[RIFORMANDO:480] Federalismo gentile e solidale?
Salvatore CAMAIONI  Sabato, 06 Maggio 2000

    La notizia, riportata dalla stampa di oggi, che Bossi avrebbe  tenuto a
battesimo il "coordinamento del nord", sospettato di essere una forma
mascherata di riproposizione del c.d. parlamento del nord, mi fa ripensare
al tema del federalismo ed alla sua appassionata difesa da parte di
Francesco P. Forti, che mi ha affettuosamente imputato una mia asserita
prevenzione nei confronti di questa forma di Stato e di confondere il vero
federalismo con quello mistificatorio, in salsa verde, dei leghisti [le
aggettivazioni sono mie].
    Benché io non abbia mai, neppure per un istante, confuso la buona fede
di Francesco P. Forti con il razzismo da operetta di Umberto Bossi, ho
tuttavia accolto il suggerimento di consultare il sito web di Francesco sul
federalismo e, in omaggio ad una vecchia e buona regola di equità e di
saggezza, anche quello della Lega nord, per verificare le eventuali
differenze tra le due scuole di pensiero. Devo subito dire che l'esposizione
del federalismo -diciamo così- fortiano presenta una unitaria organicità non
riscontrabile nella presentazione leghista, dove regna -mi è sembrato- una
grande varietà di opinioni e di accezioni, anche su punti assai
qualificanti. Una comparazione, quindi, non è stata possibile, sicché il mio
interrogativo sulle eventuali differenze, di sostanza, tra le due 'offerte'
di federalismo purtroppo è destinato a restare inappagato. Voglio dire che
non basta marcare la differenza tra le 'intenzioni' di Bossi e quelle di
Forti per rendere accettabile il suo federalismo gentile e condannare invece
quello pedestre del leader del carroccio se poi, per esempio, il risultato
pratico fosse lo stesso, e cioè la divisione dell'Italia in venti o non so
quante repubblichette, che Francesco vorrebbe addirittura "sovrane" (è
così?), come nemmeno negli U.S.A. ed in Germania. Io boccio l'idea
neofederalista per questa Italia di oggi non già per la naturale antipatia
suscitata dal suo primo e riconosciuto profeta ma per il suo obbiettivo
contenuto, che si scontra, come ho già avuto modo di dire, con la nostra
storia e con l'opportunità politica di evitare che da una separazione
federalistica -che implicherebbe necessariamente un depotenziamento delle
capacità di intervento del governo centrale nel prelievo e nella
distribuzione delle risorse- le già vistose differenze tra il nord ed il sud
del Paese possano divenire croniche ed incolmabili. E non mi è sembrato di
trovare neppure, nel sito di Francesco, risposta al secondo degli
interrogativi da me posti, e cioè in che modo il passaggio dall'attuale
Stato unitario ad uno federale dovrebbe addirittura agevolare la crescita
dell'economia meridionale e del sud nel suo complesso. E gradirei anche, se
possibile, una convincente spiegazione del perché il "decentramento"
realizzato con lo statuto di speciale autonomia della Sicilia ha arrecato
guasti che il federalismo -che realizza anch'esso un decentramento- non
dovrebbe apportare o addirittura dovrebbe riparare.
    Caro Francesco, non ti viene il dubbio che il ritardo del meridione
d'Italia abbia cause che nulla hanno a che vedere con la forma di Stato e
che non potrebbe essere colmato, per incanto, con un colpo di ingegneria
costituzionale? E non ti sei chiesto se il neofederalismo italiano non sia
per caso un elegante espediente, ora che la generosità dello Stato è finita
per tutti,  per separare i destini delle genti italiane, consentendo a
ciascuno di fare la sua corsa con i mezzi di cui dispone e chi non ce la fa
amen? Sei proprio sicuro di avere a cuore le sorti di tutto il territorio e
di non avere invece più attenzioni per le regioni più ricche? Dove sta il
"cooperativismo" e la "solidarietà"?
        Cordiali saluti
Salvatore Camaioni

P.S.  Se l'argomento del federalismo, per i miei ripetuti interventi, fosse
venuto a noia, prego cortesemente tutti gli iscritti di dirmelo o farmelo
capire, in modo da evitare il tormentone.



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