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Riprendo il tema del federalismo
perché mi sembra un argomento cruciale e delicato, che ha fatto parecchia
strada anche nelle coscienze tendenzialmente orientate a sinistra (tranne la
mia), e sul quale però non sussiste concordia. E' mia convinzione che
(quasi) tutti quelli che parlano di federalismo coltivino ciascuno un'idea
personale di questo modello organizzativo, non coincidente con quello dell'altro
e forse neppure con il concetto tecnico di federalismo. A mo' di provocazione
potrei aggiungere che quando Bossi e i suoi sodali parlano di federalismo
pensano in realtà alla secessione, mentre quando parla di federalismo il
centrosinistra pensa in realtà ad un'accentuazione del regionalismo, che
è già presente nel nostro sistema costituzionale. Per uscire
dall'equivovo -che la tesi n.3 del programma dell'Ulivo del '96, parlando di
"federalismo cooperativo" e di "sussidiarietà", ma
"nel rispetto dell'unità nazionale", non contribuisce a
chiarire-, penso sia il caso di rendere espliciti i desiderata dei federalisti
della mailing list, i quali dovrebbero cortesemente specificare quali aspetti
del centralismo statale, secondo loro, andrebbero modificati e quali competenze
dovrebbero essere devolute, cioè trasferite, dallo Stato alle
entità territoriali, alle associazioni, alle persone fisiche ecc...Dico
questo anche perché sarà forse possibile scoprire che molti
federalisti vorrebbero in definitiva delle autonomie già previste
dall'ordinamento regionale attuale, oppure si accontenterebbero di un maggiore e
migliore decentramento amministrativo, che se ribattezzato come
"federalismo" avrebbe però la capacità taumaturgica di
acquetare le loro ansie autonomistiche; di contro, si potrebbe scoprire che
alcuni federalisti vorrebbero in realtà una confederazione di stati
sovrani, collegati soltanto in occasione delle olimpiadi.
Intanto
però è bene sapere che con la legge costituzionale 22.11.1999 n.1
sono state emanate nuove disposizioni sull'autonomia statutaria delle regioni,
che possono disciplinare la propria forma di governo e possono definire gli
statuti regionali purché non in contrasto con la Costituzione. Inoltre
con la legge 3.8.1999 n.265 sono state ampliate le autonomie di comuni e
province in materia normativa, organizzativa ed amministrativa, impositiva e
finanziaria; tali enti "sono titolari di funzioni proprie e di quelle
conferite loro con legge dello Stato e della regione, secondo il principio di
sussidiarietà". E' proprio necessario allora trasformare lo Stato
regionale in Stato federale? La differenza tra il nostro attuale Stato regionale
ed uno stato federale, specie dopo le incisive novazioni legislative sopra
esemplificate, è diventata sottilissima e riguarda sostanzialmente
l'autonomia costituzionale (cioè la possibilità per gli stati
federati di dotarsi di una propria costituzione svincolata dall'approvazione
dello stato federale), l'autonomia normativa in materia penale e l'autonomia
giurisdizionale. E' questo che si vuole? Inoltre, dato che il federalismo
ulivista è espressamente "cooperativo", che salvaguarda
cioè le esigenze unitarie dell'intervento pubblico nell'economia
nazionale al fine del miglioramento delle condizioni sociali, non sarà
possibile, credo, che i prospettati stati federati possano incidere
autonomamente sulla materia lavoristica e previdenziale, come forse vorrebbero i
federalisti di estrazione aziendale. La parola ai federalisti.
Cordiali
saluti
Salvatore
Camaioni
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