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Tesi n° 22 Torna all'Indice delle Tesi


Poter uscire di casa tranquillamente

Molti cittadini si sentono insicuri camminando per le vie della propria città.

Da almeno due decenni si registra in Italia un forte aumento dei reati contro il patrimonio, a fronte di una diminuzione di quelli contro la persona e soprattutto degli omicidi. La microcriminalità cresce anche in rapporto all'organizzazione spazio-temporale delle attività lecite, produttive e non, cresce cioè col crescere delle opportunità e delle occasioni per commettere reati: l'uso preponderante di contante negli sportelli bancari spiega la percentuale superiore alla media europea delle rapine in banca; il degrado delle periferie favorisce il prodursi di situazioni rischiose.

Le preoccupazioni e le paure dei cittadini devono essere prese in seria considerazione, sia che si convenga che in determinate realtà metropolitane le rappresentazioni sociali di insicurezza siano realistiche, sia che si possa ritenere che in altre realtà esse siano sovrastimate rispetto ai rischi oggettivi di essere vittime della criminalità.

I sentimenti di insicurezza determinano domande di sicurezza differenziate: le madri con bambini piccoli chiedono parchi sicuri e protetti; le donne chiedono maggiore tutela contro la violenza e le molestie; le persone anziane temono in particolare gli scippi e i borseggi; i negozianti chiedono protezione contro il rischio di taglieggiamenti; i genitori vorrebbero più sorveglianza davanti alle scuole.

Dobbiamo quindi guardare alla sicurezza pubblica con l'occhio del cittadino, con l'obiettivo di rassicurare piuttosto che di intimorire ulteriormente le persone. Il tema della sicurezza dalla microcriminalità va quindi affrontato con un approccio diverso, che non si affidi alla sola repressione penale o alla sola lotta contro il disagio sociale. Un approccio che faccia sentire a tutti che esiste un impegno comune delle istituzioni e delle società civile. Un impegno che non ci costringa a rassegnarci all'idea di una società nella quale si é sicuri solo se ci si barrica in casa armati.

Le linee di azione che proponiamo considerano quindi numerosi aspetti: la prevenzione delle situazioni di rischio, il rapporto tra i cittadini e le forze dell'ordine, la repressione.

- Istituire "unità territoriali di pubblica sicurezza". In ogni territorio polizia, carabinieri, vigili urbani e altre forze dell'ordine devono essere coordinate, dando ai cittadini un riferimento sicuro come il poliziotto di quartiere, o la volante o la stazione mobile di quartiere. Vanno unificati 112 e 113. Vanno aumentate le macchine presenti su strada ogni sera e ogni notte. Per ottenere questo risultato bisogna migliorare l'organizzazione interna delle forze dell'ordine, per mettere più personale sul territorio.

- Sviluppare la partecipazione dei cittadini sotto forma di volontariato, di controllo dei pensionati davanti alle scuole, di guardie ecologiche nei parchi urbani, di disponibilità al controllo e alla denuncia.

- Favorire la prevenzione delle situazioni a rischio, sia con forme di sicurezza privata (TV a circuito chiuso, polizia privata), sia con politiche urbanistiche e ambientali dei Comuni (illuminazione, trasporti, pulizia, aree verdi e spazi di incontro, orari degli esercizi pubblici); occorre un'organizzazione della città a misura del rischio-stupro e di quello delle violenze sui minori. I cittadini vanno informati sui rischi presenti nel territorio dove risiedono, dove lavorano, dove transitano, sulle politiche di repressione in atto e su quelle di prevenzione.

- Promuovere una legge a favore delle vittime di tutte le forme di criminalità, con possibilità di riparazione diretta del danno da parte dei colpevoli.

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