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Lavoro: occupazione prima preoccupazione italiani Il posto di lavoro e la prima preoccupazione degli italiani. E' quanto risulta dal rapporto del Cnel che ha condotto un'indagine sulle aspettative e le richieste degli italiani nella definizione di una agenda delle politiche da attuare per il nostro paese. Si tratta della ricerca dal titolo ''L'agenda degli italiani: esplorando nuove aree della cultura socio-politica'', presentata a Villa Lubin. Il posto di lavoro come ''prima preoccupazione'' e' stato indicato dal 41% degli intervistati, rappresentativi dell'intera popolazione del nostro paese. Segue, ma a distanza (24%) la criminalita' e poi con percentuali ancora piu' basse la sanita' (16%), le pensioni (9%) e l'immigrazione (8%). Quella del lavoro risulta la prima preoccupazione ma con un trend di diminuzione di rilievo dal novembre '98 al novembre '99 con un calo pari a -8%. Cresce invece il timore per la criminalita', con un aumento del 7%. Contrariamente alle previsioni e' in diminuzione la preoccupazione per la presenza degli immigrati, con un calo pari al -5%. Per il posto di lavoro le preoccupazioni presentano differenti percentuali rispetto alle diverse aree geografiche prese in considerazione. Il tetto e' al sud (Campania, Basilicata e Calabria) con un tasso del 49% a fronte del Nord-Est (Lombardia, Triveneto, Emilia Romagna) con una percentuale di 28% di preoccupati. A complicare la situazione e' una sorta di ansia registrata rispetto alle modernizzazioni in corso e a quelle annunciate nel settore sociale ed economico. Di conseguenza ''appare forte - rileva il rapporto - il bisogno di fondamenti sicuri e indiscutibili per aree sociali quali l'economia o la religione; piu' in generale si chiede allo Stato si chiede di esercitare un intervento attivo inteso a normare e organizzare i vari sistemi sociali''. In questo contesto singolare e' solo apparentemente contraddittorio appare l'atteggiamento verso le organizzazioni sindacali. Il rapporto registra ''la crisi di rappresentanza che oggi, ancor di piu' rispetto al recente passato, attraversa il mondo del lavoro: la gran parte degli italiani (occupati o non occupati) non si sente rappresentata da alcuno, se non da se stesso, per quanto concerne i propri interessi economico-professionali''. Ma la ''crisi di rappresentanza che investe sindacati e associazioni di categoria non sembra - fa osservare il rapporto - riguardare il ruolo istituzionale di questi organismi (fortemente atteso, ad esempio, nell'ambito della politica di concertazione fra governo e parti sociali) quanto piuttosto i modi concreti entro cui tale ruolo realizza''. Una sorta di plebiscito e' stato registrato sulla politica di concertazione, Il 75% degli intervistati si e' infatti dichiarato favorevole alle consultazioni governo-sindacati-imprenditori, a fronte di un 17% di contrari. Italiani favorevoli alle privatizzazioni ma decisamente contrari ad uno Stato minimo, messo fuori gioco dal mercato. Il 69% degli italiani si e' infatti dichiarato che ''per il bene del paese e dell'economia e' opportuno che lo Stato mantenga il controllo almeno su alcune aziende fondamentali''. Rolando A.B. ![]() |