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errare è umano,perseverare.....

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Re: errare è umano,perseverare.....

Messaggioda pagheca il 26/08/2009, 11:54

raffaele leone ha scritto:Caro Robyn,magari fosse solo un problema di candidare o non gli inquisiti,si tratta proprio invece di capire la nostra società,il nostro paese,vederlo nella sua giusta luce, che è purtoppo quella di un paese con un livello di corruzione spaventoso,dove Mafia e Camorra fanno quello che vogliono,e anche a livello più piccolo,a tutti i livelli, c'è un' illegalità diffusa,strutturale,e la maggior parte dei cittadini non se ne preoccupa ,lo considera "normale","italiano".
Anche molti partiti non solo ci sguazzano,ma lo considerano normale,"fisiologico",e quelli che cercano di combattere questo sistema sono "giustizialisti" "Dipietristi",quasi non fanno politica ma altro(?).
"La questione morale è al centro del problema politico italiano" diceva Enrico Berlinguer


la percezione della legalita' e' una cartteristica, un bene, comune, e non individuale. A volte ospiti italiani, magari gente sensibile, impegnata nel sociale, mi hanno raccontato gesti di cui un british si vergognerebbe. Piccole evasioni fiscali, imbroglietti per guadagnarsi da vivere. Ma il problema non e' che noi siamo ladri nati e loro no. Questa e' una concezione naif e ingiustificata del problema. E' che ci si adatta alla percezione della morale che vige nell'ambiente in cui viviamo. Se trasferisci un british in italia in pochi mesi (forse anche prima) comincera' a comportarsi ne piu' ne meno come un italiano. La cosa e' evidente nel nostro modo di guidare, che e' un continuo cercare, inconsciamente, il "limite" della legalita'. Un italiano qui si adatta quasi subito al modo di guidare molto piu' attento agli altri e alle regole dei british. IL motivo non e' tanto il fatto che ci sono piu' controlli (anche se e' cosi), ma il fatto che in un ambiente in cui una sola persona si comporta in una certa maniera e' facile individuarla e sanzionarla.

Naturalmente ci sono sensibili divergenze dalla media, individuo per individuo, ma ricordiamoci che siamo tutti alla ricerca della truffa, del piccolo furto. Uno per uno ci vediamo come onesti gentiluomini, ma ricerche sperimentali ben fatte hanno dimostrato che nessuno ha veramente la coscienza apposto e che il numero di piccole truffe (che tendiamo tranquillamente a dimenticare) e' piuttosto elevato in ogni indidividuo, anche se varia da ambiente ad ambiente.

Il problema e' quindi che laddove si radica un sistema come la Mafia, e' difficilissimo tornare indietro. Anche perche' l'inefficienza del sistema garantisce che a livello individuale sia facile trovare giustificazioni per ogni tipo di comportamento illegale.

Comunque, dico tutto questo per rimarcare che l'illegalita' viene sempre visto come un problema "altrui", dove gli altri sono altre categorie di persone (i politici, i negozianti, o gli avvocati etc.), o altre persone (il tizio sotto casa, Berlusconi, il negoziante all'angolo) mentre tendiamo drammaticamente a sottovalutare l'aspetto sociale del problema, di cui siamo nettamente parte. Per questo insisto, contrariamente ad altri, sul fatto che il problema della diffusa illegalita' in politica e' solo lo specchio della corruzione dell'intera societa', come fa notare Raffaele.

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Re: errare è umano,perseverare.....

Messaggioda franz il 26/08/2009, 14:05

pagheca ha scritto:E' che ci si adatta alla percezione della morale che vige nell'ambiente in cui viviamo. Se trasferisci un british in italia in pochi mesi (forse anche prima) comincera' a comportarsi ne piu' ne meno come un italiano. La cosa e' evidente nel nostro modo di guidare, che e' un continuo cercare, inconsciamente, il "limite" della legalita'. Un italiano qui si adatta quasi subito al modo di guidare molto piu' attento agli altri e alle regole dei british.
...
Naturalmente ci sono sensibili divergenze dalla media, individuo per individuo, ma ricordiamoci che siamo tuttialla ricerca della truffa, del piccolo furto.

Concordo con quanto detto ma mi sento fortemente di inarcarcare le sopraciglia ed aggrottare la fronte leggendo l'ultimo periodo. No. Non credo che sia vero che siamo TUTTI alla ricerca della truffa. Dipende del luogo e dalle circostanze.
In un posto in cui non esiste metodo per guadagnare onestamente, giocoforza si cercheranno scorciatoie poco etiche, per sopravvivere. Ma in un altro luogo in cui le condizioni quadro permettono guandagni onesti e dignitosi, non dico che tutti diventino magicamente onesti e spariscano i furbi ma questi ultimi diventeranno una esigua minoranza. La mia tesi è che piu' un posto è povero, e maggiore la tentazione del furto come metodo per la ridistribuzione della ricchezza. Tanto non si ha quasi nulla da perdere. Maggiore è l'agiatezza generale invece, maggiori sono le opportunità per tutti. Minori quindi le tentazioni di dover ricorrere alla truffa ed al piccolo furto. Magari invece alcuni ingordi saranno tentati dalla grande truffa e dal furto in gande stile. Ma questa è altra storia.
In sintesi è vero che in caso di necessità di sopravvivenza in un sistema di risorse scarse il ricorso al furto appare in gran oarte della popolazione (non dico "tutti" ma non è questo il problame) ma ritorniamo come sempre al punto di partenza.
È il contesto (o l'occasione, come dice il proverbio) a fare l'uomo ladro e la soluzione politica è cambiare il contesto, non l'uomo.

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Re: errare è umano,perseverare.....

Messaggioda pagheca il 26/08/2009, 15:03

attenzione, io ho detto "alla ricerca della truffa", non che tutti attuino truffe e furti... Intendevo dire che la truffa, il furto, e' un modo per ottenere di piu' con meno sforzo, che e' una pulsione istintiva dell'individuo.

ma anche che definire cosa sia una truffa o un furto dipende dal sistema in cui ti trovi. Per me puo' essere un furto (per fortuna...) regalare un diamante a mia moglie, visto che conosco e disapprovo le condizioni dei lavoratori nelle miniere di diamanti. Per un altro no.

Io lascerei le teorie sulle ragioni della disonesta' da parte. Non sono convinto che tu abbia ragione quando sostieni che la necessita' - almeno statisticamente - renda l'uomo piu' ladro del benessere, ma non sono nemmeno convinto del contrario. Forse Franz come economista conoscerai il caso di quell'americano, noto come Paul F., che si mise a vendere ciambelle in questo sorprendente modo: entrava nelle snack-room delle aziende (dove gli impiegati vanno a bere il caffe'), e lasciava una scatola di "donuts" insieme ad un'honesty box dove chiedeva di mettere una certa cifra a chi avesse preso una ciambella. Ore dopo ripassava a prendere l'honesty box, senza lamentarsi se mancava qualche dollaro.

Questo signore ha fatto molti soldi con questo sistema, forse sorprendentemente, ma soprattutto ha tenuto una contabilita' perfetta negli anni che ha consentito a due ricercatori, Dubnett & Levitt, di svolgere studi quantitativi e sperimentali e non basati su facili e discutibili intuizioni, sull'onesta' in un ambiente, quello dei colletti bianchi, dove non ci sono particolari problemi economici. Dopo un certo tempo classificava le aziende a seconda del numero di furti, perche' di furti si tratta: quelle dove raccoglieva piu' del 90% erano buone, dal 90 all'85% cosi' cosi', eccetera. Dalla ricerca sono emersi risultati molto interessanti.

Alcuni di questi sono che per esempio durante la presidenza Clinton il numero di "furti" e' aumentato ovunque. Un altra che dopo l'11 settembre e' calato drammaticamente, riducendosi quasi a zero. Un'altra che le compagnie dei telefoni sono tra le peggio, mentre non vale neanche la pena di andare negli studi legali (ok, ok, questa non e' contraria al buon senso! :) ). Ma i parametri che decidono quanto si e' onesti sembrano essere: la dimensione dell'azienda e quanto i dipendenti sono soddisfatti del lavoro (livello salari incluso). Una conclusione controintuitiva e' invece che quando la disoccupazione aumenta anche l'onesta' aumenta. Pioggia e freddo fuori stagione tendono anche ad aumentare il livello di furti.

Naturalmente siamo tutti buoni a trovare buoni motivi per giustificarci queste correlazioni ma io come sempre mi astengo dal trarre conclusioni ingiustificate. Volevo solo riportare il discorso sul terreno concreto dei fatti e una cosa piuttosto curiosa...

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Re: errare è umano,perseverare.....

Messaggioda franz il 26/08/2009, 16:06

pagheca ha scritto:attenzione, io ho detto "alla ricerca della truffa", non che tutti attuino truffe e furti... Intendevo dire che la truffa, il furto, e' un modo per ottenere di piu' con meno sforzo, che e' una pulsione istintiva dell'individuo.
...
Ma i parametri che decidono quanto si e' onesti sembrano essere: la dimensione dell'azienda e quanto i dipendenti sono soddisfatti del lavoro (livello salari incluso).

Si va alla ricerca della truffa o del furo (azione che presuppone costanza, impegno, dispendio di tempo, preparazione) se non si possono applicare energie equivalenti nella ricerca di lavori onesti (che necessitano anche loro di impegno, conoscenza, costanza, dispendio di tempo).

Si, il fatto che in un'azienda in cui i dipendeneti sono soddisfatti ci sia maggiore onestà mi pare riassuma quando andavo ipotizzando. I motivi che possono legare il disagio ad maggiore propensione alla disonestà credo che possano essere diversi (esistenziali, psicologici, sociali) e quello che racconti sulla disoccupazione credo che vada considerato prendendo in esame i sussidi che vengono in quel caso versati. I disoccupati non hanno honesty box in ditta, visto che non hanno ditta ma è chiaro che dove il sussidio è basso o inesistente sale il lavoro sommerso, che non è propriamente un'attivita etica. Quindi bisognerebbe vedere in quale paese hanno constatato che la crescita della disoccupazione non implica un aumento delle attività disoneste. La Svezia non è l'Italia. In molti sensi.

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Re: errare è umano,perseverare.....

Messaggioda raffaele leone il 26/08/2009, 17:03

Anch'io vorrei riportare il discorso sul terreno concreto dei fatti,e racconto qualcosa della mia esperienza lavorativa nella Sanità.Alla fine degli anni '80,all'apice del Craxismo,feci domanda d'iscrizione nel Lazio a una Scuola Regionale per Infermieri Professionali(non un impiego in Banca).Era a numero chiuso come tutte,non ero raccomandato,e pur avendo la Maturità Classica , finito 3 anni alla facoltà di Medicina,e fatto io credo un buon compito,arrivai 42° su 44 partecipanti e 40 posti,ma fortunatamente 4 rinunciarono ed entrai.Per fare un esempio, le materie di studio di 30 ore erano assegnate a 3 insegnanti diversi,10 ore a testa,per lo più giovani Medici appena laureati che lo facevano per un pò di punteggio,ma dovevano anche loro essere raccomandati e si cercava di accontentare tutti(i raccomandati).Anche i voti,il passaggio all'anno successivo,il voto finale, erano una faccenda "politica".Una volta il Segretario della Scuola entrò in aula,non ricordo se bussò prima,fece uscire l'Insegnante e i non residenti,e invitò decisamente gli allievi a votare loro e famiglia per suo cognato,alle prossime Elezioni Comunali.Ritornò poi dopo a minacciare rappresaglie perché questi non era stato eletto.C'era un sistema così capillare di clientelismo e corruzione che comprendeva anche le cose più piccole,anche le briciole erano scientificamente spartite.
Nel '91,ancora in epoca pre-Tangentopoli,feci il concorso da infermiere in una USL di Bologna,la citta rossa,e senza raccomandazione arrivai tra i primi 20,ci fecero una settimana di corso teorico pagato,i primi 15 giorni in reparto affiancati,i caposervizio ti chiamavano ,ti parlavano,ti davano consigli ecc.
tutto funzionava perfettamente,era proprio un altro pianeta.Chiesi,tanto per chiedere,dopo i sei mesi di prova,di essere mandato in Terapia Intensiva,e mi ci mandarono.Dopo un anno,scusandomi ,chiesi di essere rimandato in un reparto di degenza,perchè troppo stressato e mi accontentarono di nuovo.Come tutti,anch'io mi impegnavo e ti veniva proprio naturale in quell'ambiente.Dopo qualche anno però ,per avvicinarmi a casa,feci il concorso in un'Azienda Ospedale romana,arrivando tipo 200°(mi dissero poi che almeno i primi cento per loro stessa ammissione erano raccomandati),e dopo un'anno entrai.
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Re: errare è umano,perseverare.....

Messaggioda raffaele leone il 26/08/2009, 17:24

continua....
Era la seconda metà degli anni '90,quelli della" Restaurazione" dopo Tangentopoli,ma soprattutto io credo eravamo ritornati nel centrosud.E difatti ritrovai quello che avevo lasciato prima,corruzione,clientelismo,favoritismi,strutturali e capillarizzati.
Devo ammettere una certa sorpresa quando capii, e mi fu da tutti confermato,che anche i rappresentanti di CGIL,CISL e UIL erano parte del gioco anzi erano sporchi e clientelari che più non si può.Tutta la corruzione e il clientelismo di Caposala,Infermieri(es concorsi,assegnazione dei reparti,posti ambiti,nicchie di nullafacenza,ecc)Ausiliari e Ditte Pulizie era affar loro.Ovviamente per Dirigenti e Medici c'era un'altra "Cupola".
Questi signori partecipano regolarmente,anzi sono in prima fila,alle Manifestazioni Sindacali Nazionali,al concerto del 1° Maggio,come se nulla fosse,anche se di che pasta sono lo sanno tutti.
Io fui assegnato al reparto,poco ambito,di Geriatria,e lì rimasi e sono,guardandomi bene dal farmi quella schifosa tessera che mi permetterebbe sicuramente molti vantaggi.Due anni fa ebbi un terribile mal di schiena e mi fu riscontrata un'ernia del disco,e a mia madre che mi chiedeva di farmi spostare negli Ambulatori dovetti spiegare che l'ernia nel reparto ce l'avevano altri 5 colleghi e negli ambulatori ci andavano i giovani raccomandati dai sindacati e non chi ha problemi fisici.
Da queste parti non c'è una cosa pulita,legale,regolare,e nulla è cambiato con Badaloni,Storace o Marrazzo.
Scusate se vi ho annoiato,ho cercato di dare un'idea
Ciao,Raffaele
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Re: errare è umano,perseverare.....

Messaggioda raffaele leone il 26/08/2009, 17:56

La verità molto spesso è banale
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Re: errare è umano,perseverare.....

Messaggioda pierodm il 26/08/2009, 19:08

Questo della "onestà" è un tema capitale, parlando dell'Italia, come quello del rapporto tra cittadini e Stato - "governare gl'italiani non è difficile, è inutile" Mussolini dixit, ma Gramsci dixit molto meglio e di più, e GG Belli ci fece la propria fortuna con questo genere di contorcimenti morali.
Tanto è stato scritto, perché tanto c'era da scrivere: non esiste una causa-prima netta e definita, così come non esiste un aspetto prevalente del problema, dato che si tratta di un intreccio inestricabile di fenomeni a cascata, di azioni e reazioni tutte importanti e nessuna decisiva.
In questo concerto voglio proporre un punto di vista che può aiutare: il concetto di "casa".
Gl'italiani non hanno della società, della comunità, nella quale vivono l'idea che sia la "loro casa", my home my sweet home, ma hanno l'idea che sia un territorio al di fuori, di divertimento usa e getta, una terra di conquista, una risorsa da sfruttare.
I british - come li chiama Pagheca - sono abituati da secoli a pensarla diversamente ... ma attenzione: solo per ciò che riguarda, appunto, la loro home-land, dato che tutta questa onestà, questa moralità, svanisce nel momento in cui dovrebbe applicarsi alle terre e ai beni di chi è fuori dalla loro home-land.
Un po' come per il famoso "spirito democratico", vivo in casa e assai latitante fuori, i british hanno incrociato in lungo e in largo per tutte le latitidini del pianeta, senza farsi il minimo scrupolo ad agguantare tutto quello che c'era da agguantare: se il fenomeno visto in prospettiva storica si può ascrivere alla categoria dell'imperialismo o del colonialismo, o magari del commercio, tuttavia a livello dei tanti singoli individui che hanno operato dentro il fenomeno la questione "morale", quella dell'onestà e della decenza personale s'imporrebbe ugualmente.

In questo senso, ha ragione Franz: come fare perché gl'italiani si abituino a considerare la comunità nella quale vivono un'estensione della propria casa? E' evidentemente un problema politico, ma proprio per questo dico a Franz che una soluzione federista poco mi convince, eprché perprtua, anzi ribadisce, i sentimenti di campanilismo e di localismo, di provincialismo e di separatismo che sono alla base del sentimento di estraneità da un "sentire comune", o da un'etica condivisa.
E poi aggiungiamoci la morale cattolica a tutto questo, alla quale preme non tanto mettere un freno al "peccato" o alla commissione della "colpa", ma preme soprattutto il pentimento e la confessione da celebrare ovviamente sotto l'anello benedicente dell'autorità vescovile.
pierodm
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