da ranvit il 10/08/2009, 15:53
Da ilmattino di oggi 10/08/09
Non posso darvi torto se non vorrete leggerlo questo pezzo. Avete ragione: basta. Ma proprio basta con il Sud, con il partito del Sud, con le ragioni del Sud e con i ritardi del Sud. Stop. Saranno ormai sterminati chilometri di chiacchiere stampate e registrate quelli che si sommano su questo vano discorrere di Meridione.
È un genere ormai, un’esercitazione, un saggio di ginnastica sociologica. Ci sono film, romanzi, canzoni e tammurriate. Sono cose tutte già viste e se il governo centrale - ogni governo - si mette alla prova per dare slancio, riscatto e valore alla bella terra che da Roma in giù vanta sole, mare e varia umanità, ancora e sempre vale un solo discorso: siamo solo numeri portati all'ammasso nei granai del consenso. Specificatamente il consenso altrui.
E non possiamo dare torto a loro se a noi del Sud ci tengono fuori dai poteri e dalle decisioni: abbiamo presente cosa abbiamo fatto della nostra pubblica amministrazione? I Fas, i fondi per le aree sottosviluppate, quel bancomat a cui il governo attinge quando i bilanci pubblici sono al verde, messi in tasca al Sud, andranno a creare nuove imprese commerciali e industriali o finiranno nel pozzo buio dei debiti? E magari pagarci tutta l’infinita catena della spesa pubblica?
E come dare torto, allora, a Giulio Tremonti che tutto voleva fare tranne scucire questi piccioli al Sud (sempre bisognoso, ma giusto per prepararsi nuovi bisogni senza un definitivo progetto)?
Vogliano vedere, al contrario, come stanno amministrando le loro Varese, Verona e l’intera Padania, i leghisti? Una volta, infatti, erano i municipi rossi dell’Emilia e del Centro Italia a fare l’orgoglio dell’efficienza comunale.
Oggi - e senza obblighi di fanatismo ideologico - la gestione più realista della res pubblica la fa il Nord la cui coscienza politica è stata tenuta a battesimo da una lotta di popolo. Ecco quale dovrebbe essere il nostro percorso speculare, se vogliamo specchiarci con l’altra metà d’Italia: la consapevolezza di essere partecipi di un territorio, di un assetto politico e, non ultimo, di una sovranità. Sono i risultati che il Senatùr, con il suo diploma Radio Scuola Elettra, ha saputo dare ai lumbard. Dovremmo buttarla in politica invece che in questua, sarà fatica titanica, ma il nostro orizzonte sociale, purtroppo, è l'individualismo feroce.
Nel frattempo che ci facciamo uguali al mondo sculettando secondo voga globale vantiamo la plebe più sguaiata, il ceto intellettuale sciuè sciuè, una borghesia lazzarona e, tra i cosiddetti giovani, l’unica pianificazione progettuale a questo punto è la fuga. È passata in automatismo quell’idea assurda per cui, chi resta al Sud, è solo uno sfigato.
Ed è luogo comune quell’insopportabile fatalismo della qualità della vita secondo modulo meridiano: limoncello ghiacciato, parcheggio in quarta fila, vespetta senza casco, passatempo e una cortesia da chiedere (ben diversa invece è la realtà dei tanti che al Sud s’arrabiano e faticano).
Ed è per questo che siamo lesti a diventare clienti del potentato più a portata di mano e mai cittadini e neppure residenti se dell’abitare i luoghi, per come li costruiamo i nostri quartieri, la nostra idea è lo scempio. Un micragnoso idiota scempio da miserabili.
Marcello Veneziani che se n’è sceso nella sua Puglia per le vacanze mi ha raccontato di una casa costruita a ottanta metri, diconsi ottanta metri, dal mare. In piena spiaggia praticamente. Lui se l’è ritrovata da una stagione all’altra. Un pugno nell’occhio blu del mare. Ma con un dettaglio che la dice tutta su tutti noi che siamo eredi della bellezza del Sud, giusto quella su cui scarichiamo volentieri la nostra meschina idea di apparecchiare per la nostra sola panza. Ecco il dettaglio: neppure una finestra sul mare. Una casa costruita a un pelo dal mare senza neppure un pezzo di cielo da guardare. «Per non fare umidità dentro», questa la spiegazione. E non vi do torto se non siete arrivati a questo punto del pezzo. Non abbiamo più una finestra da dove urlare.
Pietrangelo Buttafuoco
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.