[RIFORMANDO:615] Re: R: Re: Liberta' di licenziare sul lavoro
Francesco Paolo Forti  Domenica, 23 Luglio 2000

At 12:40 23.07.00 , Alexis Kilismanis wrote:

>Da: Francesco Paolo Forti <francesco.forti@ticino.com>

>>Mai visto un testo costituzionale con il "ma".
>
>Andiamo, non sta bene eludere la "sostanza" :-)
>Il MA era mio e non si tratta di una traduzione letterale precisa ma solo di
>un riassunto che ricalca fedelmente il contenuto del testo originale.

Ah, volevo ben dire.......... :-)

>>Ed infatti l'impresa non e' un'associazione senza fini di lucro e non
>>deve garantire la funzione sociale. Quella la fornisce lo stato,
>>che altrimenti potremmo anche chiudere, se fa tutto l'azienda.
>
>Appunto !! Continuiamo a "glissare"?
>Il concetto e' proprio questo: in un economia dove "la fonte del lavoro,
>cioe' tutto il sistema economico, (beni e mezzi produttivi), e' in mano alla
>proprieta' privata", (che notoriamente e giustamente "non e' un'associazione
>senza fini di lucro e non deve garantire la funzione sociale"), come fa - lo
>stato cioe' la collettivita' - a garantire la piena occupazione??? Non ha
>certamente alcuna possibilita', le fonti di lavoro sono private e l'economia
>privata giustamente se ne infischia perche' non  e' suo il compito.

Ecco la sfida che si apre. Ecco che qui possiamo differenziare tra i "vetero",
fautori della pianificazione quinquennale, ed il nuovo modo di governare la
economia senza per questo possedere "fonti di lavoro". 
Oggi l'economia e' governabile in molti modi:

1) nelle aree depresse si possono concedere agevolazioni fiscali
2) si deve mantenere un sistema "free" che sia mobile, dove i 
    lavoratori sono liberi di trovare il lavoro ed il lavoro e' libero di
    trovare i lavoratori, affiancando a questo gli ammortizzatori 
    sociali che servono (come nel resto d'europa). 
3) si deve puntare tutto sulla educazione scolastica e sulla formazione 
   professionale. La vera "creazione di ricchezza" inizia li'. 
4) Si possono aiutare le nuove attivita' economiche, concedendo loro 
    o sconti fiscali o sovvenzioni limitate nel tempo.
5) Si devono creare le condizioni quadro per lo sviluppo della economia.
    Cio' significa eliminare gran parte della burocrazia (e dei burocrati, 
    quando sono un costo inutile) delle 150'000 leggi inutili e dei 120'000

    enti decisori che ostacolano il progredire dello sviluppo economico,
    e le nuove attivita' (basti pensare a come e' difficile oggi iniziare una
    nuova attivita' economica).  
6) Ci devono essere tutti quei servizi pubblici che servono alla economia. 
    Non solo scuola e sanita' ma anche ambiente sano, strade, trasporti,
    giustizia giusta, poste che funzionano, tariffe non drogate dai monpopli
   pubblici o privati ecc. 

Se tutti i punti (se l'elenco non e' completo prego gli amici di completarlo) 
fossero messi in atto lo Stato avrebbe tutti gli strumenti per "garantire la 
funzione sociale". 

>Della favoletta dei paesi ricchi e della loro massima occupazione ne abbiamo
>gia' parlato a piu' riprese, vogliamo ritornarci?...

Ma certo. Prendiamo la Svizzera. Nessuno dubita che sia un paese
ricco. Nessuno dubita che abbia la massima occupazione. 
Prendiamo la Germania. Ovviamente ora ha un decennio "duro"
visto che con la riunificazione ha preso sul groppone i länder dell'Est,
poveri in canna. Ma gia' le cose sono cambiate. Il PIL dell''EST
e' aumentato del 50% in 6 anni; una cosa mai successa nel Sud
dell'Italia. Anche negli USA c'e' un periodo decennale di massimo
sviluppo ed occupazione. Certo che gli stipendi sono bassi e che
sono diminuiti ma e' RC e la sinistra che dicono "lavorare meno,
lavorare tutti" e Clinton vi ha preso in parola :-)))

>Facciamo una cosa: siccome queste tue annunciazioni sul neo - liberismo
>francamente non riesco a distinguerle bene da quelle analoghe provenienti da
>Arcore, mi sorge il dubbio atroce che uno di noi due abbia sbagliato porta
>nell' aderire ai "valori dell'Ulivo". Forse sono stato io ad interpretare male
>quei concetti di "giustizia sociale" e "pari opportunita'" scritti a lettere
>cubitali sulla porta d'ingresso.
>Se siamo convinti che la giustizia sociale e le pari opportunita' per tutti,
>si ottengono in questo modo, perche' non aderiamo in massa nel polo delle
>"liberta'"? Fra queste liberta' berlosconiane stai sicuro che c'e' anche
>quella del licenziamento: te lo garantisco!! Oltretutto loro sono anche
>molto piu' convinti sostenitori del federalismo !!! :-)) Cosa vogliamo di
>piu' ?? Una pacchia :-)

Se tu non riasci a distinguere, e' un fatto tuo. Hai una visione 
vetro-distorta delle cose per cui posso solo dirti di cambiare
occhiali. Non pretendere che io mi metta i tuoi (me li sono
tolti una dozzina di anni fa). Per te, che ironicamente di autodichiari
"vetero" tutti i gatti di notte sono bigi. Se non vedi differenze e'
un problema tuo. Se vuoi votare Berlusconi, nessuno puo' impedirtelo. 

>1) "E' compito della Repubblica Popolare rimuovere gli ostacoli di ordine
>ECONOMICO e sociale che limitano DI FATTO la liberta' e l'uguaglianza
>dei cittadini, impedendo il pieno sviluppo della persona umana e
>l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione
>politica, economica e sociale del paese."
>
>La traduzione e' fedele. Le maiuscole sono mie. :-)

Questo e' un dettato costituzionale che impegna tutti, non solo una
parte politica. Come tale e' condivisibile, se la maggioranza della
popolazione lo accettasse. Se invece di "popolare" ci fosse scritto
"federale" ci metterei la mia firma. In ogni caso cio' che conta non e'
quella enunciazione ma il "come" attuarla". Alcune Repubbliche 
Popolari (del "socialismo reale) lo fecero con i Gulag, con la eliminazione 
di ogni liberta' di manifestazione del pensiero. Ancora oggi, chi non 
e' caduto, persevera. 

>2) "La Repubblica Popolare garantisce la proprieta' privata di beni e di
>mezzi produttivi, tutela l'iniziativa economica privata, MA determina
>anche quella che viene detta "funzione sociale della proprieta'".
>Essa consiste nella subordinazione dell'interesse del singolo al
>godimento e allo sfruttamento dei propri beni ai fini di utilita'
>sociale. Quando l'interesse pubblico e quello privato vengano in

>contrasto, e' sempre il primo a prevalere."

Questo principio di fatto e' alla base anche delle democrazie 
occidentali. Infatti e' prevista la espropriazione per pubblica
utilita'. E' previsto l'istituto del fallimento del privato (eseguito
in base a decisione pubblica) proprio per tutelare gli interessi
collettivi (dei creditori, per esemio). I Principi sono molto simili. 
Cio' che cambia e' il "come" metterli in atto. 
Preferendo il principio di autorita' o quello di liberta'. 
Occorer poi stabilire ovviamente chi detemina quale interesse
pubblico sia prevalente su quello privato. Il Popolo oppure
i burocrati dello Stato. Piu' che la teoria qui conta la pratica
e quindi gli strumenti ed i metodi creati per rendere vero ed 
attuale quel concetto. 

Saluti,
Francesco Forti




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