[RIFORMANDO:453] Re: Federalismo e regionalismo
Francesco Paolo Forti  Venerdi`, 28 Aprile 2000

Innanzi tutto ringrazio Salvatore Camaioni per il suo interessante
e critico contributo. Putroppo essendo il suo testo stato inviato in 
modo HTML/MIME non e' risultato comprensibile a chi ha un programma 
di posta diverso da Outlook o pochi altri (o usa computers diversi
come Linux, Sun, Mac). Lo ripropongo quindi integralmente (convertito
in "puro testo") pregando tutti coloro che usano Outlook di adeguare 
il "settaggio" in modo di produrre solo testo e con un ritorno a capo
automatico ogni 70 caratteri circa. 

>Riprendo il tema del federalismo perché mi sembra un argomento cruciale 
>e delicato, che ha fatto parecchia strada anche nelle coscienze 
>tendenzialmente orientate a sinistra (tranne la mia), e sul quale 
>però non sussiste concordia. E' mia convinzione che (quasi) tutti 
>quelli che parlano di federalismo coltivino ciascuno un'idea personale 
>di questo modello organizzativo, non coincidente con quello dell'altro 
>e forse neppure con il concetto tecnico di federalismo. 

Questa convinzione e' anche mia. Per tutti i primi anni 90 il federalismo
e' stato tradotto in <<piu' poteri alle regioni>> ed e' solo dalla seconda
meta' che e' apparso anche l'importante aspetto della sussidiarieta' 
partendo dal basso (comuni e provincie). 

>A mo' di provocazione potrei aggiungere che quando Bossi e i suoi sodali 
>parlano di federalismo pensano in realtà alla secessione, mentre quando 
>parla di federalismo il centrosinistra pensa in realtà ad un'accentuazione 
>del regionalismo, che è già presente nel nostro sistema costituzionale. 

D'accordo. Diro' inoltre che quando il Polo parla di federalismo pensa
piu' che altro ad una estensione della sfera privata e ad una riduzione
di quella pubblica (sussidiarieta' orizzontale). In ogni caso il federalismo
non e' <<uno e puro>> ma e' una applicazione pratica di vari principi,
sussidiarieta', cooperazione, autonomia, solidarieta', competizione,
che devono trovare un equilibrio. Ognuno tira dalla sua parte e l'equilibrio
e' proprio la risultante di piu' forze. Se poi non si trova l'equilibrio, allora
si spezza qualcosa, ma questo e' peggio. Per cui se le forze in campo
sono responsabili ...... 

>Per uscire dall'equivovo -che la tesi n.3 del programma dell'Ulivo del '96, 
>parlando di "federalismo cooperativo" e di "sussidiarietà", ma "nel rispetto 

>dell'unità nazionale", non contribuisce a chiarire-, penso sia il caso di 
>rendere espliciti i desiderata dei federalisti della mailing list, i quali 
>dovrebbero cortesemente specificare quali aspetti del centralismo statale, 
>secondo loro, andrebbero modificati e quali competenze dovrebbero essere 
>devolute, cioè trasferite, dallo Stato alle entità territoriali, alle 
>associazioni, alle persone fisiche ecc...Dico questo anche perché sarà 
>forse possibile scoprire che molti federalisti vorrebbero in definitiva 
>delle autonomie già previste dall'ordinamento regionale attuale, oppure 
>si accontenterebbero di un maggiore e migliore decentramento amministrativo, 
>che se ribattezzato come "federalismo" avrebbe però la capacità taumaturgica 
>di acquetare le loro ansie autonomistiche; di contro, si potrebbe scoprire 
>che alcuni federalisti vorrebbero in realtà una confederazione di stati 
>sovrani, collegati soltanto in occasione delle olimpiadi.

Cio' che tu chiedi e' legittimo ma enorme. Per esempio io ho le mie idee
a proposito della suddivisione dei compiti (competenze) e del quadro di 
garanzie in cui tutto cio' si dovrebbe muovere. Ma e' dura riportare tutto
cio' in un testo di posta elettronica per cui ho da tempo messo dati,
documenti, grafici, analisi, tabelle, confronti ecc su un mio sito internet
(la versone zero nel 96, il sito definitivo dal 97) che ha gia' raccolto 
40'000 accessi. Non e' per fare pubblicita' o spamming ma chi vuole 
vedere come la penso va su http://come.to/federalismo e trova cio'
che chiedi: poteri comunali, distrettuali, regionali ecc, uniti a modi

di finanziamento per ogni livello e via di seguito. L'intento e' di fornire
dati e documentazione per una discussione ed il WEB e' piu' adeguato
in questo rispetto al messaggio di posta elettronica. 

>    Intanto però è bene sapere che con la legge costituzionale 22.11.1999 n.1 
>sono state emanate nuove disposizioni sull'autonomia statutaria delle regioni, 
>che possono disciplinare la propria forma di governo e possono definire gli 
>statuti regionali purché non in contrasto con la Costituzione. Inoltre con la 
>legge 3.8.1999 n.265 sono state ampliate le autonomie di comuni e province in 
>materia normativa, organizzativa ed amministrativa, impositiva e finanziaria; 
>tali enti "sono titolari di funzioni proprie e di quelle conferite loro con 
>legge dello Stato e della regione, secondo il principio di sussidiarietà". 
>E' proprio necessario allora trasformare lo Stato regionale in Stato federale? 

Questa e' una domanda cruciale, che pero' non comprendo a fondo.
Parli di uno "Stato regionale". Io per "Stato" intendo un qualcosa dotato
di sovranita' (piu' o meno limitata) e dei tre poteri, legislativo, esecutivo
e giudiziario. Non mi pare che oggi le regioni siano "Stati". 
Non hanno certo i poteri degli stati americani o dei cantoni svizzeri, tanto
per fare due paragoni agli antipodi delle dimensioni geografiche. 

>La differenza tra il nostro attuale Stato regionale ed uno stato federale, 
>specie dopo le incisive novazioni legislative sopra esemplificate, è 
>diventata sottilissima e riguarda sostanzialmente l'autonomia costituzionale 
>(cioè la possibilità per gli stati federati di dotarsi di una propria 
>costituzione svincolata dall'approvazione dello stato federale), l'autonomia 

>normativa in materia penale e l'autonomia giurisdizionale. E' questo che si 
>vuole? Inoltre, dato che il federalismo ulivista è espressamente "cooperativo", 
>che salvaguarda cioè le esigenze unitarie dell'intervento pubblico nell'economia 
>nazionale al fine del miglioramento delle condizioni sociali, non sarà possibile, 
>credo, che i prospettati stati federati possano incidere autonomamente sulla 
>materia lavoristica e previdenziale, come forse vorrebbero i federalisti di 
>estrazione aziendale. La parola ai federalisti.
>    Cordiali saluti
>Salvatore Camaioni

Non c'e' solo quella, come differenza. 
In un complesso federale e' importante vedere come la costituzione regola
i cambiamenti di attribuzione dei poteri. Oggi si parla di devolution. 
Significa che e' lo stato centrale a "concedere" potere alla periferia. 
Significa che in futuro sarebbe lo stato centrale, in teoria, a poter cambiare 
idea. In uno stato federale invece il procedimento e' di tipo concertativo,
frutto dei meccanismi di cooperazione orizzontale e verticale, ma la 
sovranita' della decisione dovrebbe essere data in basso (popolo e 
stati membri) come soggetti sovrani della costituzione federale. 
Ovviamente una costituzione federale detta regole su come procedere,
in modo che poi il parlamento sia legato al loro rispetto, visto che 
potrebbe essere portato a decisioni opportunistiche della maggiornaza
del momento. Questa e' una bella differenza. Puo' essere anche 
sottile ma e' sostanziale. 

Altra differenza e' nella attribuzione dei compiti di politica economica. 
E' quello che rende forti e competitivi i singoli membri di un complesso
federale (il lato economico del federalismo cooperativo e competitivo). 
Questo e' forse il lato del dibattito meno sviluppato. Si parla molto del
federalismo fiscale (e molti pensano ancora che il federalismo sia piu'
potere e piu' soldi alle regioni) ma poco di politica economica locale. 
E' l'aspetto che, opportunamente scavato, ci consente di comprendere 
quali opportunita' apre il federalismo per il meridione d'Italia. E' tipico
del politico italiano vedere il federalismo solo come un assetto 
istituzionale, dimenticando le inferenze vesto la dimensione culturale
ed economica. 

Altra differenza a mio avviso sostanziale, poi e' quella che riguarda
la struttura stessa delle regioni, al loro interno. In Italia e' poco

noto quanto grandi siano i poteri delle comunita' e delle contee
americane, dei comuni e dei distretti tedeschi, dei comuni 
svizzeri, che da soli gestiscono 1/3 del bilancio federale mentre
un altro terzo (anzi di piu', il 40%) e' gestito dai cantoni, non 
tramite trasferimenti dal cento ma con una finanza autonomanente
riscossa. Sono poteri molto forti, per cui responsabilita' ed autorita' 
non sono disgiunti come da noi (autorita' politica in alto, amministrazione
in basso) ma ogni livello ha la sua autorita' e sovranita' (e puo' quindi
legiferare negli ambiti di sua competenza) e livello di finaziamento
autonomo. 

Il federalismo non si estingue nei rapporti tra stato e regione ma
deve continuare nei rapporti tra regioni e provincie (o distretti,
come proponeva Einaudi) ed in quelli tra comuni e provincie. 
E sono rapporti sempre di tipo federalistico (sussidiarieta' e
cooperazione). A dire il vero l'ordine che dovremmo seguire non va
dall'alto verso il basso ma dal basso verso l'alto, dando nel frattempo
una occhiata a come si sono organizzati gli altri stati federali,
tanto per non inventare l'acqua calda e non rifare gli stessi errori
che magari altri stati federali hanno anche loro fatto. Troveremmo 
allora che molti compiti che oggi vorremmo dare alle regioni, 
invece dovrebbero (o potrebbero) essere dati a comuni e provincie,
sempre che la loro cooperazione orizzontale e verticale funzioni. 
E troveremmo che cosi' facendo spenderemmo molto meno e che
potremmo dare un servizio migliore. La Regione e infatti e' troppo grossa
per "gestire" la cosa pubblica. Tutti i compiti di gestione dovrebbero
essere dati agli organi politici che sono vicini ai cittadini, mentre la
regione dovrebbe avere solo compiti di coordinamento, controllo, 
sostegno. E' noto infatti che le regioni piu' grosse, anche dotate
di statuto speciale, si sono rivelate essere degli elefanti immobili,
organismi burocratici e costosi peggiori forse dello stato centrale, 
da cui hanno copiato lo stile di governo centralizzato. In cio' che
ho in mente le regioni sono molto piu' "leggere" di oggi ma, se
volete, molto piu' utili e determinanti. 

Tutto cio' sara' possibile, a mio avviso, solo se ridurremo 
drasticamente il numero enorme di leggi (dalle 150'000 attuali 
alle 4-5'000 tedesche ed alla 1'000 svizzere) e di enti burocratici
che si frappongono nella catena lunga del potere (anas, pra, usl)
tra il cittadino e lo stato. Da questo punto di vista il federalismo e'
un sinonimo di stato leggero. Uno stato che costa meno e da' di 
piu' come servizi (in qualita' e quantita'). Nelle 88 tesi dell'ulivo
ho visto queste cose, in modo embrionale ed a volte generico,
ma ci sono. Sta a noi discuterne, approfondirle, fare diventare
una realta' di cui siamo consapevoli, dare spessore al termine,
troppo vago, di federalismo.

Saluti a tutti,
Francesco Forti




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