[RIFORMANDO:386] Proporzionale e "grande centro"
Carlo Romani  Martedi`, 14 Marzo 2000

Sono assolutamente d'accordo che non esistano architetture istituzionali "perfette" (cosi' come non esistono organizzazioni aziendali "perfette"); cio' che in definitiva conta e' la volonta' delle persone per renderle efficaci.
A mio parere, in Italia abbiamo sofferto di due problemi concatenati: * la "non candidabilita' a governare" della destra e della sinistra, che ha portato a quello che fu definita "democrazia incompiuta (o ingessata)"; * l'acquisizione di ruolo determinante da parte dei piccoli parti (le famigerate "rendite di posizione": la possibilita' di pesare molto al di sopra dei risultati elettorali).
A questo hanno contribuito sia il naturale logoramento cui e' sottoposto un qualunque organismo (partito, in questo caso) che non abbia la possibilita' di rifiatare e prendersi delle pause (vale a dire: cedere il potere), sia la mancanza di sbarramenti (proporzionalita' pura).
Si possono certamente ipotizzare altri schemi di impianto istituzionale, ma ritengo che sarebbe serio seguire una linea di coerenza, possibilmente studiando e varando le riforme tutte insieme e tendendo alla semplicita' (come neanche questo parlamento e' riuscito a fare, e trovo la cosa di una gravita' assoluta). D'altronde, se e' pur vero che le costituzioni non sono dei tabu' e debbono venire adeguate nel tempo, e' pure vero che non possono essere rovesciate ogni tre o quattro anni.
Il mio timore, a proposito delle voglie di "grande centro" e di rinnovata DC, e che si possano ricostituire le condizioni di ingessamento e di mancanza di alternanza.

L'ipotesi di elezioni dirette, contestuali ma disgiunte, del parlamento e del premier (magari su base proporzionale) non mi sembra particolarmente desiderabile. Sono facilmente prevedibili situazioni di inceppamento, che nasconderebbero l'ingovernabilita' dietro una stabilita' di facciata.

Il tema delle riforme istituzionali e' oltremodo affascinante e complesso e difficilmente comprimibile dentro uno scambio di e-mail. Sarebbero, tra l'altro, da toccare i poteri  delle Camere (una, due, quali competenze); da ridefinire se le leggi di spesa dovrebbero ancora potere essere modificate in parlamento (chi e' responsabile in quel caso?) o non potere solo essere accettate/bocciate/rinviate per riconsiderazione, eccetera..

Cordialmente
Carlo Romani



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