[RIFORMANDO:525] I: Re: Tu quoque, Gramsci, foederalis?
Salvatore CAMAIONI  Lunedi`, 05 Giugno 2000

    Francesco P. Forti replica:

>Caro Salvatore,
>ho nell'animo profondamente scolpita la rivoluzione luterana, secondo
>cui per interpretare la Bibbia e le sacre scritture non serve la
>mediazione del prete. Applico lo stesso concetto anche con Gramsci.
>Le sue frasi sono molto semplici. Fatte di verbi, di soggetti, di
>complementi oggetto. Non ho bisogno di preti (laici) per
>capire cio' che Gramsci dice. Non esiste una "interpretazione
>ufficiale" della chiesa gramsciana (con tanto di anatemi su
>coloro che ne distorcono il pensiero). Quando parla di Repubblica
>Federale e' fin troppo chiaro cio' che afferma. Ti ringrazio tuttavia
>del tuo sforzo, perche' comunque non fa che confermare cio'
>che intendo (e che avevo intuito leggendo quel brano).

    Il fatto è che Gramsci non è il Verbo e il metodo luterano di accesso
diretto e senza mediazioni a Dio va bene per le cose di fede ma non per le
scienze dell'uomo. Con il metodo che tu proponi per comprendere il pensiero
filosofico di Gramsci o di qualunque altro pensatore ("frasi semplici fatte
di soggetti, verbi e complementi") i piccoli burocrati cercano di
interpretare le circolari ministeriali, il più delle volte senza capirne il
senso. Questo per dire che in un testo filosofico il senso letterale delle
parole, di per sé, significa ben poco se quelle parole vengono astratte dal
contesto del quale fanno parte. Ma pure nell'interpretazione dei testi
normativi non ci si affida mai al solo argomento letterale, perché si
integra quell'argomento con quello sistematico, storico, teleologico,
assiologico... Mettendo assieme soggetto, verbo e complemento si può tutt'al
più fare l'analisi grammaticale e logica di una frase, ma non si
'interpreta' nulla. Se fosse così semplice 'interpretare' le leggi o i testi
filosofici (affidandosi al solo significato letterale delle parole) i
migliori giuristi ed i migliori scienziati di filosofia sarebbero i
professori di lettere!
    Tornando alle scienze dell'uomo, la pretesa di capire tutto senza alcuna
mediazione è un peccato di superbia e, sotto il profilo scientifico,
un'ingenuità. Io che di questo ho piena consapevolezza, come della mia
assoluta ignoranza del pensiero gramsciano, non mi improvviso esegeta e, con
molta umiltà, cerco di capirne qualcosa ripercorrendo la strada fatta da
chi, prima e meglio di me, si è preso la briga di studiarne il significato.
Naturalmente, nella scelta delle fonti del mio apprendimento non ho
preconcetti di sorta né riverenze per alcuno; rifuggo dalle interpretazioni
"ufficiali" e mi affido agli scienziati "laici", in tutti i sensi.
    Ora, tu ti sei persuaso che Gramsci fosse un federalista per esserti
imbattuto in una sua frase nella quale figura l'aggettivo "federale". Non ti
sembra un po' troppo poco?
    Faccio appello al tuo buon senso. Metto da parte il facile argomento che
Gramsci aveva inserito quell'aggettivo nel contesto di un discorso centarto
sulla necessità di fondare un'alleanza tra contadini ed operai e che
quell'aggettivo si riferiva con tutta evidenza alla federazione tra queste
classi sociali e non tra pezzi di territorio: questo argomento l'ho già
svolto ma evidentemente non ti è sembrato convincente. Ne prendo atto con
rassegnazione e ti chiedo: come puoi pensare che Gramsci abbia affidato ad
un solo, unico e misero aggettivo, all'interno di una copiosa produzione
letteraria, una ipotetica idea federalista, che ai suoi tempi, in un regime
monarchico e totalitario, sarebbe stata una 'novità' degna del massimo
approfondimento? Come puoi pensare che Gramsci, se solo avesse avuto
vaghezza di 'lanciare' un programma politico di federalismo, non avrebbe
scritto su questo tema almeno un paio di libri? E come si spiega che nessuno
dei custodi del suo pensiero, a cominciare da Togliatti, abbia mai fatto
parola del Gramsci (ipoteticamente) federalista, abbia mai rilanciato questo
tema politico? Si è forse trattato di censura staliniana? E proprio nei
confronti del padre del comunismo italiano e della via italiana al
socialismo?
    Peraltro, la tua supposizione di un Gramsci federalista si fonda anche
su un errore storico: infatti tu pensi che l'alleanza tra contadini ed
operai propugnata da Gramsci riproducesse una ipotetica cesura tra il nord
operaio ed il sud contadino. Ma non è vero, perché se gli operai erano
concentrati nelle fabbriche del nord i contadini stavano dappertutto, al
sud, al centro ed al nord (nella pianura padana, nel Veneto, nell'Emilia...)
e gli agrari che appoggiarono il fascismo sin dai suoi primi vagiti erano i
grandi proprietari terrieri del norditalia.

 Una alleanza di popoli e classi che vivevano in
>luoghi diversi e che uniti avrebbero vinto. Operai del nord e
>contadini del sud.

    Lo vedi l'errore? Tu addirittura, in mezzo alle "classi", ci infili pure
i "popoli", per adattare meglio il povero Gramsci alle tue esigenze, ma non
è giusto. Il primo a parlare di "popoli" lombardi,veneti, settentrionali,
celtici...in Italia è stato Bossi. Gramsci sapeva bene che quello italiano è
un solo popolo e quelle che voleva unire erano soltanto le "classi" sociali
subalterne.

Un patto federativo per un problema
>territoriale che per essere posto come obiettivo (e come
>questione nazionale) va istituzionalizzato in una "Repubblica
>Federale". Il modo per risolvere la questione meridionale.
>Sono perfettamente d'accordo con Gramsci e capisco
>perche' i fascisti (statalisti e centralisti) lo abbiano messo
>a tacere con tutti i mezzi.

    Questo mi sembra proprio un insulto alla memoria: i fascisti lo misero a
tacere per motivi ben più rilevanti, e cioè per il carattere rivoluzionario
della sua politica 'di classe', potenzialmente eversiva del sistema e non
già per una fissazione federalista che non ebbe mai. Rivisitare Antonio
Gramsci in chiave bossiana, facendolo parlare di federazione tra inesistenti
"popoli" italiani, non fa progredire di un solo millimetro l'idea
federalista e provoca soltanto confusione. Il federalismo italiano, tra
l'altro, non ha bisogno di cercare improbabili geniture nel pantheon dei
vituperati comunisti e quindi è meglio lasciar riposare in pace Antonio
Gramsci, senza trascinarlo in una polemica a lui assolutamente estranea.

    Saluti .
Salvatore Camaioni

P.S.  Se ti capitasse tra le mani qualche libro di Gramsci nel quale, in
ipotesi, l'idea federalista fosse manifestata con maggior dovizia di
espressioni, ti prego di indicarmelo. Io sono sempre pronto a ricredermi.



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