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Napolitano ha ragione

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Napolitano ha ragione

Messaggioda ranvit il 22/07/2009, 19:00

Da ilmattino.it :


Nella loro storia gli italiani non hanno mai dimostrato un grande rispetto per le istituzioni politiche. Sono, per tradizione e vocazione, anarchici e individualisti, hanno uno scarso senso dello Stato e del bene comune. Pensano al loro «particulare» e non si curano della sfera pubblica. Si tratta, non c’è dubbio, di stereotipi e luoghi comuni, ripetuti mille volti e spesso utilizzati per screditarli, come si è visto in queste settimane sulla stampa internazionale, che ha sfruttato le vicende private di Berlusconi per riproporre un’immagine denigratoria e caricaturale dell’Italia e dei suoi abitanti.
Ma come spesso capita, stereotipi e luoghi comuni, per quanto sgradevoli, hanno sovente un fondamento di verità, che toccherebbe ai diretti interessati correggere e smentire. Gli italiani, purtroppo, tra le loro tante caratteristiche hanno anche quella di essere incorreggibili e testardi. Si lamentano, giustamente, delle rappresentazioni negative di cui sono oggetto, si ribellano con orgoglio alle stupidaggini dette sul loro conto, ma poi proseguono imperterriti lungo la loro (cattiva) strada, evitando così di modificare quei comportamenti e atteggiamenti che rischiano di avvelenare la loro vita collettiva.
Prendiamo appunto il caso delle istituzioni politiche cosiddette di garanzia, che in tutti i sistemi politici, e in particolare nelle democrazie contemporanee, svolgono un ruolo essenziale di equilibrio e di mediazione. Dovrebbero essere considerate, indipendentemente dalle persone che temporaneamente le occupano, delle realtà neutrali e non partigiane, la cui principale funzione è quella di garantire la stabilità e il rispetto delle regole, la correttezza dello scontro politico e un clima quanto più possibile civile e costruttivo.

Le istituzioni così intese - si tratti, nel caso dell'Italia, della presidenza della Repubblica o della presidenza delle due Camere - sono un bene di tutti, un fattore di concordia e un simbolo di unità, nonché un indispensabile elemento di moderazione. La cui importanza, dal punto di vista tecnico-funzionale, è destinata ad accrescersi soprattutto nei momenti di crisi o quando la lotta politica raggiunge toni eccessivamente polemici e battaglieri. Quando volano parole grosse o c'è una grande posta in gioco c'è sempre bisogno di qualcuno capace di una parola saggia e di un comportamento pacato.

Ma per poter funzionare a dovere, per assolvere al meglio la loro funzione di garanzia e di equilibrio, le istituzioni debbono essere rispettate e tenute al riparo da attacchi strumentali e polemiche. Se perdono il loro carattere oggettivo e per così dire impersonale, se vengono considerate attori politici tra gli altri, se vengono trascinate a forza nella rissa tra forze politiche, esse rischiano di perdere la loro caratteristica essenziale, finiscono per essere snaturate, depotenziate e alla lunga delegittimate. Con conseguenze pesantemente negative per l'intero sistema politico. Bene, come si è visto in questi giorni in Italia, in particolare con le pesanti accuse che Antonio Di Pietro ha rivolto al Capo dello Stato, il rispetto per le istituzioni non sempre viene considerato dai nostri uomini politici un dovere o un comportamento imposto, se non altro, dal senso di opportunità e da un minimo codice di cavalleria.
E se i politici non rispettano le istituzioni perché dovrebbero poi farlo i cittadini? Non solo, ma se nessuna istituzione viene tenuta al riparo da accuse e insinuazioni, se al «custode della Costituzione» viene addirittura rimproverato di disattendere la Carta fondamentale e di tradirne lo spirito, a chi dovrebbe affidarsi un Paese nei suoi momenti difficili?

L'Italia sta attraversando una fase particolarmente delicata della sua storia, stretta nella morsa di una persistente crisi economica e di uno scontro all'ultimo sangue tra partiti tanto aggressivi quanto deboli. Maggioranza e opposizione non dialogano e non riescono a trovare alcun punto d'intesa. Silvio Berlusconi è da settimane al centro di polemiche e accuse relative alla sua vita privata, che hanno trovato una vasta eco soprattutto all'estero e hanno contribuito ad indebolire l'immagine dell'Italia nel mondo. La criminalità organizzata continua a prosperare e a seminare veleni (come nel caso delle recenti dichiarazioni di Totò Riina sul ruolo che i servizi deviati avrebbero avuto nell'uccisone del giudice Borsellino). Il terrorismo, interno e internazionale, rappresenta una minaccia non ancora del tutto sventata. I militari italiani sono pesantemente impegnati in Afghanistan. C'è il rischio, dopo la ripresa estiva, di un aggravarsi delle tensioni sociali prodotte dalla crescente disoccupazione. Dato un simile clima, gli inviti di Napolitano prima ad una tregua, in coincidenza con lo svolgimento del G8, poi al dialogo e al confronto hanno tutt'altro che il sapore di una predica o di una stucchevole raccomandazione ispirata dal buon senso. Rappresentano piuttosto un chiaro obiettivo politico, una precisa indicazione di metodo, resa ancora più cogente dalla convergenza che nelle ultime settimane si è stabilita tra il Capo dello Stato e il Presidente della Camera Gianfranco Fini. Che proprio ieri, intervenendo anch'egli alla tradizione cerimonia del Ventaglio con la stampa parlamentare, ha ribadito quanto sia importante, soprattutto in una fase come l'attuale, che le massime cariche dello Stato si muovano in modo «consonante» e «convergente», nell'interesse supremo della nazione. Nel linguaggio giornalistico si è subito parlato dell'esistenza di un asse Napolitano-Fini, che potrebbe nascondere chissà quale disegno politico. In realtà, si tratta solo di tenere dritta la barra della politica italiana in un momento che è, oggettivamente, di grande confusione e pericolo.
Il paese ha un urgente bisogno di riforme. Soprattutto ha bisogno di superare il clima da muro contro muro che dura ormai, a conti fatti, da circa un quindicennio. Spetta alle forze politiche, legittimate dal voto popolare, uscire dall'impasse e trovare soluzioni per quanto possibile condivise e frutto, in ogni caso, di un ampio confronto politico-parlamentare (a partire dalla legge sulle intercettazioni, per finire, se possibile, con la riforma costituzionale). Spetta invece alle istituzioni - che sono neutrali e super partes per definizione - operare e vigilare affinché ciò avvenga. Tutti in questi giorni sembrano aver compreso, apprezzandolo, lo spirito che anima gli interventi di Napolitano.
Tutti tranne, evidentemente, Di Pietro.

Alessandro Campi

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Re: Napolitano ha ragione

Messaggioda lucameni il 22/07/2009, 19:48

detto dalla testa pensante di farefuturo non mi meraviglia. Indubbiamente il governo in merito a certi argomenti non gradisce polemiche.
Certo è un qualche progresso, almeno come argomentazioni, rispetto gli scherani del premier.

" c'è sempre bisogno di qualcuno capace di una parola saggia e di un comportamento pacato".

Quello sempre.
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Re: Napolitano ha ragione

Messaggioda Robyn il 22/07/2009, 19:56

lucameni
Il Presidente della Repubblica ,quando è tornato SB al governo si è trovato in una situazione non facile,in cui di punto in bianco aveva lanciato il dialogo,cosa augurata anche dal Presidente della Repubblica,ma allo stesso tempo SB lanciava uno scambio con il lodo alfano in un momento in cui era forte.Allora il Presidente della Repubblica e comunque tutto il cs si sono trovati impreparati.Il Presidente della Repubblica ha allora scelto la strada che producesse meno danni sapendo che rimettere il lodo alfano al parlamento sarebbe stato inutile,perche sarebbe stato riapprovato lo stesso ,ma avrebbe,e lo ha,danneggiato il dialogo.Il Presidente nel firmare il lodo alfano ha guardato più lontano dai suoi poteri e cioè alla corte costituzionale e al referendum abrogativo,in cui andrò a votare.Al Presidente della Repubblica non interessa affatto l'mmunità,non ne ha bisogno.In merito al ddl sicurezza poteva anche rimettere il ddl alle camere per una nuova lettura anche perche la parabola discendente di SB è cominciata da tempo ed è più forte il Presidente.Naturalmete il Presidente vorrebbe essere Sarkozy,come molti gli chiedono,ma sà di non poterlo essere perche non ha i potere del Presidente francese,nonostante sia più forte.Inolte il vizio della destra di presentare un ddl in cui dentro ci sono delle cose buone e delle cose cattive come ronde e reato di immigrazione clandestina non è finito.Se le cose stanno così non si tratta e la prossima volta il Presidente sarà incisivo nei sui poteri,anche perche la politica non è uno scambio del tipo io ti dò questo e tu mi dai quello.Inoltre penso che la democrazia compiuta in cui la minoranza parlamentare fà un'opposizione dura e allo stesso tempo costruttiva e di stimolo ,sia matura già da molto tempo nel nostro paese ,ma c'è l'incomodo SB che non la rende possibile Ciao Robyn
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Re: Napolitano ha ragione

Messaggioda Robyn il 23/07/2009, 12:23

La democrazia compiuta sarà possibile solo quando Silvio Berlusconi non ci sarà più Ciao Robyn
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Re: Napolitano ha ragione

Messaggioda ranvit il 23/07/2009, 12:46

Ne sei sicuro?

Io credo che finchè ci sarà una politica "bassa", fatta di mestieranti e politicanti, la gente sarà sempre tentata di eleggere qualche "duce" che dà l'idea di tenere a bada tanti "ladri".

Vittorio
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Re: Napolitano ha ragione

Messaggioda pinopic1 il 23/07/2009, 17:13

Ma come fa la gente a pensare che Berlusconi tenga a bada i ladri? Io non sono molto sicuro che la gente, tutta la gente, voglia tenere a bada i ladri. Almeno quel tipo di ladri ai quali ci riferiamo.
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Re: Napolitano ha ragione

Messaggioda ranvit il 23/07/2009, 18:21

pinopic1 ha scritto:Ma come fa la gente a pensare che Berlusconi tenga a bada i ladri? Io non sono molto sicuro che la gente, tutta la gente, voglia tenere a bada i ladri. Almeno quel tipo di ladri ai quali ci riferiamo.


La grande parte degli elettori pensa, e non hanno del tutto torto, che i politicanti sono tendenzialmente ladri. Se non c'è una politica "alta" per carenza di leader di grande spessore resta solo il ladrocinio...

E, comunque, non è necessaria "tutta la gente". Bastano un 10-20%....un terzo degli elettori vota comunque sempre nel centrodestra (e l'altro terzo sempre Cs).

Vittorio
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Re: Napolitano ha ragione

Messaggioda Robyn il 24/07/2009, 8:58

E un problema culturale.Ci sono quelli che intendono la politica come uno strumento per fare i propri interessi tramite un giro clientelare che possono essere delle fasce elettorali,ed in questo il sistema proporzionale è uno strumento,oltre all'intreccio politica ed economia,o a interessi tesi ad aumentare la spesa pubblica senza che ci sia una logica,solo al fine di gestire il consenso,magari scavalcando chi ha diritto o merita.Possiamo pensare all'assegnazione di alloggi popolari per chi ha già un'alloggio di proprietà a scapito di chi non ha nulla e non ha possibilità di acquisto di un'alloggio,oppure a quel cittadino che vince il concorso,ma si vede scavalcato da chi ha conoscenze politiche.Altri che pensano che la politica sia uno strumento per l'affermazione della democrazia per il miglioramento in generale,ma questi devono cercare sempre di prevalere rispetto ai primi sbarrandogli il passo.Silvio Berlusconi è solo la rappresentanza di questi interessi perversi che si esprimevano soprattutto nella prima repubblica e che lui ha riciclato,facendo ancora danno al paese.Ed è per questo che la seconda repubblica è nata monca Ciao Robyn
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Re: Napolitano ha ragione

Messaggioda Robyn il 24/07/2009, 11:13

A Subiaco ci sono dei magnifici tereni
<Ma io veramente sapevo che il parlamentare doveva fare l'interesse del paese,..>
Ma no,ma no,si tratta di cose superate.Qui ci stiamo organizzando con la clientela
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Re: Napolitano ha ragione

Messaggioda pierodm il 24/07/2009, 11:59

Quando si attaccava Cossiga, in effetti si attaccava un politico con ben precisi trascorsi, che si rendevano evidenti anche nel suo ruolo presidenziale.

Napolitano interpreta il suo ruolo con l'equilibrio legalitario che ha sempre distinto la vecchia scuola comunista italiana quando ha ricoperto ruoli istituzionali importanti (Jotti e Ingrao).
L'unico problema, però, è che i tempi sono cambiati, o meglio, è cambiata la situazione: come altre istituzioni, anche la Presidenza della Repubblica appare fuori sincrono, inadeguata alle nuove esigenze.
Il decisionismo specifico di Berlusconi, le ormai sistematiche forzature costituzionali, ma anche il sistema stesso bipolare e il potere che si è voluto attribuire al premierato, tendono a squilibrare il sistema complessivo, o relegando il Presidente ad un ruolo puramente notarile, o chiedendo al Presidente stesso di schierarsi con maggiore decisione sul merito delle questioni e delle leggi che è chiamato a sottoscrivere.
Un fenomeno, questo, che si rende tanto più esplicito nel momento in cui l'opposizione appare così debole e disorientata, al punto da non riuscire ad assolvere la propria funzione di argine o di significativa contestazione, di ostacolo e vigilanza sulle forzature imposte dalla "dittatura della maggioranza".
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