da pierodm il 24/05/2009, 1:20
Il capitalismo è quello che è, non quello che c'è scritto nel libro dei sogni o nel manuale delle giovani marmotte: quello italiano non sarà paragonabile a quello anglo-americano (anche se di questi tempi sarebbe meglio tenere un profilo bassino...) ma capitalismo è.
Nel suo ambito, per altro, il nostro socialismo ha avuto le sue grandezze, o almeno la sua bella dignità, anche a petto di altre realtà europee - e questo vale anche per il PCI nel confronto con altri partiti omologhi del continente.
Lo stesso dobbiamo dire di coloro che hanno fatto parte di popolo sotto queste insegne, sia culturali che di partito.
Quindi direi che mettere sullo stesso piano i fascistoidi e i comunistoidi o socialistoidi sia una sciocchezza, e pure volgare oltre che semplicemente infondata.
E sulle sciocchezze non si costruiscono né ragionamenti, né programmi o partiti, e di sciocchezze nihiliste e qualunquiste ne sentiamo tante in questi anni, con il pretesto del "rinnovamento". I risultati si vedono.
Forse - provo a ipotizzare - sarebbe il caso di "rinnovare" questa mentalità, per cui si preferisce fare gli estremisti , invece che sforzarsi di capire e distinguere: perché questo è il vero estremismo, e la vera arroganza di chi pretende di avere in tasca, sempre, la verità e di essere nel giusto.
Anche definire il liberal-socialismo come una specie di DC "parzialmente scremata" dai grassi clericali è una sciocchezza, sebbene non volgare e non totalmente infondata.
In realtà il liberal-socialismo - da come lo vedo io, ma anche da come risulta dalle dispute alle quali accennavo ieri - è assai difficilmente definibile in via teorica, ma è una specie di dimensione virtuale nella quale s'incontrano processi politici che sono, necessariamente, o socialisti o liberali come ispirazione originaria - socialisti libertari, che non pongono al centro il ruolo e il potere dello stato ma della persona, e liberali che non pongono al centro il ruolo e il potere del capitale e dello "sviluppo".
In sostanza, un punto d'incontro e di fusione sul valore della giustizia sociale e della libertà delle persone: la libertà reale, non quella statistica o sociologica.
Potremmo anche dire che il liberal-socialismo è l'ideologia di una società democratica, più che di uno stato democratico - concetto che si presterebbe a qualche ambiguità, se non si precisasse che lo stato deve essere inteso come parte della società stessa.
Io credo che nella storia repubblicana l'unico movimento che si è avvicinato al liberal-socialismo sia stato il vecchio Partito Radicale degli anni ruggenti, che vede tra i suoi padri nobili personaggi provenienti sia dal social-comunismo, come Spinelli, sia dal liberalismo di sinistra, come Valiani e Rossi.
In epoca precedente troviamo invece una delle personalità più interessanti della nostra storia politica contemporanea, il giovane Piero Gobetti, che purtroppo non ha avuto il tempo di esprimersi completamente, ma che ha dato un grande saggio di pensiero libero e trasversale per il quale la lotta politica non deve esimersi dall'essere innanzi tutto lotta sociale.
Ma in realtà nessuno si è posto l'obiettivo di essere o rappresentare il "liberal-socialismo" o di dargli una forma compiuta: ogni liberal-socialista è e ritiene di essere o un liberale o un socialista.