[RIFORMANDO:520] Il nuovo colore del federalismo
Salvatore CAMAIONI  Sabato, 03 Giugno 2000

    Il federalismo italiano ha un nuovo adepto, il plurivotato presidente
della regione lombarda, ciellino, andreottiano: un bell'acquisto, non c'è
che dire. Il federalismo perde un po' il colore verde del leghismo e si
tinge di bianco e giallo papalino. Dalle cerimonie profane sul dio-Po con le
ampolle si passa (o si ritorna?) alle più familiari liturgie clericali con
il profumo d'incenso. La Costituzione -ha detto l'enfant  terrible di don
Giussani- non è la Bibbia: è vero, dico io, ma aggiungo un irriverente "E
meno male!". A lasciarlo fare,  il Formigoni, avremo una bella repubblica,
teocratica ma federale. Si tratta soltanto di sostituire articoli e commi
con salmi e versetti: Sono in preparazione convegni su Gioberti ed alcuni
architetti -svizzeri naturalmente, fedeli a un tempo al papa ed al
federalismo che hanno nel sangue- hanno già fatto un sopralluogo al
Quirinale per riadattarlo alle esigenze del prossimo inquilino, che
riprenderà possesso della sua secolare dimora dopo uno sfratto di un secolo
e mezzo. Sentendo vacillare la poltrona, il mite Carlo A. Ciampi afferra
anche lui il gladio del federalismo e con una pietosa bugia afferma che la
nostra Costituzione contiene nel suo DNA un nucleo federalista. Al
presidente della Lombardia, che già parla come un capo di stato estero, gli
fa eco il filosofo con barba del mitico nord-est : "Non dobbiamo stare
necessariamente nei limiti dell'attuale Costituzione". Hai capito
l'intellettuale di sinistra? Il giuramento di fedeltà al c.d. "popolo
lombardo" non è una buffonata? "No -replica il filosofo- le parole sono
maschere", ma dimentica di aggiungere "...di pulcinella", con tutto il
rispetto per la simpatica maschera partenopea. Comunque, oggi è arrivato
anche il placet di Clinton, che autorizza la devolution, cioè il
trasferimento "di potere democratico verso il basso". Gli americani hanno
sempre avuto dell'Italia, della sua politica e delle sue istituzioni un'idea
piuttosto vaga (Kissinger una volta ebbe il coraggio di confessarlo) e
l'hanno sempre considerata un paese mediorientale, ma fedele. Al grande
Bill, che preferisce impiegare il tempo libero con giochini sconci invece di
studiare il Belpaese, nessuno ha mai spiegato che in Italia il potere
democratico è già stato abbondantemente decentrato e proiettato verso il
basso attraverso una Costituzione regionale che non ha eguali negli altri
stati unitari. Il modello di federalismo lombardo da esportazione coniuga
fede e danè -era già successo altre volte- in un federalismo che come dice
Bocca non guarda al mondo ma al campanile. E già la Lombardia, attraverso il
suo loquace chairman, rivendica la polizia regionale, rivisitazione
istituzionalizzata della guardia padana di leghista memoria: allo Stato
rimarrà la politica estera, la difesa, la rottamazione ed il festival di
Sanremo. Gli immigrati saranno ammessi ed espulsi secondo l'andamento della
borsa. Ricchioni e lesbiche dovranno fare pubblico atto di contrizione. Le
liste dei candidati saranno sottoposte al magistero pastorale di vescovi e
cardinali. Lo Stato farà un passo indietro, mentre protenderà un po' di più
la mano per pagare le scuole private e dei preti. I federalisti della lista
sono avvisati: si prospettano tempi duri per quelli che non hanno la cresima
e che non fanno il precetto pasquale.
      Cari e fraterni saluti.
Salvatore Camaioni



[Date Prev] [ ">Back ] [Date Next]