[RIFORMANDO:602] I: [RIFORMANDO:601] Re: governabilità e democrazia:riflessioni
Salvatore CAMAIONI  Martedi`, 18 Luglio 2000


-----Messaggio originale-----
Da: Francesco Paolo Forti <francesco.forti@ticino.com>


>A proposito di ostilita' al federalismo, a parte la sinistra alternativa,
>che onestamente si schiera contro, ecco un ottimo quadro dipinto dal
>buon Sergio Romano, sul Corriere di alcuni giorni fa (ma anche
>lui associa federalismo a regioni come per una sorta di riflesso
>incondizionato, o "dogma"):
>
>====[Quote]
>"Quando le posizioni della Lega cominciarono a riscuotere consensi
>nelle regioni del Nord, i grandi partiti, dopo avere resistito
>per alcuni anni, credettero di esorcizzare il problema dichiarandosi
>tutti "federalisti". La realtà è assai meno semplice.
>La sinistra è "unitaria" e giacobina, soprattutto quando la domanda
>di federalismo parte dalle regioni più ricche e rischia di sottrarre
>
>risorse alle zone meno sviluppate del Paese. Il Polo è federalista
>al Nord, perché non può ignorare gli umori dei suoi elettori in
>queste regioni, ma centralista al Sud dove la prospettiva federale
>è generalmente considerata con qualche timore.
>Qualsiasi organizzazione nazionale - i maggiori partiti, i sindacati,
>la pubblica amministrazione, i grandi corpi dello Stato - intravede
>nel federalismo una minaccia ai suoi poteri e alle sue competenze.
>Nessun partito è pronto a tollerare che una federazione regionale
>si stacchi dalla casa madre. Nessun sindacato intende rinunciare
>al contratto nazionale, vale a dire allo strumento che maggiormente
>garantisce la sua autorità. Non basta. Occorre ammettere che il
>federalismo si scontra talora con alcuni tabù nazionali sull'uniformità
>dei diritti e dei doveri. Saremo tutti sorpresi, probabilmente,
>quando constateremo che una regione, ad esempio, potrebbe far proprie,
>senza attendere una legge nazionale, le proposte del ministro Turco
>sulla costituzione di cooperative fra prostitute.
>Questi sono alcuni dei motivi per cui il federalismo italiano sta
>nascendo con grande lentezza, tra molte ipocrisie e riserve mentali.
>Ma nessuno di essi giustifica il rinvio a settembre delle quattro
>modeste riforme costituzionali che le Regioni attendono, tra l'altro,
>per scrivere finalmente i loro statuti. Una parte considerevole della
>classe politica sembra dimenticare che il federalismo non è più
>un'opzione. Se un Parlamento permette che i presidenti regionali
>vengano eletti direttamente dai cittadini, non può impedire che
>queste nuove figure politiche pretendano poteri corrispondenti
>all'importanza del loro mandato.
>Vi è una domanda di federalismo che assume talvolta aspetti
>folcloristici (il giuramento di fedeltà alla Lombardia), ma
>corrisponde ai sentimenti di una larga parte del Paese.
>Il fatto che la Toscana, non particolarmente nota sinora
>per i suoi sentimenti federalisti, si appresti a trasformare
>l'Assemblea regionale in "Parlamento", dimostra che il fenomeno
>non è soltanto settentrionale. Ma nelle regioni del Nord, in
>particolare, federalismo è diventato sinonimo di sviluppo e
>modernizzazione. Per meglio correre dietro all'Europa, il
>Nord vuole che lo Stato gli allenti le briglie sul collo e gli
>permetta di rimuovere con le proprie mani gli ostacoli che lo
>rallentano. A Roma, evidentemente, non lo hanno capito e hanno
>adottato una politica miope, se non addirittura insolente, che
>non giova, in ultima analisi, né al Nord né al Paese."
>===[EndQuote]


    Caro Francesco, io credo che noi possiamo continuare a parlare di
istituzioni e di federalismo senza bisogno di citare personaggi improbabili
come Sergio Romano, che non danno maggior autorevolezza al discorso,
credimi. Se non ti costa troppo, pertanto, ti prego di evitare simili
intrusioni in lista.

    Cordiali saluti
Salvatore Camaioni



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