da pierodm il 31/07/2009, 23:40
Tanto per cominciare: apprendere le procedure per liberarsi di un vincolo o di un'assegnazione non voluti mi sembra utile, come le istruzioni per compilare la dichiarazione dell'IVA o la richiesta di cessazione di un c/c bancario.
Siamo nel campo della burocrazia, la religione, dio, i santi, l'aldilà, inferno e purgatorio, etc, non c'entrano niente, e meno ancora c'entra quel disgraziato idealista che si è fatto mettere in croce.
Quindi, tutto il fervore religioso che ha infiammato questo dibattito nel forum mi sembra insensato.
Piuttosto, alcuni dettagli colti qua e là appaiono certamente interessanti.
Per esempio, lo strano destino della laicità.
Per i cattolici non c'è mai una laicità "normale": in qualunque forma e in qualunque occasione si manifesti, diventa subito "laicismo" forsennato.
C'è poi il problema dell'ateismo: per i cattolici è sempre e comunque una specie di stravaganza, una forma di libertà un po' isterica, una forma di ribellione che si sottintende dovuta ad un'infanzia difficile, a qualche turba caratteriale, a puro e semplice snobismo intellettuale.
Poi il problema della discrasia tra cattolicesimo ecclesiale e cattolicesimo spirituale: un problema innanzi tutto di chi è cattolico, ma che finisce per essere scaricato sulle spalle degli altri, i quali non sanno mai di quale cattolicesimo stanno parlando.
Una cosa curiosa, questa, dato che in realtà non esiste un cattolicesimo spirituale: per questo basterebbe essere cristiani, o al limite semplicemente "religiosi".
Il cattolicesimo, per essere tale, è ecclesiale e strettamente legato alla dottrina, ossia ai suoi dogmi, alle sue encicliche, alle sue bolle, alle sue gerarchie, compresa quella che ne fa discendere l'autorità e la legittimità dalla sua natura di tramite della volontà di dio.
La pretesa illusoria di separare il cattolicesimo ecclesiale da quello spirituale, se accettata, implica contestualmente la negazione del cattolicesimo stesso, ossia la sua trascendentalità, la sua universalità, la sua stessa discendenza "divina": per compiere questa separazione, infatti, bisogna riconoscere al cattolicesimo una natura "storica", ossia completamente umana, relativistica, e nient'affatto trascendentale, universale, assoluta: puff, il cattolicesimo non c'è più.
E se non c'è più, che senso ha dichiararsi "cattolici", sia pure spiritualmente?
La domanda non è retorica, ma reale. Nel rispondere - perché non dubito che una serie di risposte ci sono - i cattolici si potrebbero trovare, infatti, a scoprire che il rispetto che pretendono non si trova fondato nel fatto nudo e crudo di professare una fede religiosa - o di essere battezzati - ma nelle azioni e nelle idee che la loro ideologia gli suggerisce: esattamente come chiunque altro, atei e laici compresi, i quali per sostenere le proprie idee possono basarsi solo sulla dimostrazione della loro validità, e non su ascendenze sacramentali o su "rivelazioni" e trascendentalità che per vie misteriose ruscellano da imprecisati cieli.