Il giornale l'Eco di Bergamo, cattolico e moderato, vicinissimo alla curia bergamasca, pubblica oggi con notevole risalto una intervista a due saggisti: Marino Badiale, docente di Analisi matematica all'Universita di Torino, e Massimo Bontempelli, che insegna Storia e Filosofia, autori di libri e articoli di riflessione su temi storici, filosofici e politici, tra i quali «La sinistra rivelata» (Massari, Bolsena 2007} e «Il mi-stero della sinistra» (Graphos, Genova, 2005).
Riporto qualche stralcio dell'intervista.
Altra tesi da voi sostenuta è che destra e sinistra sarebbero in sostanza la stessa cosa, in quanto entrambe si rifanno al «totalitarismo neoliberista»
Precisiamo che con “totalitarismo neoliberista” intendiamo la stessa cosa di "capitalismo assoluto". Quanto al contrasto fra destra e sinistra, non neghiamo che ci siano diiferenze, ma affermiamo piuttosto che tali differenze non attengono a nulla di essenziale per quanto riguarda il governo della società e dell'economia, Sinistra e destra, come parti politiche che si alternano ai governi dei Paesi occidentali, non hanno altro ruolo che quello di far accettare alla maggioranza della popolazione il regresso, la perdita continua di diritti, il peggioramento della vita che 1'attuale organizzazione economica richiede.
Dunque, che cosa dovrebbe fare oggi un elettore che per molte ragioni si sente ancora di sinistra?
Essere di sinistra ha significato essenzialmente due cose: lottare per la giustizia sociale e 1'emancipazione delle classi subalterne, e lottare per il progresso e lo sviluppo economico. Per due secoli e stata possibile la sinistra perché le due cose (emancipazione e sviluppo) in sostanza correvano parallele. Oggi non e più cosi, oggi lo sviluppo capitalistico (l'unico sviluppo esistente) significa distruzione dell'ambiente. perdita di diritti, peggioramento della vita. Una persona che si senta ancora legata agli ideali di giustizia sociale ed emancipazione che furono della sinistra deve rompere con tutte le forze politiche di sinistra ormai diventate attivi strumenti di de emancipazione e porsi nell'ottica della critica allo sviluppo, cioè di quella che oggi viene chiamata "decrescita"».
Accettando la sfida da voi lanciata di riuscire a leggere il presente come storia, in che modo interpreta la crisi che stiamo vi vendo? Siamo forse al col lasso del «capitalismo assoluto? ».
«La crisi economica attuale e una crisi seria. Ci permettiamo di formulare una previsione: le voci ottimistiche che si sentono in questi giorni, sul fatto che il peggio e ormai passato, saranno - secondo noi - smentite entro I'anno. La crisi e seria, perché discende dalle caratteristiche di fondo dell’attuale fase capitalistica:
L'abbassamento. del livello di vita delle classi subalterne ha creato in tutto il mondo occidentale un deficit di domanda solvibile, al quale si e tentato di rimediare con il credito facile, che a sua volta ha generato la bolla speculative poi esplosa con le conseguenze note. Non siamo certo in grado di affermare che questa sia la fine del capitalismo, ma è molto probabile che la crisi segni l'inizio della fine per quella forma particolare di organizzazione che il capitalismo si è dato negli ultimi trent'anni (globalizzazione, neoliberismo). Cosa verrà dopo di questo non possiamo saperlo. Data la totale mancanza di forze politiche in grado di indirizzare la crisi verso forme d'organizzazione sociale capaci di maggiore giustizia, è assai probabile che ciò che emergerà dalla crisi sarà un capitalismo più feroce e inumano di quello attuale, un capitalismo "alla cinese", per intenderci. In ogni caso ci sembra che la crisi economica stia accentuando alcuni processi di crisi della civiltà occidentale che erano già in corso.