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 Incontro a Napoli: La coalizione democratica che stiamo costruendo per l'alternativa alla destra Napoli, 17 giugno 1995  
                 La 
                coalizione democratica che stiamo costruendo per l'alternativa 
                alla destra 
                 Alla grande domanda di governo non può venire alcuna risposta 
                  dalla destra.
                  A questa domanda, che esige la partecipazione ed il contributo 
                  di tutti i cittadini, non può essere data risposta da una democrazia 
                  plebiscitaria. Da un capo solitario che parla ad un popolo inteso 
                  come plebe.
                  Con l'arroganza che deriva dall'assoluto controllo dei mass 
                  media che un giorno mette in vendita e che il giorno dopo ritira 
                  dal mercato.
                  Questa è una concezione che ci riporta all'autoritarismo e 
                  alla dittatura.
                  E' una concezione che la cultura da cui veniamo ha rifiutato 
                  da sempre.
                  Di prove di arroganza ne abbiamo avute a sufficienza.
                  All'indomani del conferimento dell'incarico di governo, Berlusconi 
                  aveva promesso di affrontare il problema del conflitto di interessi 
                  fra il suo ruolo di politico e quello di proprietario della 
                  maggioranza delle reti televisive italiane.
                  Sono passati 14 mesi e l'unica proposta è stata la rinnovata 
                  arroganza nel rimanere proprietario di tre reti televisive (e 
                  di volere ad ogni costo mantenere il suo controllo sulle altre 
                  tre).
                  La destra italiana, liberista a parola 
                  e protezionista di fatto 
                 La coalizione di destra è contemporaneamente liberista (a parole) 
                  e protezionista (nei fatti).
                  Per noi l'Europa è uno strumento per aprirsi al mondo.
                  Per loro è uno strumento per isolarsi dal mondo. 
                  Per loro la solidarietà è un residuo, per noi è parte del 
                  concetto di società.
                  Fra noi e loro c'è un abisso nella concezione e nella pratica 
                  della democrazia.
                  La destra italiana è incapace di pensare al futuro. 
                  E' inchiodata al presente. La civiltà televisiva vive alla 
                  giornata.
                  In una riduzione dell'orizzonte spaziale e temporale. Non 
                  guarda al mondo, se non quando pensa che le reti televisive 
                  che trasmettono in diverse lingue possono farsi concorrenza 
                  fra di loro.
                  L'unità delle forze democratiche e 
                  la loro capacità di vincere 
                 Di fronte ad una sfida di questo tipo la domanda di governo 
                  è strettamente legata alla domanda di unità delle forze democratiche.
                  Dobbiamo superare le divisioni che sono state la causa della 
                  sconfitta elettorale del 1994 e rispondere con l'unità alla 
                  domanda di unità.
                  Per rispondere a questa domanda del Paese dobbiamo costruire 
                  con urgenza nuove forme di cooperazione.
                  Cooperazione tra diverse identità culturali che hanno un identico 
                  obiettivo politico.
                  E' un obiettivo di lungo periodo che, nella mia speranza potrà 
                  un giorno arrivare alla trasformazione di questa coalizione 
                  in un unico grande partito democratico.
                  Ma questa è una prospettiva ancora molto lontana.
                  La coalizione quindi non è qualcosa di provvisorio. Non è 
                  un treno in cui si sale e si scende dopo aver usufruito del 
                  servizio. E nemmeno è una semplice alleanza contro un tiranno.
                  Tuttavia è chiaro che questa coalizione non nasce da calcoli 
                  di convenienza o dalla necessità della legge elettorale.
                  Ma dalla comune consapevolezza che questo paese ha bisogno 
                  di una guida forte, stabile e unitaria. 
                  E' una coalizione costruita sì per vincere le elezioni, ma 
                  soprattutto per dare una guida al Paese.
                  Ma è anche una coalizione che sa vincere in tutte le prove 
                  elettorali: nelle politiche suppletive; nelle elezioni amministrative 
                  generali; nelle ultime prove del Trentino-Alto Adige.
                  E' una coalizione che sa vincere nelle regioni dove il PDS 
                  ha una posizione di forza e nelle regioni tradizionalmente bianche. 
                  Vince a Bologna, ma vince col 70% nella provincia di Belluno 
                  (dove il PDS ha il 15%) e vince al primo turno, col 53%, al 
                  comune di Trento (dove il PDS ha solo il 15%).
                  La coalizione è nata... e non è una 
                  società per azioni 
                 Dall'8 giugno la coalizione è nata ufficialmente.
                  Essa deve definire le proprie strutture e le proprie regole.
                  La coalizione deve essere una realtà unitaria.
                  - Non una federazione di soggetti estranei fra di loro.
                  - Non una Spa nella quale sia possibile individuare amministratori 
                  delegati o azionisti di riferimento.
                  L'olivo è il simbolo di questa coalizione e i "Comitati per 
                  l'Italia che vogliamo" tuttora nascono e si moltiplicano al 
                  servizio delle coalizione e della sua unità.
                  I Comitati non vogliono essere un partito tra i partiti. Sono 
                  il luogo in cui i diversi apporti alla coalizione democratica 
                  si unificano prescindendo dalle organizzazioni di provenienza.
                  La ricchezza della coalizione democratica è proprio data dalla 
                  pluralità dei soggetti che la costituiscono: la tradizione del 
                  socialismo democratico, la tradizione del cattolicesimo democratico, 
                  la tradizione del liberalismo democratico, la tradizione repubblicana, 
                  e la cultura ambientalistica, si debbono unire assieme sia nel 
                  momento elettorale che nel momento del governo. 
                  Prepariamoci quindi ad approfondire, nelle direzioni prima 
                  delineate, il programma di governo. Ma prepariamoci anche ad 
                  una battaglia elettorale che sarà lunga e difficile.
                  Non sappiamo quando queste elezioni si terranno. Ci possono 
                  essere su queste anche diverse valutazioni e diversi interessi 
                  tra le forze della coalizione.
                  Questo non impedisce di cercare la solidità e l'efficacia 
                  della coalizione stessa.
                  E' diritto dei partiti indicare la data che essi ritengono 
                  più idonea per la consultazione elettorale, ma le elezioni si 
                  terranno quando lo deciderà il Presidente della Repubblica e 
                  nel momento in cui il Parlamento non sarà più in grado di dare 
                  una risposta ai problemi del Paese.
                  Con chi andremo alle elezioni?
                  Una coalizione va alle elezioni con un programma preciso e 
                  condiviso.
                  Non si può andare con un programma incerto. Un governo non 
                  può avere due programmi. Il programma elettorale é il programma 
                  del governo.
                  In democrazia è doveroso aprire confronti ma essi debbono 
                  essere chiari ed aperti.
                  Con Rifondazione e Lega ci sarà quindi un confronto chiaro 
                  ed aperto.
                  Noi rispettiamo il loro complicato travaglio ed aspettiamo 
                  che siano essi a risolvere i loro difficili problemi interni.
                  E' doveroso quindi prepararci alla campagna elettorale con 
                  grande tempestività.
                  Dobbiamo iniziare a esaminare in anticipo le caratteristiche 
                  e i problemi dei 475 collegi elettorali maggioritari della Camera 
                  e dei 230 del Senato.
                  E questo per servire la coalizione non per portare avanti 
                  nostri particolari interessi, che non abbiamo.
                  La lunga traversata davanti a noi 
                 I Comitati sono al servizio della coalizione ed è su questo 
                  che debbono concentrare il loro lavoro.
                  Essi non vogliono formare un piccolo partito perché sono lo 
                  strumento dell'unità della coalizione nella sua interezza.
                  E nemmeno pretendono o desiderano rilasciare certificati di 
                  qualità ai candidati.
                  E nemmeno vogliono essere il luogo dove sono scelte le candidature.
                  Dove hanno cominciato a lavorare i Comitati, dove essi hanno 
                  fatto il loro dovere il clima politico è però cambiato.
                  Si opera insieme, cadono antiche barriere, si elaborano nuove 
                  idee, si sta creando un modo di lavoro diverso.
                  Stiamo cambiando la politica.
                  Noi non svolgiamo una funzione di mediazione fra i partiti. 
                  Noi siamo al servizio della coalizione.
                  Se le elezioni amministrative hanno segnato un cambiamento 
                  nella vita del Paese è anche perché abbiamo offerto a tutti 
                  gli italiani una grande speranza.
                  La speranza di rifare l'Italia.
                  Noi non ci sentiamo certo di rilasciare certificati di qualità 
                  per nessun candidato.
                  Vogliamo però che le scelte avvengano alla luce del sole, 
                  in modo da fare emergere le persone più rappresentative e più 
                  capaci di vincere nella gara elettorale.
                  Esiste infatti uno spazio dei partiti ed uno spazio della 
                  coalizione.
                  C'è nella scheda elettorale la parte proporzionale nella quale 
                  debbono essere rappresentate le distinte identità dei partiti 
                  che hanno promosso la coalizione.
                  C'è nella scheda la parte maggioritaria (che è la parte dell'olivo) 
                  nella quale deve prevalere lo spirito di unità, di originalità 
                  e di capacità di rappresentanza della coalizione.
                  I candidati di tutti noi (cioè dell'intera coalizione) dovranno 
                  essere scelti non facendo riferimento a sigle, quote e diritti 
                  acquisiti, ma per la loro capacità di rappresentare il Paese.
                  Oggi ci lasciamo quindi con questi grandi compiti.
                  Il primo è quello di lavorare tutti assieme per il programma. 
                  Il programma di portare l'Italia nel mondo.
                  C'è bisogno di tutta l'unità e di tutta la creatività di cui 
                  siamo capaci.
                  Il rischio che abbiamo è che questa grande missione venga 
                  frenata dal modo con cui è organizzato il nostro Stato.
                  Ed è per questo che dobbiamo costruire le proposte per rifare 
                  lo Stato.
                  L'altro rischio è che questo passaggio lasci alle sue spalle 
                  i deboli.
                  Noi, che siamo qui tutti assieme, siamo impazienti di raggiungere 
                  la nuova frontiera.
                  Nella lunga traversata del deserto che ci sta davanti non 
                  abbandoneremo però ai margini della pista né un solo vecchio 
                  né un solo malato.
                  Questo non appartiene alla nostra tradizione.
                  A queste tradizioni intendiamo essere fedeli.
                  Il secondo compito è quello di aiutare a fare crescere le 
                  donne e gli uomini per questa nuova politica.
                  Il nostro contributo non è sederci attorno ad un tavolo per 
                  trattare dei posti di potere ma per portare avanti le cose in 
                  cui noi crediamo.
                  Noi non cerchiamo quindi il biglietto per sederci ai tavoli 
                  del sottogoverno, ma dobbiamo invece preparare le donne e gli 
                  uomini che hanno scelto di costruire l'Italia che vogliamo.
                  Grazie. 
                 
 
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