[RIFORMANDO:489] Re: I: Einaudi ed il federalismo
Francesco Paolo Forti  Lunedi`, 08 Maggio 2000

Scrive Salvatore Camaioni:
 
>     Grazie davvero, Francesco, per aver trascritto questo bellissimo saggio
> di liberta e di democrazia. Einaudi, quando innalzava questo inno alla
> democrazia liberale, aveva davanti agli occhi lo Stato monarchico,
> poliziesco, clericale e fascista dell'Italia in camicia nera ed esprimeva
> aspirazioni che sono state ben interpretate dalla nostra Costituzione
> repubblicana, dichiaratamente antifascista, nella quale sono state recepite
> le istanze proprie del mondo cattolico, del liberalismo e del solidarismo
> socialista. Einaudi lanciava il suo anatema contro il prefetto 'napoleonico'
> e contro l'assolutismo dello stato fascista e non scioglieva un peana al
> federalismo, ma esaltava l'idea di democrazia e di liberta, che lo Stato
> unitario che in quel momento aveva di fronte aveva esemplarmente conculcato.
> Non e un caso che Einaudi abbia scritto quelle cose nel 1944. Oggi non le
> scriverebbe piu. 

Non ne sono molto sicuro ed e' inutile scomodare i morti (...se fosse
vivo cosa direbbe....). Il fascismo e' stato la quintessenza della centralizzazione
del potere (tutte le dittature sono portate a farlo) ma in fondo, a parte il 
quadro di liberta' democratiche sono rimansti intatti i rapporti clientelari
(utilissimi per gestire il potere, in luogo dell'olio di ricino). Nel '68 quando
gli studenti manifestavano, il questore al telefono con il prefetto, a 
sua volta al telefono con Roma, ordinava la carica. Cosa e' cambiato?
Nella sostanza cio' che descrive Einaudi, e cioe' il quadro di <<non responsabilita'>>
del dirigente locale rispetto alle decisioni politiche (prese altrove) e' lo stesso.

Tutti comandano ma nessuno e' responsabile di nulla. Decisioni e soldi 
arrivano dall'alto e la politica diventa l'arte di ruffinarsi il potente di turno, 
come in pieno medioevo. Il federalismo invece predispone come minimo 
tre o quattro livelli di potere (ad esempio comuni, distretti, regioni, europa)
ed ognuno e' controllato dai cittadini (piu' facile con i primi livelli) e dagli
altri livelli (controlli incrociati e ridondanza cibernetica) rendendo piu' difficile
la corruzione e piu' facile smascherarla. Chi ha paura del federalismo?

E' naturale che la paura sia di "perdere qualcosa" (e' la base delle
teorie psicologiche che spiegano il fenomeno della resistenza al 
cambiamento). Cosa ha paura di perdere il Sud, rispetto a cio' che ha?
E quali sono i vantaggi da mettere sull'altro piatto della bilancia,
che il sud non ha ancora compreso? 

[...]
> attribuendo a tutte le regioni italiane l'autonomia attualmente goduta dalle
> sole regioni a statuto speciale, se quello che si vuole conseguire e il
> decentramento decisionale ed un piu diretto contatto del cittadino con il
> potere; piu oltre non c'e maggiore democrazia ma una disintegrazione dello
> Stato unitario di cui non si riesce a comprendere la necessita.

Siamo alle solite. Vi pare che la germania, la svizzera o gli USA siano
stati "disintegrati"? A me non pare. Qui si impone di suddividere il _potere_,
non l'Italia; affidandone parte agli organi politici piu' vicini ai cittadini. E' una cosa
che migliora la qualita' e l'unica cosa che viene disintegrata e' l'arroganza
dei burocrati e lo strapotere della politica "romana" (senza nulla avercene
con la citta' in quanto tale). Stapotere che se fosse accompagnata da efficia 
ed efficenza nessuno contesterebbe: Non e' il caso italiano, come sappiamo.

>     E' vero che io conosco la sola realta unitaria e non anche quella
> federale; ma ho l'impressione che la residenza in Svizzera di Francesco P.
> Forti gli abbia fatto dimenticare la realta costituzionale italiana.

Difficile che 12 anni di svizzera possano far dimenticare 35 di Italia. 
Tanto piu' che vivo a pochi Km da confine, leggo i giornali italiani,
sento la TV italiana e sono in rete a discutere con voi. 
La realta' costituzionale comunque essendo una realta' democratica,
si cambia a maggioranza. Qualificata, nel Parlamento, semplice in
caso di referendum. Non e' quindi una realta' intoccabile ed immutabile,
salvo la forma repubblicana, espressamente fissata, e compatibile
con il federalismo (come le repubbliche federali testimoniano). 

Piuttosto mi aspettavo che fosse contestata la mia affermazione
secondo la quale ogni regione ha prelievo fiscale sufficiente per 
i compiti locali classici del federalismo (scuola, sanita', sicurezza,
assistenza, ambiente, giustizia, politica economica) e che le necessita' di 
compensazione economica interregionale sono molto basse. Inferiori a quanto 
si puo' prospettare in base al comune sentito dire. Visto che questo tema
e' importante (su di esso si gioca l'accusa di egoismo del sud verso
il nord) mi chiedo se qualcuno vuole entrare nei dettagli o se vi 
fidate di me (o se avete studi che dicono il contrario). 

Saluti a tutti,
Francesco Forti




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