Non si può descrivere il paese come normale, e perciò pretendere un bipolarismo "normale" (che non è sinonimo di "granitico"), quando non c'è nessuna normalità.
Credo che stia qui il punto di dissenso con Luca, col quale per molti versi concordo, soprattutto con riferimento alla sua "interpretazione cattiva e poco conciliante nei confronti dei nostri leader di Cs, sopratutto quelli passati".
Se è vero che non si può pretendere un bipolarismo "normale", quando non c'è nessuna normalità, è altrettanto vero che non si può pretendere nemmeno un parlamentarismo normale.
Sono d'accordo che il c-s ha commesso l'errore di legittimare Berlusconi mediante l'invenzione di un meccanismo bipolare che consentisse un'alternanza al potere. Della serie...facciamoci la guerra in pubblico, ma sotto sotto (vedi riforme istituzionali) mettiamoci d'accordo per governare un pò per uno.
Il punto di disaccordo consiste forse nella (mia) convinzione che ciò non basta a giustificare la vittoria del berlusconismo e la sconfitta di qualunque ipotesi alternativa, culturale prima ancora che politica.
In alto thread ho postato l'articolo di Prodi apparso sul Messaggero del 14 agosto.
Ha certamente ragione da vendere chi dice che Prodi predica bene e razzola male e che ha avuto responsabilità di primo piano nel fallimento del riformismo italiano.
Tuttavia, come dargli torto quando indica il fallimento del riformismo nell'incapacità di dare risposte a
una crescente disparità nelle distribuzione dei redditi, un dominio assoluto e incontrastato del mercato, un diffuso disprezzo del ruolo dello Stato e dell’uso delle politiche fiscali, una presenza sempre più limitata degli interventi pubblici di carattere sociale.
Ed aggiunge:
Il riformismo ha cioè perso la fiducia in se stesso e preferisce inseguire le piattaforme e i programmi degli altri, pensando che, per rovesciare le fortune elettorali, sia sufficiente criticare gli errori e i comportamenti dei governanti.
A cambiare gli equilibri politici tutto ciò non basta, anche perché la rapidità con cui gli “estremisti” del mercato si sono impadroniti del linguaggio dei riformisti è davvero degna di un premio Nobel. Per vincere i riformisti debbono elaborare nuove idee e nuovi progetti su tutti i temi elencati in precedenza. Ribadendo con forza il ruolo dello Stato come regolatore di un mercato finalmente pulito.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville