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Romano Prodi. Una risorsa di cui c'è ancora bisogno.

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Romano Prodi. Una risorsa di cui c'è ancora bisogno.

Messaggioda mariok il 20/08/2009, 21:25

Se abbiamo bisogno dell'aiuto di Ratzinger allora siamo proprio alla frutta.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: Romano Prodi. Una risorsa di cui c'è ancora bisogno.

Messaggioda pierodm il 20/08/2009, 22:13

Pagheca.
L'irredentismo o l'autonomismo non sono, di per sé, "di destra": lo sono però storicamente nella maggior parte dei casi, e non rappresentano la parte peggiore delle battaglie della destra. Lo diventano quando, sulla base nazionalistica, la destra ne fa una questione militaristica, o eversiva, o razziale, o comunque discriminatoria, e infine il pretesto per un regime autoritario e revanchista.

Precariato.
I tipi di contratto di lavoro credo che siano ormai una moltitudine. Hanno in comune il fatto che sono tutti precari, e che chi lavora non ci guadagna niente rispetto a contratti più vincolanti: in molti casi ci guadagnano aziende che fanno puramente da intermediarie, senza che mettano alcun genere di valore aggiunto, nemmeno quello di una qualche "selezione" qualitativa, per non parlare di un qualunque tipo di responsabilità.

Non è assolutamente vero, per altro, che questa tipologia contrattualistica sia riservata a speciali settori d'attività: sono applicati ovunque e indiscriminatamente.
Ci sono situazioni che conosco direttamente, che riguardano impieghi negli enti locali e nelle agenzie di sviluppo, dove semplicemente si segnalano i lavoratori alle aziende di lavoro interinale, che provvedono ad assumere e poi ri-affittare il dipendente, gestendo poi solo l'emissione della busta paga e le liquidazioni eventuali.
Il livello degli stipendi è basso, e l'azienda in questione ci guadagna la differenza tra quello che viene erogato dall'ente e lo stipendio erogato.
Un velo pietoso, poi, se andiamo ad indagare chi siano - ossia a chi appartengono o a chi fanno "riferimento" - queste aziende di lavoro in affitto.

Quindi non si tratta solo dei call-center, o di lavori stagionali - che per altro hanno sempre avuto una disciplina speciale.
So perfino di contratti "a ore", con tanto di "liquidazione" di uno o due euro, nel settore del catering e altri del genere.
Nella pubblica amministrazione e negli enti locali di cui sopra, poi, la situazione è paradossale, in quanto alcuni di questi impieghi non sono affatto "puramente esecutivi", ma richiedono competenza e professionalità: da un lato, quindi, attengono a personale qualificato, che vede la propria qualificazione bistrattata, dall'altro nella rotazione e nel distacco tra azienda e lavoro effettivo viene completamente disattesa la valutazione della qualità del lavoro, oltre che qualunque forma di "partecipazione" del lavoratore alle sorti dell'organizzazione nella quale presta servizio.
Insomma, un disastro sul piano della qualità, e una vergogna su quello etico-amministrativo.

Assai poco convincenti, poi, sono gli argomenti incentrati sul fatto che "così almeno si creano posti di lavoro che altrimenti non ci sarebbero".
Può darsi che qualche posticino si crei, in alcune nicchie del mercato, ma in generale i posti di lavoro sono creati dalla sanità delle aziende, dalla loro attività e dalla loro qualità.
In ogni caso, l'argomento non vale per gli enti locali e la P.A., che ai guasti del clientelismo aggiungono quelli del lavoro precario e in affitto.

Infine.
E' passata quasi in sordina la notizia dei due coniugi, ricercatori, costretti ad andarsene dall'Italia per una sporca vicenda ricattatoria, che hanno poi avuto buon successo all'estero.
Una notizia da prima pagina, non da rubrica delle curiosità, in quanto archetipo di un fenomeno.
Una notizia che però nessuno, nell'ambito politico, e quindi giornalistico, ha interesse a cavalcare, perché nessuno ha la coscienza pulita in materia.
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Re: Romano Prodi. Una risorsa di cui c'è ancora bisogno.

Messaggioda pagheca il 21/08/2009, 1:07

pierodm ha scritto:
Infine.
E' passata quasi in sordina la notizia dei due coniugi, ricercatori, costretti ad andarsene dall'Italia per una sporca vicenda ricattatoria, che hanno poi avuto buon successo all'estero.
Una notizia da prima pagina, non da rubrica delle curiosità, in quanto archetipo di un fenomeno.
Una notizia che però nessuno, nell'ambito politico, e quindi giornalistico, ha interesse a cavalcare, perché nessuno ha la coscienza pulita in materia.


secondo me non e' tanto questo piero. E' che la situazione e' talmente compromessa, ci sono cosi' tanti scandali di tutte le dimensioni, che l'attenzione della gente, dei giornali, di tutti, e' saturata.

Per quanto riguarda il precariato, non e' il fenomeno in se che mi preoccupa, ma il modo in cui e' stato istituzionalizzato in Italia, frutto sostanzialmente di incompetenza e stupidita'. Sembra di stare nel Burkina-Faso (con tutto il rispetto per i burkinesi e per i loro problemi), non in mezzo all'Europa. Non ci sono piu' ne regole ne limiti ne ragionevolezza. Tutto qui. E la gente e' talmente disabituata a distinguere il grano dall'oglio che neanche se ne accorge.

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Re: Romano Prodi. Una risorsa di cui c'è ancora bisogno.

Messaggioda Robyn il 21/08/2009, 8:36

La legge biagi è tutta da modificare.Non capisco poi a cosa serva la flessibilità nella PA.Prima di tutto rivedere la funzione delle agenzie interinali,secondo cercare di creare lavoro stabile nonostante gli alti e bassi dell'economia.Eliminare la giungla contrattuale.Esistono in italia 4 milioni di precari.Questa è un'intera generazione distrutta,in cui ci sono precise responsabilità di chi ha voluto la precarietà.In altri paesi europei i trentenni sono molto valorizzati hanno molta vitalità.La precarietà è una malattia sociale congenita nella mente della gente e di gente senza scrupoli.Si potrebbe dire che la precarietà è stato un'atto fascista dal momento che l'Italia è stato una paese razzista e fascista Ciao Robyn
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Re: Romano Prodi. Una risorsa di cui c'è ancora bisogno.

Messaggioda franz il 21/08/2009, 9:06

mariok ha scritto:.... credo in alcuni principi basilari.

Il primo è che la politica fiscale, ovviamente basata sul principio della progressività, serva a finanziare i servizi e non a togliere soldi a presunti ricchi per distribuirli, più o meno a pioggia, a presunti poveri.

Servizi pubblici efficienti, come scuola, sanità, assistenza agli invalidi ecc. sono l'unico valido strumento di "redistribuzione" sociale.

Il secondo principio è che la giustizia sociale non può attuarsi esclusivamente attraverso la leva fiscale. E' illusorio pensare di compensare con i "bonus" fiscali una politica economica e industriale basata sui bassi salari e su basso valore aggiunto.

Il terzo è che oltre ad avere un mercato giustamente regolamentato, trasparente e libero da posizioni di privilegio, occorre anche ripensare, sulla base dell'esperienza, fino a che punto è concretamente realizzabile un regime di libera concorrenza in alcuni settori come ad esempio quello dell'energia.

Nulla da dire sui primi due principi. Sono perfetti, anche se come sempre potremmo approfondire a lungo ed entrare maggiormente nel merito. Mi pare pero' che il problema che richiede maggiori riflessioni sia quello della libera concorrenza.
Essa cozza contro il nostro sistema delle rendite vincolate (tramite posizioni dominanti e tariffe imposte per legge).
Nel settore dell'energia ci deve essere una pluralità di produttori, una pluralità di distributori ed una pluralità (qui ci siamo) di compratori. Io all'estero posso già decidere di comprare la corrente che preferisco (nulcleare? Idroelettrica? Eolico? Misto?) dal produttore che mi fa il miglior prezzo. Questo è già possibile per le industrie ed ora si sta estendendo anche alle economie domestiche. Non so come siamo messi in Italia ma dietro ogni resistenza vanno cercate le rendite di chi ha tutto da perdere da una libera concorrenza.

Per quanto riguarda il problema del pieno in autostrada, mi pare chiaro che il probleme viene minimizzato se hai una macchina con grande autonomia (per es 1000Km con un pieno) perché hai piu' tempo per organizzarti e cercare un distributore piu' economico. Oppure, con un certo investimento economico, puoi prendere una vettura ibrida e renderti piu' indipendente dal rifornimento. Questo per dire che è un intero sistema che deve essere libero e proporre un ampio ventaglio di oggetti in concorrenza. Se hai solo a disposizione macchine a benzina con bassa autonomia .... è ben diverso che se hai a disposizione la scelta tra varie tecnologie (elettrico, ibrido etc) e con una lunga autonomia. Non si puo' quindi esaminare un solo aspetto ma prendere in considerazione tutto il sistema. Per esempio il numero eccessivo di distributori, dovuto al mercato rigido e "protetto" dei prezzi amministrati dei decenni scorsi.

Ciao,
Franz
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Re: Romano Prodi. Una risorsa di cui c'è ancora bisogno.

Messaggioda mariok il 21/08/2009, 10:56

Sarà, ma resto poco convinto che in alcuni settori, come energia e acqua, la concorrenza basti a risolvere i problemi.

Intanto c'è da dire che nel campo dell'energia il livello degli investimenti e la capacità finanziaria richiesta ai player per progetti necessariamente di lungo termine, presuppongono un mercato ben più ampio di quello nazionale.

Con un mercato europeo forse già si potrebbe ragionare diversamente.

E poi comunque ritengo che il mercato da solo non basti, ma un qualche ruolo pubblico è ineliminabile.

Inanzitutto perchè certe scelte di fondo sulle fonti (nucleare sì/no, quali altre fonti alternative ecc.) hanno tali impatti ambientali, economici e sociali, che non possono essere lasciati nelle mani dei privati. La necessità di ragionare con approccio srategico richiede piani energetici di lungo periodo che implicano elevata autorità politica e legittimazione democratica.

E poi perchè le sole leggi del profitto finirebbero inevitabilmente per penalizzare qualcuno. Senza la nazionalizzazione del settore e la creazione dell'Enel (che tra l'altro stranamente non era uno dei soliti carrozzoni come Alitalia e FF.SS.) sarebbe nai arrivata l'energia elettrica in piccoli paesini di montagna o in zone povere del profondo sud o in alcune piccole isole?
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Re: Romano Prodi. Una risorsa di cui c'è ancora bisogno.

Messaggioda pagheca il 21/08/2009, 11:09

mariok ha scritto:E poi comunque ritengo che il mercato da solo non basti, ma un qualche ruolo pubblico è ineliminabile.

Inanzitutto perchè certe scelte di fondo sulle fonti (nucleare sì/no, quali altre fonti alternative ecc.) hanno tali impatti ambientali, economici e sociali, che non possono essere lasciati nelle mani dei privati. La necessità di ragionare con approccio srategico richiede piani energetici di lungo periodo che implicano elevata autorità politica e legittimazione democratica.



Hai perfettamente ragione. Ma infatti le scelte strategiche in UK, dove puoi decidere a chi allacciarti liberamente, sono ancora strettamente in mano al governo, che ha presentato recentemente il piano energetico nazionale (e non una semplice opzione si/no verso il nucleare come ha fatto SB), in cui viene illustrata la strategia nazionale per l'energia per i prossimi anni e in cui sono esaminate con cura le varie opzioni (se ne parlo' a suo tempo sul forum). Anche perche' non dimentichiamoci che le leggi le fa l'Europa in questo settore, di fatto. Non ti puoi mettere a produrre centrali a carbone per esempio sperando di rientrare nei parametri del CO2 fissati dagli accordi interanzionali.

Pero', mariok, ti devi arrendere di fronte alla realta': qui il tuo fornitore di energia lo puoi scegliere. Puoi scegliere se avere impatto zero, oppure se puntare solo al portafogli. Insomma, e' chiaro che ci vuole un pesante intervento di controllo dello stato nei settori energetici, tramite sussidi, finanziamenti, scelte strategiche, ma questo non impedisce che poi all'utilizzatore finale (mmmhhh... mi ricorda qualcosa) non possa restare da scegliere cosa fare.

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Re: Romano Prodi. Una risorsa di cui c'è ancora bisogno.

Messaggioda mariok il 21/08/2009, 11:45

Se guardiamo alla commercializzazione ed alla distribuzione nella situazione esistente, probabilmente i meccanismi della concorrenza possono dare qualche vantaggio in termini di prezzi (anche se non credo in misura molto significativa).

Ma se guardiamo un pò più in là nel futuro, allora credo che ci voglia ben altro che il semplice libero mercato.

Lo dimostra il fatto che un pò dovunque le privatizzazioni sono fenomeni abbastanza recenti (in UK se non sbaglio è avvenuta nel 1990), dopo cioè che il grosso degli investimenti per creare per esempio una rete elettrica nazionale era già stato fatto da aziende pubbliche.

Le previsioni degli scienziati del settore ci dicono per esempio che tra 40 anni, con una popolazione mondiale di 9 miliardi, non ci sarà energia sufficiente per tutti.

Ed allora che facciamo. Pensiamo di convincere con qualche incentivo le aziende private a riconvertirsi radicalmente sostenendo ingenti investimenti, pena l'uscita dal mercato? O non è lecito pensare che gran parte degli attuali colossi del settore preferiranno sfruttare a proprio vantaggio la situazione lucrando sui prezzi grazie allo squilibrio tra domanda e offerta?

Pensiamo, per esempio, che finchè le compagnie petrolifere continueranno a fare utili enormi, qualcuno avrà un reale interesse e la forza finanziaria per stravolgere un intero mercato (non solo quello automobilistico, ma anche tutto l'indotto ad esso connesso) attraverso l'introduzione di mezzi di locomozione per esempio a idrogeno o ad energia solare?

Riteniamo forse che il problema sia solo tecnico?

Ovviamente le mie sono solo domande alle quali riconosco di non saper dare risposte esaurienti.

P.S. Non so come funzioni in UK. Qui in Italia sono passato circa 2 anni fa dal mercato "a maggio tutela" (in pratica prezzi amministrati) al mercato "libero". Ho scoperto dopo (per mia colpa, ma anche per la scarsa informazione al riguardo) che circa il 50% delle tariffe è costituito dal costo di "distribuzione" attraverso la rete, che viene stabilito da Enel distribuzione, cioè il mio precedente fornitore. E dove sarebbe questo mercato libero, se il 50% del prezzo lo fa un monopolista proprietario della rete? A parte gli ovvi disguidi che una tale situazione comporta, come per esempio i frequenti ritardi con i quali i consumi vengono comunicati dal distributore al fornitore e quindi al cliente.
Che libero mercato è mai questo?
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Re: Romano Prodi. Una risorsa di cui c'è ancora bisogno.

Messaggioda pagheca il 21/08/2009, 11:51

mariok ha scritto:Che libero mercato è mai questo?


Infatti non lo e'. E' questo il punto. Ci si dovrebbe interrogare sul perche' cose che funzionano ovunque in Europa non funzionano in Italia. Vedi prezzi della benzina, per un altro esempio.
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Re: Romano Prodi. Una risorsa di cui c'è ancora bisogno.

Messaggioda Robyn il 21/08/2009, 12:14

Pierodm
Nella legge biagi ci sono due formule contrattuali mal concepite.La prima è lo staff leasing,la seconda è il giob on call
Lo staff leasing andava fatto bene e non tramite agenzia interinale che assume stabilmente e che oggi ti manda presso un'industria metalmeccanica e domani presso un'industria dolciara.L'assunzione invece doveva avvenire direttamente da un'attività o da un'azienda alleata con altre aziende dello stesso settore,e questo può riguardare quei lavori discontinui,in cui invece l'alleanza permette di colmare i buchi di lavoro.Il giob on call in cui c'è la divisione del lavoro tra due persone non ha nessun senso.Infatti questa formula contrattuale già esiste ed è il part-time che và riservato alle donne che vogliono conciliare lavoro e maternità.Possono esserci ammortizzatori all'interno del lavoro stabile per coprire i buchi di lavoro che periodicamente possono ripresentarsi.I 36 mesi sono invece un'esagerazione.Basta un contratto o di 4 mesi o di 6 mesi reiterato per tre volte dopodiche c'è l'assunzione.Eliminare il lavoro flessibile presso la pubblica amministrazione,che non ha nessun senso.Per quel che riguarda l'art 18 il licenziamento è già permesso per assenza,scarso impegno nel lavoro,litigi,furti ma non per incompetenza.Infatti il contratto a termine è stato concepito proprio per valutare una serie di cose tra cui la competenza di un lavoratore.Suddividere poi le agenzie interinali.Un'agenzia può ricercare lavoro solo in un settore .Separare le attività nelle aziende multiservizi.Fare in modo che il contratto a termine costi di più di del contratto che si ha a tempo indeterminato.Togliere di mezzo cococo,cocopro,lavori a progetto Ciao Robyn
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