tua mi sembra una preoccupante sindrome ossessiva e devo credere che non è così ma è solo una mia errata impressione.

In genere, quando - ridotto allo stremo - faccio qualche accenno simile a quello di Mariok, Franz s'inviperisce e mi accusa di voler "entrare nella sua mente" e di altre simili nefandezze.
Facciamo così: prescindiamo dalla firma, e quindi dalla personalizzazione, e prendiamo il testo, o meglio i testi, come se fossero frammenti trovati per caso, anonimi, in una vecchia biblioteca, e diciamo che questi testi sembrano offrire la testimonianza di una "sindrome ossessiva", non in base a elucubrazioni sulla persona dell'autore, ma solo in conseguenza della lettura del testo in se stesso, del modo in cui sono ripetute certe affermazioni, ignorate altre, riportati e interpertati certi argomenti, etc.

Ma in realtà io conosco Franz da anni, e credo di aver assistito ad un notevole cambiamento dei suoi punti di vista.
In parte si tratta di un cambiamento assolutamente comprensibile, che si riferisce a fenomeni che appunto possono averlo indotto in seguito al succedersi degli avvenimenti "in diretta".
Meno comprensibile è la trasformazione di certe posizioni e di certe idee, che riguardano la storia delle moderne democrazie, il liberalismo e il socialismo, etc, che sono fenomeni largamente antecedenti non solo alla nascita delle mailing-list e dei forum telematici, ma all'invenzione stessa dell'informatica - per cui è presumibile che il giudizio di dieci anni fa non debba essere granché diverso da quello di oggi.
Per esempio, dieci anni fa Franz non avrebbe - e in effetti non ha - fatto un excursus storico-politico del rapporto socialismo-capitalismo come quello che ha in varie forme rappresentato in questa discussione. Anzi, ricordo bene che ci siamo trovati sostanzialmente d'accordo sulla ricostruzione che io ne feci, esattamente uguale a quello che ne faccio adesso, che ho avuto modo di accennare anche qui.

L'idea che mi sono fatto è che nel panorama culturale di Franz siano intervenute delle novità, o delle illuminazioni: per esempio quella, di cui Franz non fa mistero, del pensiero di Popper, o di alcune teorie di tipo tecnocratico.
Per arrivare però alla sindrome ossessiva bisogna fare qualche riflessione in più.
Io credo che sia successo a Franz ciò che succede spesso a chiunque adotti una teoria e se ne entusiasmi, marxismo compreso, per quelli che ne fecero e ne fanno una guida totalizzante: piace l'esito del ragionamento, o piace la premessa teorica, o ne piacciono alcune parti specialmente acute, e di conseguenza si adotta la teoria per intero, dalla sua eventuale cosmogonia fino ai precetti più minuti che ne scaturiscono per giudicare le ricette di cucina e le trasmissioni televisive.
A mio parere Popper - e anche le teorizzazioni tecnocratiche, per parte loro - espongono certamente alcune idee valide, che tutt'al più possiamo definire ovvie, e altre che possiamo accettare come conseguenti alle prime, ma non per questo condivisibili, e anzi visibilmente opinabili: nel complesso, niente di nuovo, né di notevole.
Ma questo è un mio giudizio, che Franz può non legittimamente non condividere.
Meno legittimo, sebbene largamente praticato, è però il nihilismo che ne deriva verso qualunque idea non conforme a questa surrettizia forma di neo-dogmatismo travestito da iper-liberalismo: un pericolo che io vedo nel pensiero di Popper e in quello dei tecnocrati, che trova conferma nella dialettica di Franz e nella vacuità politica di questa "nuova sinistra".
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Re: Il vicolo cieco della sinistra.

Messaggioda mariok il 05/09/2009, 12:39

franz ha scritto:
mariok ha scritto:Franz, poichè la tua mi sembra una preoccupante sindrome ossessiva e devo credere che non è così ma è solo una mia errata impressione, giusto per aiutarci a capire, elencheresti due o tre esempi concreti recenti, cioè contenuti programmatici, iniziative legislative o politiche in genere, dai quali evinci che la sinistra è ancora guidata "da vecchi miti, vecchi fari, alla ricerca di seconde, terze, quarte vie"?

Premesso che bisognerebbe definire "sinistra" e che questo non è certo compito facile, direi che almeno negli ultimi 10 anni (mi dici "recenti" ma stiamo affrontando una dicussione con un certo spessore storico quindi spero che accetterai i 10 anni) abbiamo avuto tutte le proposte programmatiche della sinistra massimalista (Rifondazione Comunista, della sinistra DS, dei Verdi, PdCI, di gran parte della CGIL e dei Cobas) che hanno anche messo in difficoltà e fatto cadere un governo di centrosinitra come quello di Prodi, hanno manifestato contro il governo di cui facevano parte, hanno boicottato l'azione di governo con contro iniziative, poi perse). In pratica se è vero che già il PCI degli anni 70 (quello di Enrico) aveva messo Marx nel cassetto (non senza qualche mugugno) questo era stato solo un "mettere da parte" ma non un abbandono razionale di quelle teorie. Esse sono rimaste patrimonio culturale, quasi sotterraneo, per una buona parte della sinistra, mentre quella socialista, cattolica e socialdemocratica ovviemente non ne era mai stata toccata.
Tra le iniziative che mi chiedi elencherei al richiesta di Bertinotti di assumere 100'000 disoccupati nello stato, le 35 ore, le iniziative per mantenere le pensioni di anzianità, quelle contro le privatizzazioni, quelle contro le riforme del welfare (con la conseguenza dell'affossamento delle proposte Onofri nel primo governo Prodi). Vi è un evidente statalismo che tocca il 100% della sinistra antagonista, anche se è vero che tocca in percentuali minori anche, un po' tutta la sinistra e buona parte del mondo cattolico (la DC fu molto statalista e ben poco liberale).

Ciao,
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Tutto qui?

Stiamo parlando di circa 1 milione di sopravvisuti (dati europee 2009) ormai in via di estinzione su un "bacino" di sinistra (in cui metto anche l'IdV, non tanto per i contenuti, ma per l'elettorato di riferimento) di oltre 12 milioni.

Mi sembra un pò poco per parlare di "una sinistra" guidata ecc. ecc.

Se poi vuoi dire che se non ci fossero sarebbe meglio, mi trovi perfettamente d'accordo. Ma sinceramente non mi sembra questo "il problema" che ci colloca in un vicolo cieco.

Va inoltre detto che tali fenomeni non sono solo italiani.

Alle ultime elezioni in Germania Lafontaine ha preso in alcune regioni anche più del 20% dei voti, superando il partito socialdemocratico. E non credo che ciò sia dovuto "ai miti, ai fari" ecc. che ci sarebbero anche in Germania, ma piuttosto alle mancate risposte ai pesanti problemi sociali legati all'attuale crisi.
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