da pierodm il 26/07/2009, 23:24
Io - per la particella che mi riguarda, dato che ho voluto lanciare questo argomento delle "mozioni" - sono forse stato un po' generico, facendo un sorvolo di massima.
Ma rimane il fatto che l'argomento sono le mozioni: pallosissime, retoriche, malfatte, ma che pure dei contenuti li hanno.
La mia critica teneva conto, in negativo, di questi contenuti, che non entusiasmano perché sono banali, e fanno trasparire in modo troppo plateale quella che a me sembra la mancanza vera e sostanziale di tutta la manfrina: quella mancanza che mette in cruda evidenza tutti i difetti formali, tutte le deficienze individuali, tutta la sterlità rituale del gioco delle mozioni e dei documenti congressuali, oltre che dei meccanismi consueti con i quali si svolgono le battaglie "democratiche"in ogni partito di ogni sistema politico.
Sto parlando della mancanza di opzioni politiche forti, di un'identità forte, di un'ideologia di riferimento.
Parliamoci chiaro una volta per tutte: questa storia della obsolescenza dell'ideologia, del fatto che di questa se ne possa fare a meno, è una solenne cazzata.
Una cazzata che solo a sinistra - o meglio, nella coalizione del centrosinistra - ha ottenuto cittadinanza, con l'ovvio conforto interessato dei suoi avversari: un centro-sinistra occupato ad accozzare insieme l'inaccozzabile, spezzoni sparsi della vecchia DC con tronconi di derivazione PCI, frammenti di PSI e PSDI con radicali e Pezzetti del PRI, laddove non solo si trattava di pure sigle, ma di pensieri politici contrastanti e confusi, segnati oltre tutto dai traumi di tangentopoli.
In questa situazione, per forza doveva pasare l'idea che l'ideologia fosse una roba vecchia, qualunque fosse la definizione da assegnare a questa "ideologia".
In sostanza, ciò ha portato a voler fare un partito/coalizione che non decidesse su niente, che non avesse un'idea comune o un'idea forte su niente, se non su questioni quanto più genericamente espresse, vaghe e dense di "ma-anche".
Con questi ingredienti nessuno sarebbe capace di fare niente di meglio che un pasticcio, una ciofega: possiamo provare a mettere la ciofega nel forno, o a metterla nel freezer, o a guarnirla con la nutella, per vedere se ne viene fuori qualcosa di casualmente e inaspettatamente buono. Se questo non succede possiamo dare la colpa al forno, o al congelatore, o all'eccesso di nutella, o alle congiunzioni dei pianeti in trigono con Giove, pur di non ammettere che la ciofega è una ciofega perché è fatta come una ciofega, e basta.
I fans del partito leggero - alias del partito senza ideologia - intanto fanno di questo loro concetto un dogma altamente ideologico, e questo già di per sé chiuderebbe con ignominia la questione.
Poi, dico, quindici anni di disgrazie, quindici anni di vittorie e di affermazione di partiti avversari fortemente ideologizzati, di consolidamento di un elettorato di destra tenuto insieme proprio dal cemento ideologico, non suggeriscono proprio niente?
Leggevo proprio oggi, di sfuggita, un titolo sulla Repubblica, che diceva più o meno: un istituto di ricerca rivela che gli elettori non votano in base a programmi, ma a emozioni e suggestioni.
Non ho letto l'articolo, mi sono limiato al titolo, dato che questo istituto "rivela" qualcosa che a me sembra chiarissimo da sempre, e che ho anche detto più volte in diverse occasioni.
Ma noi, qui, da questa parte politica, continuiamo tignosamente a rincoglionirci con lenzuolate di programmi, e con la fanfaluca della "opposizione costruttiva" che fa i governi ombra, e tutto il cucuzzaro di sciocchezze devastanti che sono saltellate fuori come pop corn in questi anni.
Ha ragione Pagheca a chiedersi cos'è mai una "mozione", dato che una mozione dovrebbe essere una petizione di consenso su una proposta specifica in un dato contesto, volta ad ottenere un risultato specifico: in altri termini, una proposta all'interno di un contesto generale consolidato.
E infatti, i disgraziati portatori di una mozione fanno finta che questo contesto consolidato ci sia, poveracci.
Ma, poiché non c'è, sono costretti a farla diventare un "vasto progetto" fondativo, ognuno rivolto in una direzione diversa e assai poco confrontabile con l'altra, il tutto senza apparire troppo affannati: mi ricordano la metafora delle anatre, che sembrano scivolare fluide sul pelo dell'acqua, mentre sotto agitano freneticamente le zampe palmate.