da lucameni il 19/08/2009, 0:38
Sartori ne è perfettamente consapevole, almeno per chi conosce i suoi scritti.
Flessibilità parlamentare?
Semplicemente parlamentarismo, che non ha nulla e poi nulla a che vedere con l'inciucio sopra ricordato, tanto più che non si parlava di intese per fantomatiche riforme, ma di "governo", "sistema parlamentare", "schieramenti politici che si presentano alle elezioni".
Qualcosa di diverso rispetto incuci, collaborazioni per provvedimenti etc etc.
Giustamente ogni schieramento politico di governo o di opposizione sceglierà le strategie politico parlamentari del caso.
(ma - ribadisco - che c'entra con quanto scriveva Sartori?)
Peraltro le questioni di governo non valgono per sempre e per tutte le legislature; e tanto meno non c'incastrano nello specifico dell'anomalia berlusconiana, altresì minimizzata da chi si è speso per un'idea di bipolarismo totalmente rigido (e per nulla coerente col parlamentarismo). E tutt'altro che minimizzata da Sartori (vedi i suoi articoli sul Corriere, i suoi saggi sul conflitto d'interesse, il suo ultimo e più "leggero" "Il sultanato").
Mi pare ci sia una qualche differenza no?
<<Anche volendo, alla repubblica di prima non possiamo tornare perché il Pci non c’è più, ed era il Partito comunista che creava l’anomalia di un sistema politico senza alternanza. Il punto è, però, un altro: è che il bipolarismo inventato da Prodi—e lietamente sfruttato da Berlusconi — è un bipolarismo insensato, un bipolarismo sbagliato. Il bipolarismo che funziona (e richiesto dal sistema parlamentare) deve essere flessibile e capace di autocorrezione. Invece Prodi teorizza e pratica un bipolarismo rigido e cementificato nel quale è poi doverosamente restato imbottigliato"
<<il bipolarismo all’italiana. Che si fonda sulla premessa che quando il popolo vota uno stallo, allora vota «male», e pertanto che deve essere costretto a rivotare finché non vota «bene». Ma perché? A parte l’eventualità che chiedendo nuove elezioni Prodi perda altri 5 punti percentuali, questa strana dottrina è democraticamente e costituzionalmente inaccettabile. Primo, il popolo ha diritto di votare come vota e, secondo, se vota «male» allora deve essere il Parlamento a rimediare. Dopotutto il nostro è ancora un sistema parlamentare nel quale e per il quale le linee di divisione tra destra e sinistra non possono essere rigide ma devono essere, occorrendo, flessibili. Il che non sciupa per nulla — l’ho spiegato più volte — la struttura dualistica del voto né una meccanica bipolare di governo. Questa volta o torniamo alle regole del sistema parlamentare, o rischiamo davvero di sprofondare nel nulla. Sia pure cantando l’«inno dell’inciucio>>
(2006)
La vulgata del maggioritario-bipolarismo all'italiana totalmente rigido, tanto più in virtù della nostra anomalia, abbiamo visto a cosa ha portato.
Non so: qualcuno ricorda gli ultimi 15 anni e cosa ha combinato il Cs?
Più evidente di così.
Ha inciuciato schifosamente ma nello stesso tempo ci ha raccontato di un parlamento totalmente rigido su due poli impermabili (in parlamento). Come giustamente scrive Sartori "impiccandosi con le sue mani".
A me francamente sembra tutto molto evidente, tanto più alla luce di quanto successo in questi anni.
Insomma non vedo alcuna analisi fuori dalla realtà ma del tutto aderente al nostro parlamentarismo, che certo non può sopravvivere ogni qual volta un'elezione non risulti aderente al quel bipolarismo rigido auspicato dai prodiani (e ovviamente funzionale al suo premierato).
Mi preoccupa questo insistere su qualcosa che ha voluto dire martellate sugli zebedei del Cs, e - ad esempio - questa confusione tra il livello di governo, la normalità degli schieramenti contrapposti che si presentano uniti per vincere le elezioni (che sono sempre un terno al lotto) e la pretesa che tutto debba coincidere perfettamente. Altrimenti elezioni immediate.
Delle due l'una: io forse parlo di mele e gli altri di pere, oppure davvero l'idea, che in Italia ad ogni legislatura ci si debba presentare sempre e comunque con gli stessi schieramenti dogmaticamente rigidi e identici, superando qualsivoglia principio parlamentare, acchiappa più del previsto.
Contenti voi, scontento io.
Capita.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)