[RIFORMANDO:452] Federalismo e regionalismo
Salvatore CAMAIONI  Giovedi`, 27 Aprile 2000

Riprendo il tema del federalismo perché mi sembra un argomento cruciale e delicato, che ha fatto parecchia strada anche nelle coscienze tendenzialmente orientate a sinistra (tranne la mia), e sul quale però non sussiste concordia. E' mia convinzione che (quasi) tutti quelli che parlano di federalismo coltivino ciascuno un'idea personale di questo modello organizzativo, non coincidente con quello dell'altro e forse neppure con il concetto tecnico di federalismo. A mo' di provocazione potrei aggiungere che quando Bossi e i suoi sodali parlano di federalismo pensano in realtà alla secessione, mentre quando parla di federalismo il centrosinistra pensa in realtà ad un'accentuazione del regionalismo, che è già presente nel nostro sistema costituzionale. Per uscire dall'equivovo -che la tesi n.3 del programma dell'Ulivo del '96, parlando di "federalismo cooperativo" e di "sussidiarietà", ma "nel rispetto dell'unità nazionale", non contribuisce a chiarire-, penso sia il caso di rendere espliciti i desiderata dei federalisti della mailing list, i quali dovrebbero cortesemente specificare quali aspetti del centralismo statale, secondo loro, andrebbero modificati e quali competenze dovrebbero essere devolute, cioè trasferite, dallo Stato alle entità territoriali, alle associazioni, alle persone fisiche ecc...Dico questo anche perché sarà forse possibile scoprire che molti federalisti vorrebbero in definitiva delle autonomie già previste dall'ordinamento regionale attuale, oppure si accontenterebbero di un maggiore e migliore decentramento amministrativo, che se ribattezzato come "federalismo" avrebbe però la capacità taumaturgica di acquetare le loro ansie autonomistiche; di contro, si potrebbe scoprire che alcuni federalisti vorrebbero in realtà una confederazione di stati sovrani, collegati soltanto in occasione delle olimpiadi.
    Intanto però è bene sapere che con la legge costituzionale 22.11.1999 n.1 sono state emanate nuove disposizioni sull'autonomia statutaria delle regioni, che possono disciplinare la propria forma di governo e possono definire gli statuti regionali purché non in contrasto con la Costituzione. Inoltre con la legge 3.8.1999 n.265 sono state ampliate le autonomie di comuni e province in materia normativa, organizzativa ed amministrativa, impositiva e finanziaria; tali enti "sono titolari di funzioni proprie e di quelle conferite loro con legge dello Stato e della regione, secondo il principio di sussidiarietà". E' proprio necessario allora trasformare lo Stato regionale in Stato federale? La differenza tra il nostro attuale Stato regionale ed uno stato federale, specie dopo le incisive novazioni legislative sopra esemplificate, è diventata sottilissima e riguarda sostanzialmente l'autonomia costituzionale (cioè la possibilità per gli stati federati di dotarsi di una propria costituzione svincolata dall'approvazione dello stato federale), l'autonomia normativa in materia penale e l'autonomia giurisdizionale. E' questo che si vuole? Inoltre, dato che il federalismo ulivista è espressamente "cooperativo", che salvaguarda cioè le esigenze unitarie dell'intervento pubblico nell'economia nazionale al fine del miglioramento delle condizioni sociali, non sarà possibile, credo, che i prospettati stati federati possano incidere autonomamente sulla materia lavoristica e previdenziale, come forse vorrebbero i federalisti di estrazione aziendale. La parola ai federalisti.
    Cordiali saluti
Salvatore Camaioni


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