pierodm ha scritto:Per esempio, Pagheca nel suo dire parla di abolizione dell'insegnamento della religione.
Perdonami Pagheca, ma dobbiamo pure dirlo chiaro: la religione non si "insegna" ma semmai si "segue", e dal punto di vista scolastico o comunque educativo un "insegnamento" della religione equivale ad un puro e semplice "indottrinamento", comunque vogliamo girare la frittata.
Sei proprio sicuro a negare l'evidenza dell'insegnamento della religione?
Visto che ogni bambino finisce con il "seguire" (?!) la religione che la famiglia prima e la società poi gli impartiscono in tenera età, non è proprio vero che si parla di indottrinamento e di insegnamento?
Insegnare è proprio nel senso di in-segnare, di mettere il segno.
Si illustrano gli elementi caratteristici e dottrinali che sono un obbligo (il credo, i comandamenti, le preghiere, i riti, i miti, le storie, i vangeli) e queste cose vanno in-segnate.
Si potrebbe forse pensare ad una educazione religiosa (da ex-ducere, condurre fuori, che implica una direzione opposta ad in-segnare e implica il far emergere ciò che già esiste nel bambino) ma questa riguarda aspetti affettivi (amore, senso di giustizia e di verità) che sono appunto già presenti in ognuno di noi e vengono trasferiti (con una operazione di trasfert psicologico) dal lato dell'amore familiare a quello "divino". Ma tutto il resto, dalla Bibbia ai Vangeli, dal Corano agli altri libri delle grandi religioni , fino alla tradizione orale delle piccole religioni politeiste, viene innegabilmente insegnato in un'età in cui si sconfina con l'indottrinamento ed il plagio di minore.
Ovviamente un plagio a fini di bene, dato che si tratta di una normale aspettativa edicativa della famiglia impartire i principi morali e religiosi ricevuto a sua volta dei genitori e rinforzati dalla società degli adulti.
Ovviamente si puo' discutere se tutto questo sia giusto o utile. Di fatto le religioni svolgono un ruolo positivo nelle società, fornendo un parco comune di principi morali ed un'etica comune. Questo crea un'omeostasi che tiene unita la società. Se non ci fosse questo fatto positivo le religioni non si sarebbero evolute fino a quello che sono oggi. E che si siano evolute, in modo diverso a seconda dei luoghi, puo' essere osservato per esempio con la riforma protestante e con le tante forme locali del cristianesimo.
Ci sono anche effetti negativi. L'omeostasi puo' essere cosi' forte che puo' fermare una società in rapida trasformazione, fungendo da fattore di freno allo sviluppo sociale. Insomma si puo' discutere parecchio sul fenomeno della religione ma una cosa per me è certa: il modo in cui essa si trasmette lungo le generazioni è l'insegnamento dottrinale di tutta una serie di precetti, riti, regole. La religione si insegna ai bambini. Poi da adulti la si segue in vari modi (da quello fanatico ed integralista a quello blando del non praticante) e qualcuno, pochi in verità, magari abbraccia nuove fedi.
Ora se la si insegna e se ha un ruolo positivo nella società, perché non a scuola?
Insieme a tutte le altre cose che per il loro ruolo nel mondo moderno è bene sapere e conoscere bene.
Piuttosto trovo assurdo che a scuola (alle medie inferiori e soprattutto nel sistema secondario) non si spieghino alcune basi di psicologia, diritto, economia. Queste sono altrettanto importanti della religione. Anche di piu'.
I risultati poi li vediamo in una sostanziale ignoranza sui temi economici, psicologici e del diritto, che sono studiati solo dagli esperti mentre dovrebbero essere, almeno nelle basi essenziali, patrimonio cognitivo di tutti.
Ciao,
Franz