La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Meloni

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Meloni

Messaggioda franz il 26/03/2009, 15:45

pinopic1 ha scritto:Sul nozionismo bisogna decidere cosa si vuole. E da mo che la scuola si vanta di avere superato il nozionismo. Però poi ci si lamenta che non conoscono i nomi degli affluenti del Po.
Chi si lamenta di una simile (grave??) lacuna? A cosa mi puo' servire una simile consoscenza mnemonica, se non ad esercitare la memoria (cosa che si puo' fare in mille modi piu' utili)? Probabilmente è piu' utile capire dove poter repirire questa informazione, caso mai dovesse veramente servire.
pinopic1 ha scritto:Forse i nostri sono un tantino avanti rispetto agli inglesi; ma è solo una mia supposizione.
I nostri programmi, sulla carta, sono avanzati, forse i migliori. Ma non sono supprtati da adeguati sussidi didattici (tropo costosi). Insegnare gli affluenti del Po o i sette re di Roma è più economico che insegnare Internet (qui servono computer messi in rete) ma non avrei dubbi su quale sia la cosa piu' utile tra le due cose. Con la seconda impari a cercare da solo la prima, quando serve. Impari a destreggiarti tra informazioni vere, false, incomplete, ingannatorie; a cercre piu' fonti.

Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Meloni

Messaggioda pagheca il 26/03/2009, 17:41

grazie per la segnalazione. L'articolo sul Guardian esiste realmente (vedi qui) e dice molte cose che nell'articolo su Repubblica non appaiono o sono messe in secondo piano.

1) gli insegnanti avranno piu' indipendenza nel decidere il programma. In Italia il curriculum e' poco centralizzato e lascia molta liberta' ai docenti. Una mia amica insegnante mi disse una cosa interessante, che questa e' una reazione al periodo fascista, quando tutto (cosa dire e non dire) veniva deciso dal Ministero. Vera o non vera che sia questa interpretazione, qui in UK il fascismo non c'e' stato e quindi non c'e' neanche questa paura atavica verso la centralizzazione dei programmi e delle decisioni: tutte le scuole si devono adeguare ai programmi ministeriali del proprio paese (Galles, Inghilterra e Scozia).

2) Il nuovo curriculum (che, lo ricordo, e' ancora una proposta) e' frutto del lavoro "tecnico" dell'Ofsted, organismo ministeriale indipendnete composto da 4 ispettorati, che ha l'incarico, tra l'altro, di scrivere e aggiornare le linee guida per la scuola e di monitorare continuamente i risultati della scuola. Questa e' un'altra profonda differenza tra quanto avviene in Italia e in UK. Qui non accade che il Ministro si svegli una mattina e decida di cambiare tutto. Il lavoro e' affidato a gruppi di studi che propongono le proposte di legge e monitorano sulle loro conseguenze.

3) bisogna ricordare che gia' oggi, contrariamente a quanto avivene in Italia, Storia, cosi' come le altre materie, vengono insegnate in UK (e in buona parte del mondo anglosassone) in maniera tematica, studiando in dettaglio alcuni periodi storici selezionati, non cronologicamente come avviene in Italia. Io non sono del tutto convinto di questo sistema che secondo me lascia scoperte alcune gravi lacune, sebbene - se qualcuno lo richiedera' saro' piu' specifico - porti a una profonda comprensione del metodo di studio perche' l'apprendimento avviene sotto forma di continue domande/risposte. E' comunque vero che quindi la differenza tra il vecchio e il nuovo cv non e' cosi' tranciante come l'articolo di Repubblica lascia credere. Il nuovo cv vuole esplicitamente ad incrementare la capacita' degli alunni di "collocare gli eventi storici in ambito cronologico". Nell'articolo sul Guardian si trova per esempio questo commento (critico) di John Bangs, Capo del Settore Scuola del Sindacato Nazionale Insegnanti: "Sembra che [questo cv] salti sugli ultimi trend come Wikipedia e Twitter. Eppure esso contiene anche una descrizione molto tradizionale dell'insegnamento cronologico della storia. Sembra occuparsi di cose alla moda da un lato, e di pressione politica dall'altro". Come vedete, contrariamente all'impressione ricevuta dall'articolista di Repubblica, il discorso e' piu' complesso e contiene tra l'altro anche un certo "ritorno al passato".

4) Vengono definite 6 aree fondamentali (core areas) molto distanti dal vecchio concetto di "materie" come noi lo intendiamo: Italiano, comunicazione e linguaggi, matematica,scienza e tecnologia, sociologia scienze umane ed ambiente, salute e benessere, arti e design ("understanding English, communication and languages, mathematical understanding, scientific and technological understanding, human, social and environmental understanding, understanding physical health and wellbeing, and understanding arts and design"). Questo puo' apparire singolare ad un lettore straniero, ma bisogna considerare che gia' adesso le materie che si studiano nelle scuole del Regno Unito hanno nomi come "design" (dove i ragazzi, compreso mio figlio, disegnano e realizzano in laboratorio oggetti di uso comune), oppure "pensare per apprendere" (o "Thinking For Learning"), dove si insegna metodologia dell'apprendimento, materia oggi comune sul territorio nazionale ma inventata proprio da una validissima insegnante della scuola di mio figlio (morta di tumore proprio questa settimana).

5) puo' piacere o no, ma l'atteggiamento, il dibattito nei confronti delle riforme, e' sempre costruttivo in questo Paese. Questo e' quello che secondo me fa la piu' profonda differenza - nel bene e nel male: dice Mary Bousted, Segrtario Genereale dell'associazione degli insegnanti e dei lecturer che "si tratta di programmi molto giudiziosi. Siamo felici che diano alla nostra professione molta piu' flessibilita' al fine di venire incontro ai bisogni degli alunni. I bambini hanno bisogno di esssere entusiasmati dall'insegnamento, vogliono studiare e acquisire le capacita' che li renderanno capaci di imparare nella vita futura. Il dibattito non e' se il periodo vittoriano e' compreso o no.

Purtroppo non ho tempo per proseguire, ma credo che questo basti a far capire come la questione non possa essere liquidata come un "insegnare internet al posto della storia", come l'articolo di Repubblica sembra suggerire.

saluti
pagheca
pagheca
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1135
Iscritto il: 19/06/2008, 10:12
Località: Santiago

Re: Meloni

Messaggioda pinopic1 il 26/03/2009, 18:11

franz ha scritto:
pinopic1 ha scritto:Sul nozionismo bisogna decidere cosa si vuole. E da mo che la scuola si vanta di avere superato il nozionismo. Però poi ci si lamenta che non conoscono i nomi degli affluenti del Po.
Chi si lamenta di una simile (grave??) lacuna? A cosa mi puo' servire una simile consoscenza mnemonica, se non ad esercitare la memoria (cosa che si puo' fare in mille modi piu' utili)? Probabilmente è piu' utile capire dove poter repirire questa informazione, caso mai dovesse veramente servire.
pinopic1 ha scritto:Forse i nostri sono un tantino avanti rispetto agli inglesi; ma è solo una mia supposizione.
I nostri programmi, sulla carta, sono avanzati, forse i migliori. Ma non sono supprtati da adeguati sussidi didattici (tropo costosi). Insegnare gli affluenti del Po o i sette re di Roma è più economico che insegnare Internet (qui servono computer messi in rete) ma non avrei dubbi su quale sia la cosa piu' utile tra le due cose. Con la seconda impari a cercare da solo la prima, quando serve. Impari a destreggiarti tra informazioni vere, false, incomplete, ingannatorie; a cercre piu' fonti.

Ciao,
Franz


Ma nessuno insegna più re di roma e affluenti del Po da molto tempo. La critica del nozionismo è stata fatta 30 anni fa. Se mai forse si è un tantino esagerato nella direzione opposta. I computer messi in rete ci sono in moltissime scuole, però non ci sono in tutte le aule. Non tutti gli alunni hanno una connessione Internet a casa. Quindi è arduo impostare la didattica sull'uso di Internet. E può fare danni (l'uso di Internet) se non è guidato e inserito in un progetto didattico.
Tuttavia ci sono molti insegnanti e molte scuole che non hanno nulla da invidiare al UK.
"Un governo così grande da darti tutto quello che vuoi è anche abbastanza grande da toglierti tutto quello che hai" (Chiunque l'abbia detto per primo)
Avatar utente
pinopic1
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1253
Iscritto il: 24/05/2008, 15:00

Re: Meloni

Messaggioda pinopic1 il 26/03/2009, 18:30

pagheca ha scritto:grazie per la segnalazione. L'articolo sul Guardian esiste realmente (vedi qui) e dice molte cose che nell'articolo su Repubblica non appaiono o sono messe in secondo piano.

1) gli insegnanti avranno piu' indipendenza nel decidere il programma. In Italia il curriculum e' poco centralizzato e lascia molta liberta' ai docenti. Una mia amica insegnante mi disse una cosa interessante, che questa e' una reazione al periodo fascista, quando tutto (cosa dire e non dire) veniva deciso dal Ministero. Vera o non vera che sia questa interpretazione, qui in UK il fascismo non c'e' stato e quindi non c'e' neanche questa paura atavica verso la centralizzazione dei programmi e delle decisioni: tutte le scuole si devono adeguare ai programmi ministeriali del proprio paese (Galles, Inghilterra e Scozia).

2) Il nuovo curriculum (che, lo ricordo, e' ancora una proposta) e' frutto del lavoro "tecnico" dell'Ofsted, organismo ministeriale indipendnete composto da 4 ispettorati, che ha l'incarico, tra l'altro, di scrivere e aggiornare le linee guida per la scuola e di monitorare continuamente i risultati della scuola. Questa e' un'altra profonda differenza tra quanto avviene in Italia e in UK. Qui non accade che il Ministro si svegli una mattina e decida di cambiare tutto. Il lavoro e' affidato a gruppi di studi che propongono le proposte di legge e monitorano sulle loro conseguenze.

3) bisogna ricordare che gia' oggi, contrariamente a quanto avivene in Italia, Storia, cosi' come le altre materie, vengono insegnate in UK (e in buona parte del mondo anglosassone) in maniera tematica, studiando in dettaglio alcuni periodi storici selezionati, non cronologicamente come avviene in Italia. Io non sono del tutto convinto di questo sistema che secondo me lascia scoperte alcune gravi lacune, sebbene - se qualcuno lo richiedera' saro' piu' specifico - porti a una profonda comprensione del metodo di studio perche' l'apprendimento avviene sotto forma di continue domande/risposte. E' comunque vero che quindi la differenza tra il vecchio e il nuovo cv non e' cosi' tranciante come l'articolo di Repubblica lascia credere. Il nuovo cv vuole esplicitamente ad incrementare la capacita' degli alunni di "collocare gli eventi storici in ambito cronologico". Nell'articolo sul Guardian si trova per esempio questo commento (critico) di John Bangs, Capo del Settore Scuola del Sindacato Nazionale Insegnanti: "Sembra che [questo cv] salti sugli ultimi trend come Wikipedia e Twitter. Eppure esso contiene anche una descrizione molto tradizionale dell'insegnamento cronologico della storia. Sembra occuparsi di cose alla moda da un lato, e di pressione politica dall'altro". Come vedete, contrariamente all'impressione ricevuta dall'articolista di Repubblica, il discorso e' piu' complesso e contiene tra l'altro anche un certo "ritorno al passato".

4) Vengono definite 6 aree fondamentali (core areas) molto distanti dal vecchio concetto di "materie" come noi lo intendiamo: Italiano, comunicazione e linguaggi, matematica,scienza e tecnologia, sociologia scienze umane ed ambiente, salute e benessere, arti e design ("understanding English, communication and languages, mathematical understanding, scientific and technological understanding, human, social and environmental understanding, understanding physical health and wellbeing, and understanding arts and design"). Questo puo' apparire singolare ad un lettore straniero, ma bisogna considerare che gia' adesso le materie che si studiano nelle scuole del Regno Unito hanno nomi come "design" (dove i ragazzi, compreso mio figlio, disegnano e realizzano in laboratorio oggetti di uso comune), oppure "pensare per apprendere" (o "Thinking For Learning"), dove si insegna metodologia dell'apprendimento, materia oggi comune sul territorio nazionale ma inventata proprio da una validissima insegnante della scuola di mio figlio (morta di tumore proprio questa settimana).

5) puo' piacere o no, ma l'atteggiamento, il dibattito nei confronti delle riforme, e' sempre costruttivo in questo Paese. Questo e' quello che secondo me fa la piu' profonda differenza - nel bene e nel male: dice Mary Bousted, Segrtario Genereale dell'associazione degli insegnanti e dei lecturer che "si tratta di programmi molto giudiziosi. Siamo felici che diano alla nostra professione molta piu' flessibilita' al fine di venire incontro ai bisogni degli alunni. I bambini hanno bisogno di esssere entusiasmati dall'insegnamento, vogliono studiare e acquisire le capacita' che li renderanno capaci di imparare nella vita futura. Il dibattito non e' se il periodo vittoriano e' compreso o no.

Purtroppo non ho tempo per proseguire, ma credo che questo basti a far capire come la questione non possa essere liquidata come un "insegnare internet al posto della storia", come l'articolo di Repubblica sembra suggerire.

saluti
pagheca


1) Effettivamente il ministero indica i temi da trattare e le finalità e lascia ampia libertà di programmazione didattica (contenuti e metodi) ai singoli insegnanti e ai consigli di classe. Questo a partire dalla fine degli anni 70. In precedenza esistevano i programmi ministeriali piuttosto dettagliati.
2) OK
3) Mi risulta che anche in Italia la Storia non venga insegnata in maniera rigidamente cronologica ma per temi. Dipende però dagli insegnanti. Sarebbe utile se prima si facesse un ciclo cronologico per grandi linee e quindi un approfondimento tematico.
Per il resto non vedo molte differenze con il dibattito che in Italia si è sviluppato a partire da 30 anni fa e con ciò che nella scuola italiana è stato sperimentato. Decisamente non eravamo indietro rispetto a nessuno in Europa. Dico "eravamo" perché oggi da qualche anno e soprattutto da qualche mese siamo in piena fase di reazione e di operazione "nostalgia".

PS: anche da noi si parla di lingua, comunicazione e linguaggi distinguendo tra linguaggi verbali (lingua nazionale e lingue straniere) e non verbali (arte, musica).
"Un governo così grande da darti tutto quello che vuoi è anche abbastanza grande da toglierti tutto quello che hai" (Chiunque l'abbia detto per primo)
Avatar utente
pinopic1
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1253
Iscritto il: 24/05/2008, 15:00

Re: Meloni

Messaggioda franz il 26/03/2009, 18:33

pagheca ha scritto:1) gli insegnanti avranno piu' indipendenza nel decidere il programma. In Italia il curriculum e' poco centralizzato e lascia molta liberta' ai docenti. Una mia amica insegnante mi disse una cosa interessante, che questa e' una reazione al periodo fascista, quando tutto (cosa dire e non dire) veniva deciso dal Ministero. Vera o non vera che sia ..

Grazie per le precisazioni per il sistema inglese ma avendo una moglie che insegna in Italia ed avendole appena chiesto conferma di quanto affermato qui, posso precisare che:
a) il programma, come obbettivi didattici alle elementari, è meticolosamente stabilito dal livello nazionale
b) la riforma moratti ha poi introdotto tutta una serie di obblighi decisamente onerosi in merito alla programmazione annuale e bimestrale che ogni insegnante deve predisporre per iscritto, per definire come intende procedere nell'insegnamento del programma che gli viene fissato.

Visto che aiuto la moglie a fare i suddetti documenti direi che l'affermazione "il curriculum è poco centralizzato" mi pare non vera al 70%. L'insegnante ha obiettivi chiari a livello annuale e bimestrale (decine e decine per materia, descritti in maniera puntigliosa e con il classico linguaggio burocratico), decide lui come raggiungerli (in base alla sua metodologia didattica) e che verifiche fare per verificare di averli raggiunti. Tutto questo non lo fa a memoria ma deve documentarlo prima di fare le cose (ispezioni a sorpresa sono sempre possibili) Non c'è quindi libertà didattica (come quando ho fatto io elementari negli anni 60 ma non si è piu' nemeno nella situazione in cui in tutte le scule d'Italia un certo giorno ad una certa ora tutti gli insegnanti di classe terza stavano spiegando cosa aveva detto giuglio cesare sul rubicone.
Per libertà didattica intendo che negli anni 60 i programmi erano piu' generici ed il maestro poteva metterci moltissimo del suo. Oggi invece i programmi sono abiziosi, precisi e voluminosi e l'isegnante deve raggiungere tutti gli obiettivi, con poco o nullo tempo per aggiungere obiettivi didattici suoi non previsti dalle direttive.
Siamo per me in una situazione intermedia tra centralizzazione estrema e libertà didattica locale massima ma vice una stretta burocrazia di controllo, anche poi po si lavora (vedo) molto di copia ed incolla .... esattamente quello che poi dovremmo dire ai ragazzi di non fare ....

Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Meloni

Messaggioda franz il 26/03/2009, 18:34

pinopic1 ha scritto:1) Effettivamente il ministero indica i temi da trattare e le finalità e lascia ampia libertà di programmazione didattica (contenuti e metodi) ai singoli insegnanti e ai consigli di classe. Questo a partire dalla fine degli anni 70. In precedenza esistevano i programmi ministeriali piuttosto dettagliati.

Sui metodi concordo, sui contenuti no, ... la moratti ha cambiato moltissimo alle elementari.
Ma stiamo andando fuori tema
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Meloni

Messaggioda pagheca il 26/03/2009, 18:42

grazie per le precisazioni. La mia conoscenza della scuola italiana attuale e' limitatissima. Per quella inglese invece osservo con molta attenzione (e curiosita') quello che fa mio figlio, oltre a documentarmi online o con gli insegnanti. Non ho quindi una conoscenza statistica e noto inoltre che vi sono grandi differenze tra scuola e scuola e tra scuole gallesi, inglesi e scozzesi.

pagheca
pagheca
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1135
Iscritto il: 19/06/2008, 10:12
Località: Santiago

Re: Meloni

Messaggioda pinopic1 il 26/03/2009, 18:50

Negli anni 50-60 non si parlava neanche di obiettivi didattici. Almeno era un affare che non riguarda gli insegnanti. Il ministero indicava gli argomenti da trattare e anche la cronologia degli stessi. Era stabilito anche il numero di poesie che un bambino di quinta elementare doveva conoscere a memoria per superare l'esame di ammissione alla scuola media (c'era l'esame di ammissione ed era molto selettivo).
Gli insegnanti erano sempre preoccupati di non farcela a "finire il programma in tempo". A parte il controllo del Preside o Direttore c'erano le ispezioni e si basavano appunto sullo "svolgimento del programma".
Oggi sono appunto gli obiettivi didattici al centro della programmazione. A me risulta da parte ministeriale un elenco di temi e di contenuti riferiti ai temi. L'insegnante seleziona i contenuti in funzione degli obiettivi didattici. Gli obiettivi didattici vengono definiti a partire dalla situazione iniziale della classe e della realtà ambientale (e anche delle risorse disponibili) e quindi non possono essere stabiliti dal centro.


In generale funziona così:

Copio e incollo

Il curricolo scolastico si compone di una parte “nazionale” ed una parte “locale” predisposta dalla singola scuola . (D.P.R. 8 Marzo 1999, n. 275)

A livello nazionale sono definite le finalità del percorso formativo, gli obiettivi e gli standard generali in termini di competenze e si indicano le linee generali delle discipline organizzate per aree e per ambiti.
Il collegio dei docenti di ciascuna scuola coniuga quelle finalità con le realtà culturali e sociali del territorio: si designa in tal modo il Piano dell’Offerta Formativa (P.O.F.).

I Consigli di Classe sulla base del P.O.F. predispongono la programmazione annuale specificando gli obiettivi in termini di padronanze, di competenze e di abilità.

I Singoli insegnanti, a loro volta, sviluppano i progetti didattici disciplinari:

a) Individuando i saperi e le competenze negli allievi;

b) Selezionando quei contenuti specifici della disciplina che meglio rispondono all’ampliamento della mappatura delle conoscenze negli allievi;

c) Selezionando metodi e tecniche, strumenti e linguaggi, funzionali allo stile cognitivo degli allievi;

d) Pianificando l’intervento formativo lungo un percorso principale alla cui conclusione devono essere indirizzati tutti gli allievi;


Tutti i progetti (P.O.F., Programmazioni annuali, Progetti didattici) vanno sottoposti a verifica di fattibilità, di coerenza applicativa e di raggiungimento degli obiettivi.
"Un governo così grande da darti tutto quello che vuoi è anche abbastanza grande da toglierti tutto quello che hai" (Chiunque l'abbia detto per primo)
Avatar utente
pinopic1
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1253
Iscritto il: 24/05/2008, 15:00

Re: Meloni

Messaggioda pierodm il 27/03/2009, 3:04

Vedo che ci siamo buttati con entusiasmo sul tema della scuola - forse perchè è più noto e in qualche modo rassicurante.
Praticamente quello che temevo, quando ho fatto l'accenno all'articolo di Repubblica.
Ma accetto il dirottamento.

Per varie ragioni, non conosco a sufficienza gli attuali programmi e le prassi scolastiche, e quindi sono una specie di involontario "esaminatore dei risultati di efficienza" - uno cioè fuori dai giochi, un esaminatore esterno, che giudica solo dai risultati.
E questi risultati mi dicono che la maggior parte dei "giovani" che incontro - fino alla generazione dei trentenni e un poco oltre - non solo non conosce gli affluenti del Po o chi era Masaniello o il secolo suppergiù della prima Crociata, o le leggi fondamentali della termodinamica, ma la cosa più grave è che non gliene frega niente di saperlo: non è importante, non rientra nel suo universo mentale, nell'idea che ha del mondo e dei rapporti umani, o di ciò che è "competenza".
In questo quadro, "andare a cercare su Internet le informazioni, quando servono" assume un valore surreale.
Innanzi tutto perché la cultura non è "informazione": le informazioni da "andare a cercare" sono quelle delle Pagine Gialle, o quelle sulla ricetta per fare i bucatini all'amatriciana, o per approfondire la conoscenza sulla storia dei Templari o sul papato di Bonifacio VIII - un metodo telematico che sostituisce decentemente una passeggiata in libreria, per cercare un volumetto sulla materia.
Ma avere una cultura complessiva sulla storia, sulla scienza, sulla geografia o filosofia, è qualcosa che dev'essere sempre a disposizione, non tanto perché "serve" ad un uso specifico legato alla singola materia o alla conoscenza di un dato preciso, ma per offrire una tessuto sul quale si depositano le successive conoscenze: anzi, si depositano i dati che vengono "riconosciuti" come tali, nel loro significato, proprio grazie all'esistenza di quella rete culturale.
Per esempio, se io vedo durante un soggiorno in campagna due agnellini appena nati vicino alla pecora che li ha partoriti, o un fenomeno atmosferico, o un impianto di irrigazione basato sugli elementi fondamentali della fisica idraulica, deve potersi attivare una serie di collegamenti - anche involontari, anche in assenza di un mio interesse momentaneo - per cui quelle non rimangono solo cose che "vedo", ma diventano parte della mia cultura, la arricchiscono, la completano, e tra l'altro diciamo pure che semplicemente capisco meglio ciò che sto vedendo, il che già non mi sembra poco.
Se non c'è questa "rete" di fondo, che faccio? Mi precipito al computer, non appena torno a casa, e cerco sotto la voce "agnelli", e poi "fulmini", e poi "pompe"?
Se vedo un film o assisto ad uno spettacolo, o sento un discorso, aspetto di tornare a casa dal mio Pc, per ridere di una battuta, o per capire quale citazione c'era in un dialogo, o l'assurdità di un'affermazione?
Io credo che sia più facile che questo - l'approfondimento, la ricerca - accada proprio a chi non ne avrebbe bisogno stretto, cioè a chi già possiede una buona rete culturale: la cultura, la crescita individuale, non nasce dall'ignoranza, ma dalla cultura stessa, perché è la conoscenza che genera curiosità - e genera la coscienza di sapere sempre troppo poco su qualunque cosa.

Tornando a noi, alla scuola e ai suoi esiti, io non voglio entrare nel merito di programmi e sistemi: vedo i risultati, e sono sconfortanti.
E, per l'Italia, se proprio devo indicare un punto dolente specifico e ben delimitato, mi risulta che permane una deficienza di antica data: la scarsa attenzione verso gli argomenti tecnico-scientifici, esclusa forse la matematica.
E, in questa assenza, spicca in particolare l'ignoranza su tutto ciò che riguarda la fisologia umana e l'alimentazione, ossia la conoscenza dei fenomeni che più concretamente e direttamente interessano la vita di tutti.
pierodm
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1996
Iscritto il: 19/06/2008, 12:46

Re: Meloni

Messaggioda Loredana Poncini il 27/03/2009, 8:34

E' tremendo, Piero, come la cultura può velare, anziché svelare, e tutta l'informazione che internet può fornire al navigatore, annegarlo in un gioco di rimandi senza fine (né finalità !) ...
Loredana Poncini
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 940
Iscritto il: 29/05/2008, 19:06
Località: Torino

PrecedenteProssimo

Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 29 ospiti